Un pò di me e la mia intervista con Maurizio Costanzo e più in giù in nuovi post

domenica 30 dicembre 2007

UN ANNO VISSUTO A MODO MIO


Un anno della mia vita è trascorso e mi ritrovo a pensare a come ho vissuto il mio tempo.

L’ho vissuto come volevo.

L’ho vissuto cercando di ascoltarmi.

L’ho vissuto dando voce a quello che sentivo dentro.

L’ho vissuto sbrogliando lacci.

L’ho vissuto nuotando fuori dal vortice. Ed ogni bracciata mi riconsegnava il mio tempo.

Nel gorgo ciò che non mi apparteneva più. Andava via, risucchiato.

Di nuovo io e la natura. I suoi cicli. I miei cicli.

Lasciar morire sapendo che qualcosa rinascerà.

Per questo ho smosso la mia terra. Spaccando zolle. Tracciando nuovi solchi.

Poi mi sono fermata ed ho aspettato.

Ho aspettato.

Ed ancora aspettato.

Mi sono addormentata ed ho sognato.

Su di me il sole ha inseguito la luna e la luce ha lasciato spazio alle ombre.

Il silenzio mi ha consegnato rumori nuovi.

La pelle ha imparato a percepire senza gli occhi.

Ho sentito.

Ed ora potevo anche vedere.

Era arrivato il tempo di destarsi e riprendere il cammino.

La mia buona volontà stava germogliando.

Quanto splendore!


E' questo che aguro a tutti voi.

BUON FUTURO!

venerdì 21 dicembre 2007

Buone Feste

BUONE FESTE A TUTTI!


... E RICORDATE, PASSATE QUESTE SANTE FESTE L'ESTATE SEMBRERA' PIU' VICINA




SIETE PRONTI?



martedì 18 dicembre 2007

Come va la lettura?

Allora ragazzi, come va la lettura del mio libro?
So che molti di voi l'hanno già finito di leggere ma di molti altri , a cui questo libro è arrivato per vie indirette, non ho notizie.
Come ogni scrittore sono morsa da una curiosità incredibile e quindi a tutti coloro che ne avranno voglia chiedo di lasciare un commento, anche una sola parola alla fine di questo post.
Non sono fiscale e potrete continuare a farlo anche nei prossimi giorni, via via che terminerete la lettura od entrerete in possesso del tomo.

E' un gesto semplice ma importante. Farsi conoscere è difficilissimo ma il passa parola è uno strumento potente ed è per questo che grazie ad un vostro giudizio, io spero di arrivare a tutti coloro che del mio libro (grazie ai soliti meccanismi all'italiana) e della sua esistenza non sanno e non saprebbero nulla.
La distribuzioni dell'editoria nel nostro paese è una valle di lacrime. Per gli autori che non vengono pubblicati dai soliti grandi nomi la strada per farsi conoscere è veramente ostica ma, non è produttivo farsi scoraggiare ed io quindi non lo farò.

Fortunatamente come dice Beppe Grillo c'è la rete, internet, e questo strumento permette a
chiunque di far udire la propria voce nel mondo. Ed allora usiamola!

Ieri una libraia mi diceva che lei non acquista opere di nuovi autori perchè è un rischio e non se lo può permettere. Ha sicuramente le sue ragioni, non discuto, ma in questo modo la letteratura subisce un danno enorme e soprattutto lo subiamo noi. E' come se ci venisse negato, a prescindere, l'accesso a tutta una serie di testi in cui pensieri, riflessioni o soltanto puro svago erano stati pensati per noi. Questo vuol dunque dire che qualcuno se n'è appropriato decidendo al posto nostro cosa possiamo o non possiamo leggere.

In giro ci sono migliaia di libri che forse sono dei capolavori o forse trattano argomenti importanti, interessanti che voremmo conoscere eppure questo bacino culturale civiene negato e noi non possiamo neanche ribellarci perchè ignoriamo tutto ciò.
Ma fermatevi un attimo a pensare; se qualcuno, esplicitamente, ci imponesse di leggere soltanto determinati libri noi cosa faremmo? Probabilmente avremmo un moto di rabbia e rifiuteremmo di assecondare questa richiesta. Purtroppo però la nostra percezione è falasata, le librerie sono stracolme di volumi e noi abbiamo la netta sensazione che l'offerta sia quanto mai vasta e di conseguenza libera. Ma non è così.
Guardatevi intorno, le vetrine, le pile di libri che vi accolgono sono sempre le stesse, sulle copertine ci sono sempre i stessi nomi e le case editrici di questa marea di libri sono sempre le setsse. Vorrà pur dire qualche cosa? Non credete che in qualche modo molte delle nostre letture siano pilotate anche da questo tipo di pubblicità e da tutte un'altra serie di pressioni mediatiche?

La chiudo qui. Ognuno può, se ne ha voglia, trovare le proprie risposte tentando d'ampliare la propria capacità di scelta. Chi non vuole, ben inteso, può continuare a scegliere attraverso la mente di altri e provare di volta in volta il brivido di leggere un amoroso Vespa od un illuminate Moccia.
Della propria vita, e quindi delle personali letture ognuno ne fa ciò che vuole.
Su questo non si dibatte
.

lunedì 17 dicembre 2007

CUGINE

Ritrovarsi adulte intorno ad un tavolo: caffè, te, piccoli dolci di mandorla colorati, golosi.
Gli altri, i cugini maschi a chiaccherare di là con i nostri compagni, sentiamo le loro voci, scrosci di risa ma non siamo interessate, abbiamo voglia di stare tra noi.
Quattro cugine dicevo, quattro età diverse, quattro vite, le nostre, che le altre conosco senza conoscere.
Ognuna parla di se, racconta tratti di strada, svela motivazioni e sentimenti che ignoravamo e tutte ascoltiamo e partecipiamo ad ogni singola ricostruzione, iniziando a capire passaggi. È la vita dell’altra è vero ma in fondo è in parte anche la nostra, ci appartiene e non lo sapevamo, eppure proprio quel giorno, si quello di cui ci sta raccontando, ora improvvisamente lo rammentiamo; c’eravamo! Per uno strambo gioco del destino eravamo presenti e non immaginavamo che per lei quella fu una giornata speciale.
Ci guardiamo, si osserviamo, scopriamo affinità emotive, gestualità familiari, ricordi spezzettati che si ricompongono nella memoria.
L’albero continua a spargere la propria luce.
Caratteri forti i nostri, personalità complesse e tuttavia la voglia ferma di aprirsi senza censure raccontandosi sconfitte e fatiche, conquiste e rinascite. Ed in me quella sensazione che cresce e si amplifica, di parola in parola; stiamo riannodando i lacci.
I sogni ed i desideri ci avevano disperse, dovevamo inseguirli, non avevamo tempo e nessuno o pochi di essi andavano nella stessa direzione ma ora, ora che molto è stato raggiunto e qualcosa è volato via per sempre, noi ci ritroviamo qui, intorno ad un tavolo a ricompattare le fila.
Avevamo voglia di ritrovarci, forse bisogno. Non più bambine, non più ragazze, non più obbligate ad una frequentazione familiare da donne ci stiamo scoprendo e scegliendo.
Tessiamo.
Le guardo, mi guardo tra loro.
Intorno a noi mi sembrano danzare tutte le nostre ave .

martedì 11 dicembre 2007

I colori del bosco

Passeggiare in uno bosco alle otto e mezza della mattina.
Mentre l’inverno sembra cercare calore dentro il tuo corpo.
Il terreno bagnato, anzi fradicio ed una nebbiolina umida che veleggia intorno a te come ad ogni altra cosa.
L’atmosfera è sospesa, nulla appare muoversi.
Mi fermo sotto agli alberi e le gocce che cadono creano un tintinnio sparso ma invisibile.
Avevo dimenticato l’incanto che può regalare una bosco d’inverno. Eppure conosco bene questi colori, il mio naso riconosce gli odori della terra, delle foglie macere.
Il sole resta in disparte, forse ha freddo e pigramente non ha voglia di stendere fuori dalle soffici nuvole i propri raggi. Ma è lì ed ogni tanto mi saluta.
Il mio respiro si materializza in una piccola nube bianca che mi anticipa, rimanendo per un attimo a mezz'aria tra me ed il passo successivo.
Chi l’ha detto che l’inverno non ha colori?
Un muschio soffice ed umido ricopre come un lussuoso velluto i tronchi e le rocce.
Lo sfioro.
La terra è cosparsa da foglie diverse dai colori diversi. Verde, marrone, giallo, tanto giallo. Forse la natura ha scelto questo colore per supplire la mancanza del sole?
Un albero piccolo, completamente nudo, di un marrone reso ancora più scuro dalla pioggia, mi mostra orgoglioso i gioielli di cui è comunque adorno. Mille goccioline d’acqua tremolano come brillanti sulle punte dei suoi rami e lui sta lì, fiero di tanto splendore.
Le ortiche poi sbucano verdissime tra le foglie ma non sono sole, altre piante sconosciute ma rigogliose si affacciano soddisfatte tra gli sterpi; ed hanno ragione, è il loro momento. Nell’esplosione della primavera i miei occhi sarebbero distratti da altro mentre ora, nel silenzio dormiente che le circonda, le vedo e le trovo bellissime.
Una fontanella intanto straborda e la sua acqua forma un rivolo di piccole pozzanghere colme di fango e foglie lucide.
In alto, sulle cime degli alberi, gli uccelli sembrano avere un gran da fare e svolazzano, cinguettano, si rincorrono ma non mi distolgono dagli altri rumori del bosco. Una pigna che cade, un animaletto che passa, nel sotto bosco la vita prosegue.

domenica 9 dicembre 2007

Ed è ancora... presentazioni!!!


E Montesilvano-Pescara fu!!!
Prima trasferta del mio libro fuori dalle mura della nostra città.
Una bella serata di chiacchere letterarie con una platea attenta e curiosa ed il mio piccolo tomo che inizia ad esplorare nuovi confini. A lui i miei più sinceri " in bocca al lupo."
Io e l'Assessore alla Cultura Gervasi

Il dibattito continua con Fabio Croce ed il Dott. Pino Franco


Questa bella serata è stata organizzata in collaborazione con Angela e Patu, proprietarie di Bookcafe, simpatica e vitale libreria di Montesilvano. Grazie al loro entusiasmo io ed il mio libro abbiamo vissuto una piacevolissima serata.

Grazie quindi a loro e grazie anche a tutti coloro che, nonostante un tempo da lupi, hanno partecipato numerosi a questa presentazione.

Per un altro giro di foto divertenti potete collegarvi al sito della libreria: Bookcafe.it





E POI...
5 dicembre 2007 Casa Internazionale delle Donne ed un parterre di Grandi Donne a presentare il mio libro

Da destra Franca Prisco, Roberta Agostini, Carol Beebe Tarantelli ed io.

Un riconoscimento importante da parte loro ed un immenso grazie da parte mia.






Qui invece oltre le già citate è presente Daniela Marsocci, bravissima attrice che ha allietato tutti i presenti, e soprattutto me, con la lattura di alcuni passi del libro.
Anche a Daniela il mio grazie.









giovedì 6 dicembre 2007

AMERICA/ PARTE PRIMA

Oggi vi voglio raccontare la mia America, quella che porto nel cuore.
Non avevo mai scritto nulla su questa terra e non è un caso.
Dedico sempre poche parole a ciò che amo, lo so, ma credo che non abbia senso spiegare l’amore né in fondo è necessario farlo. Si ama punto.
Ed allora direte voi?
Ed allora per quanto non trovi assolutamente facile parlarvi di un luogo che ha significato tantissimo per me, improvvisamente ho voglia di descriverlo per come io l’ho conosciuto ed in un crescendo amato. E’ una questione di giustizia e glie lo devo.
L’america infatti non è soltanto il paese governato da Bush, né è giusto racchiuderlo in una serie di clichè politici e foto scontate. Non vi parlerò quindi delle sue metropoli o della sua storia perché quello che mi ha fatto innamorare è altro e non appartiene a nessuno, se non forse agli Indiani d’America che hanno capito ed amato questa terra nell’unico modo possibile: entrando in comunione con lei.





Il mio viaggio è iniziato in California e raggiungerla ha richiesto molte ore di volo, tredici per l’esattezza, ma per quanto la fatica cercasse di sopraffare ogni emozione, quando i miei piedi hanno toccato questa terra ho provato la netta sensazione di aver raggiunto la concretezza di un sogno.
Per tutta la vita avevo osservato il sole declinare laggiù, verso occidente, e come un girasole l’avevo inseguito invidiando all’altra parte del mondo il nascere di un nuovo giorno, inspiegabilmente attratta da un orizzonte che si infuocava di luce mentre alle mie spalle avanzava inesorabile il buio.
Sarà per questo che essere sopra a quella terra significava simbolicamente aver raggiunto la linea del mio tramonto ed allo stesso tempo la luce di un nuovo giorno.
Difficile spiegare meglio ma mi sembrava già un bell’inizio…

Prima di partire avevo volutamente evitato di immaginare il mio viaggio, visualizzavo soltanto il mio arrivo e poi mi fermavo. Era un modo come un altro per lasciare spazio al mio senso d’avventura. Non volevo sapere, non volevo programmare nulla più del necessario, volevo e speravo che questa terra riuscisse a sorprendermi senza ingolfarla d’inutili aspettative e lei ha esaudito il mio desiderio stupendomi mentre come un puntino insignificante m’inoltravo nella sua immensità.








La macchina procedeva ingoiando miglia su miglia e gli scenari rendevano ridicolo qualunque racconto. Nessuno mi aveva mai descritto quello che stavo vedendo.
La vastità degli spazi è per noi europei inimmaginabili e la natura che sembra approfittarne, espandendosi senza limiti, stordisce facendo perdere il senso delle proporzioni. Una lillipuziana nel meraviglioso mondo D’Alice, più o meno. E avanzi.

Distese sconfinate, prive di una benché minima costruzione umana, concedono allo sguardo e soprattutto alla mente l’entusiasmante sensazione di poter correre a perdi fiato. Intorno nient’altro che praterie e nuvole e la voglia di essere un’aquila per poterti innalzare come lei, lassù, nell’azzurro di un cielo limpido e terso. A stento ritorni giù e ti accorgi che le distese si sono trasformate in fitti boschi e gli alberi che incontri sono altissimi, solenni, a volte così grandi da sembrarti fatati ed allora speri che stiano lì a proteggere il tuo cammino solitario perché anche questa è una dimensione forte e costante che ti avvolge facendoti sentire nulla ma anche un tutt’uno con quello che ti circonda. Ormai in preda ad uno stupore bambino prosegui e t’imbatti in rocce di un seriosissimo marrone e pensi: “ Meno male qualcosa di normale!” Ma un miglio dopo tutto cambia di nuovo, altre rocce si accendono di un rosso spudorato, impensabile, per poi tingersi, di nuovo pudiche, di un rosa gentile e tu non capisci, non sai spiegarti perché la natura abbia deciso di donarti tanta bellezza. Non te la meriti e lo sai. Inizi allora a rivoluzionare la percezione del tuo posto nel mondo, sei nulla, e tutto intorno a te lo conferma







Le piccolezze umane si dissolvono nella loro insensatezza e tu guardi ai tuoi giorni spesi, chiusa, sigillata, costretta in luoghi artificiali infiocchettati da mille confort che non hanno altro compito se non quello di distrarti dall’innaturalità del tuo esistere. Ma questa terra non è una terra qualunque, tutto di lei trasmette energia che fluisce nel corpo e spezza catena mentali e ti senti libero. Libero!
Poi cala la notte e l’America, quella fuori dalle metropoli, si ritira nelle tane e si addormenta. Arriva un silenzio ancora più assordante e ti senti solo, sperso, quasi impaurito ma è il frammento di un istante perché gli occhi volano in su e ti accorgi dello sfavillio delle stelle, della luce pura della luna che sembra inchinarsi premurosa verso di te, a ricordarti che è degli umani che devi preoccuparti.


Gli Indiani d’America, come altre popolazioni indigene sparse per il mondo avevano compreso il legame con la terra e vivevano in armonia con essa rispettandola e di conseguenza rispettandosi.


















martedì 4 dicembre 2007

La vita

Ci sono al mondo due categorie di individui: coloro che credono nell'incredibile, come gli altri, e coloro che fanno l'improbabile, come me.

Oscar Wilde
( Una donna senz importanza)

lunedì 3 dicembre 2007

ECCOCI QUI!

Eccoci qui, queste sono le prime foto della presentazione del 30 novembre.
Oltre me nella foto sono presenti M.Grazia Passuello, Silvio Di Francia ed il mio editore Fabio Croce.
E' stato un pomeriggio bellissimo, emozionante, generoso di gratificazioni e stretto nell'abbraccio di tanti amici, veramente tanti.
Sei mesi fa non avrei mai immaginato che questo sogno si sarebbe realizzato così in fretta ed in
questo modo, trovando un così importante e largo consenso. Ma come diceva Cassius Clay "Impossibile non è per sempre."



E non è finita...questo è il mio libro in vetrina, circondato da grandissimi autori.



E' proprio vero che certe emozioni non hanno prezzo.

GRAZIE! GRAZIE A TUTTI.
ED IN FINE PER TUTTI COLORO CHE HANNO MANCATO QUESTO APPUNTAMENTO RICORDO CHE , MERCOLEDI' 5 DICEMBRE ALLE ORE 18.00 PRESSO LA CASA INTERNAZIONALE DELLE DONNE VIA DELLA LUNGARA 19, SI TERRA' UNA NUOVA PRESENTAZIONE.
INTERVERRANNO CAROL BEEBE TARANTELLI, FRANCA PRISCO E ROBERTA AGOSTINI.
SONO CERTA CHE SARA' UN ALTRO BELLISSIMO POMERIGGIO DI LETTERATURA.
VI ASPETTO!

giovedì 29 novembre 2007

CI SIAMO!!!!!

Vi prego di perdonare il mio entusiasmo e mi scuso in anticipo se con le notizie sul mio libro vi stò tediando però credetemi, oggi per me è un giorno speciale, epocale e non posso, anzi non ce la faccio proprio a trattenermi; ho voglia di condividerlo con voi.
Oggi infatti il mio primo libro verrà presentato ufficialmente ed io sono emozionata, preoccupata , agitata ma assolutamente FELICEEEE!!!!
Ma non voglio esagerare e quindi la chiudo qui.
Allora agazzi vi aspetto alle ore 18.00 presso la libreria Ready Book Store di Via Cavour,255.
in compagnia di Fabio Croce, M.Grazia Passuello, Silvio Di Francia e Antonio Veneziani.

martedì 27 novembre 2007

Pregiudizi? Una brutta storia assai per chi ne soffre...

A seguito di tutti gli atti d'incivile violenza di cui il nostro paese è stato negli ultimi tempi protagonista, un gruppo d'intellettuali ha elaborato un testo che sta girando su internet e che può, per chi fosse interessato, essere sottoscritto online così come hanno fatto molti nomi noti e tanti, tantissimi ed altrettanto importanti meno noti cittadini.
Io l'ho letto e credo sia un buon servizio usare il mio blog per farlo conoscere, per permettere a chi mi legge di fermarsi un attimo a riflettere. Il modo in cui i fatti del mondo ci vengono raccontati e troppo spesso fittizio e finalizzato a propinarci una realtà parziale o manipolata, per questo dobbiamo sforzarci di leggere e capire ciò che accade da nuovi punti di vista, sforzandoci di osservare quello che ci circonda senza pregiudizi, con la mente aperta e pronta a cogliere verità che non credevamo possibili. Forse può sembrare faticoso ma che senso ha credere di essere informati quando in realtà non lo siamo? E che stima abbiamo di noi, della nostra intelligenza, della nostra capicità di valutazione se ingioamo ogni notizia senza porci nessuan domanda, prendendo per vero qualuanque becerata ci venga racconata, per pigrizia, per superficialità? Non è nel nostro interesse, nè in quello dei nostri figli, quindì chi incoscientemente chi stiamo favorendo? Forse questa è la prima domanda.

Per chi volesse conoscre questo appello l'indirizzo è: http://petitiononline.com/trinero/petition.html
oppure più semplicemente Triangolo nero - petition

domenica 25 novembre 2007

Bagnandomi sotto la pioggia

Domenica mattina, cielo grigio tendente al plumbeo e voglia di una bella passeggiata.
Nessuno della famiglia mi segue ed io esco con il compito di acquistare prima alcune cose al supermercato.
Caffé al solito bar e poi via. Parcheggio fuori, anche la mia macchina ha voglia di aria.
Fila interminabile alla cassa e sono pronta per il mio diletto.
Esco allegra ma le nuvole hanno deciso di pulire un po’ la città e l’ombrello l’ho lasciato in macchina ma non importa, guadagno l’uscita; l’acqua renderà ingestibili i miei capelli lo so, ma per una volta il suo tintinnare su di me mi sembra una benedizione.
Salgo in macchina e non demordo, oggi si passeggia.
Scelgo il grande spazio del Circo Massimo.
Una volta arrivata apro l’ombrello argentato con le stelline ed inizio a camminare.
Squilla il telefonino.
“Mamma dove sei?”
“ Sto passeggiando?”
“Sotto l’acqua?”
“Si”
Mi sembra interdetto ma non insiste. Che sia lui il vero genitore?
Ma perché non si può decidere di passeggiare sotto la pioggia?
Forse non è una cosa di buon senso?
Guardo le mie scarpe e l’orlo dei miei jeans; sono già bagnati e l’idea mi piace.
Mi sento una ragazzina che sta trasgredendo. A che cosa? Alla ragionevolezza degli adulti.
Che noia!
Riprendo il cammino.
La luce è fantastica nonostante le nuvole.
Mi guardo intorno. Pochi passanti, diversi gabbiani, qualche piccione ed alcune cornacchie, la compagnia mi sembra ottima e mi fermo ad osservarli.
Spizzicano il terreno e zompettano tranquilli, indifferenti alla pioggia e alla mia presenza.
Un gabbiano si alza in volo ed io seguo la fluidità delle sue evoluzioni ammirata ed invidiosa.
Ma anche io oggi ho voglia di giocare.
Davanti a me una grande pozza e la pioggia che tintinna formando piccoli e grandi cerchi.
Quanto tempo è che non osservo una pozzanghera? C’infilo i piedi provando una soddisfazione indicibile.
Alzo lo sguardo, due innamorati si sbaciucchiano ignari del mondo sotto un alto cipresso e la scena sembra lo scatto perfetto per una cartolina romana. Li supero e mi compiaccio che la natura abbia scelto il giallo delle foglie per questo autunno di un grigio metropolitano.
Ruoto veloce l’ombrello ed una girandola di gocce schizza intorno a me.
Sto regredendo.
Divertita struscio i piedi sulla ghiaia e lo scricchiolio mi ricorda suoni lontani.
Ho voglia di bagnarmi è inutile nascondermelo.
Allora allungo i passi di lato come se stessi pattinando e poi faccio una giravolta e poi ancora un'altra, salto e salto ancora.
Sono soddisfatta come una bambina del rumore delle mie acrobazie sul brecciolino e soprattutto dell’inzaccheramento del fango sulle mie scarpe da ginnastica.
Per un attimo penso ai chi, passando nel chiuso asciutto della propria macchina, crederà che sono matta, ma poi rido, chi è intelligente vedrà soltanto una persona libera di sentirsi felice.

domenica 18 novembre 2007

IL MIO LIBRO




Rullio di tamburi.

Fiato alle trombe.

E poi, taccia tutto e soltanto un soave suono di violini accompagni questo momento per me così speciale.

Eccolo qui!!!

IL MIO LIBRO!!!

Finito, stampato e soprattutto PUBBLICATO.

Non è bellissimo?


Ok, la smetto, prima di trasformarmi in una mamma esageratamente orgogliosa della propria creatura.

Credo, infatti, sia del tutto superfluo raccontarvi per l'ennesima volta le emozioni che questo libro mi sta regalando mentre, al contrario, ritengo sia molto più utile darvi qualche informazione qualora vogliate acquistarlo.

Allora...

Il mio libro sarà distribuito in tutta Italia a partire da domani, lunedì 19 novembre. Ovviamente non uscirà in milioni di copie e potreste quindi non trovarlo nella vostra abituale libreria dove, tuttavia, potrete tranquillamente ordinarlo e ritirarlo entro un paio di giorni.

Inoltre, per chi ancora non lo sapesse, il 30 novembre alle ore 18.00 presso la libreria Ready Book Store di via Cavour, 255 con l'editore Fabio Croce ed altri illustri ci sarà la prima presentazione ufficiale del libro.

Che altro dire... in bocca a lupo a me! E grazie ed ancora grazie a tutti coloro che in un modo o in un altro hanno contribuito alla realizzazione di questo sogno.

QUINDI...

" Mio padre mi chiamava Luna"
Edizioni Libreria Croce di Fabio Croce


BANDELLA LIBRO

Un romanzo in cui la protagonista ripercorre il difficile rapporto con il padre in due diverse fasi: la prima, vissuta all’ombra dell’incomunicabilità, tra due esseri che desiderano l’uno dall’altro cose diverse, essenze diverse. La seconda, la fase della conoscenza vera, viene fornita da un destino crudele che ha sancito l’unica possibilità d’incontro e di disvelamento dei meccanismi insiti nel rapporto padre-figlia, nella malattia mortale del genitore.
Un romanzo duro, nei momenti di autoanalisi, che portano la protagonista a intraprendere un viaggio dentro alla propria anima con il risultato di rivedere se stessa, nuda di fronte al senso di solitudine che, ora, diventa la chiave per aprire ogni porta.
“Ero senza filtri, senza schermatura. Per la prima volta”, dice quando la paura e l’inevitabilità della perdita la costringono alla consapevolezza che essere soli a dialogare col dolore è l’unica condizione possibile per crescere, per liberarsi dal buio delle false aspettative, dei falsi miti che ci fanno perdere noi stessi come filo di seta strappato dal cromatico e prezioso damasco che è la vita. L’accettazione di ciò che siamo e che altri sono, senza pretendere altro che capire ed essere capiti, ma con codici da creare assieme: questo è il mistero da svelare per guardare all’esistenza come a un caleidoscopio di frammenti dove l’armonia della forma è possibile solo attraverso il moto che spinge i singoli pezzi l’uno verso l’altro, e che parte dal cuore.

martedì 13 novembre 2007

La scelta del futuro

La scelta del futuro


Figlio in terza media e imminente obbligo di scegliere con lui l’indirizzo scolastico per i prossimi cinque anni.
Scuola media e test orientativi che dovrebbero aiutare entrambi ad azzeccare questa combinazione tra studio e passione.
Professori e capacità psicologica di consigliare, senza zavorrare per sempre, i sogni che iniziano a prendere una più precisa definizione in questo adolescente già abbastanza confuso da ormoni ed insicurezze tipiche dell’età.
Nell’insieme un groviglio in cui è facile perdersi.
Ed è proprio in questo preciso istante, quello in cui le sue ansie si sommano alla mia volontà di far volare con buon senso il suo futuro, che arriva lui, il ricordo dei miei tredici anni.
Avevo più o meno le stesse idee -liceo classico- e le stesse insicurezze -ce la farò?- E nel tentennamento ovvio dell’età il giudizio dei miei professori arrivò come una mannaia sul mio orgoglio di futura giornalista: istituto magistrale e speriamo bene! Dissero le carogne.
Li avrei strozzati. Io come maestra proprio non mi ci vedevo, e loro neppure ma volevano che sapessi che la mia poca voglia d’applicazione aveva iniziato a presentare il proprio conto e lo schiaffo morale che mi avevano appena dato era lì a testimoniarlo.
Mi fece male ma non mi scoraggiò. Scelsi il liceo classico. Non fu una passeggiata e le distrazioni tipiche dell’età resero arduo il percorso ma il diploma arrivò ed io ebbi la mia prima rivincita.
Ora tocca a mio figlio e ci risiamo, anzi a lui è andata anche peggio.
La sua prof. d’italiano lo ha stroncato addirittura così: “ F.? Istituto Tecnico”
Gli è arrivata una pugnalata proprio lì, in mezzo alle spalle, tra il suo orgoglio di studente di livello medio alto e quello che a prescindere dalla scuola è un suo personale e non indifferente bagaglio culturale.
Allora lo guardo, osservo il suo sguardo deluso e rabbioso, e mi chiedo dove diavolo sono quei professori, che so esistere, che sanno guardare ed incitare e soprattutto incoraggiare questi disorientati ragazzini?
Ma il momento è topico e non posso indugiare, quindi tocca a me come genitore distoglierlo dal senso d’ingiustizia da cui si sente colpito e quindi gli dico che un giudizi è un giudizio e non la verità assoluta. Gli racconto di me e gli dimostro con la vita vera la relatività di un’opinione faziosa. Per non essere troppo di parte pareggio affermando che a volte i poveri professori sono tratti in inganno da uno studio discontinuo e che comunque in giro per il mondo ci sono fior d’insegnanti pronti a saper guardare oltre i preconcetti e le personali frustrazioni. Che deve soltanto aver pazienza ed aspettare ma prima o poi incontrerà quel professore che saprà saggiamente guidarlo. Ed allora lui a sua volta mi guarda e mi chiede:” Mamma ma tu l’hai mai incontrati un Prof. così?”
Ed io rimango un attimo in silenzio e poi trovo una frase di compromesso per non scoraggiarlo,e gli rispondo che si, l’ho incontrato, magari non negli anni scolastici, ma successivamente, nel corso della vita. Percependo il suo scetticismo mi faccio aiutare da Seneca che come me pensava che i maestri possiamo trovarli non solo nei vivi ma anche in chi ci ha preceduto nel corso dei secoli. E che quello che ci appare difficile od ostico oggi, che che ne dicano gli altri, diverrà forse la il nostro pane quotidiano domani. Ma sopra ogni altra cosa ed in forza del concetto precedente, affermo con tutta la convinzione di cui sono capace, che mai, ma proprio mai, dovrà permettere alla insensata voglia di negazione altrui di spegnere quello che lui sente di essere e di voler realizzare nella propria vita. Mai! Ma proprio mai! Anche perché, a volte le persone sono capaci d’invidiare anche i nostri sogni, figuriamoci la loro possibile realizzazione.

domenica 11 novembre 2007

E voi, che ne pensate?

Tratto da " Castelli di rabbia" di Alessandro Baricco


" Il complicato arriva quando uno si accorge che ha un desiderio di cui si vergogna: ha una voglia pazzesca di qualcosa che non si può fare, o è orrendo, o fa mal del male a qualcuno. Ok? - Ok. - E allora si chiede: devo starlo a sentire questo desiderio o devo togliermelo dalla testa? - Già - Già. Uno ci pensa e alla fine decide. Per cento volte se lo toglie dalla testa, poi arriva il giorno che se lo tiene e decide di fare quella cosa di cui ha tanto voglia: e la fa: ed eccola lì la schifezza. - Però non dovrebbe farla, vero, la schifezza? - No. ma sta attento: dato che noi non siamo calzini ma persone, non siamo qui con il fine prinipale di essere puliti. I desideri sono la cosa più importante che abbiamo e non si può prenderli in giro più di tanto. Così, alle volte, vale la pena di non dormire pur di star dietro a un proprio desiderio.
Si fa la schifezza e poi la si paga.!

mercoledì 7 novembre 2007

I nostri bisogni

Amici scusatemi ma in questi giorni gli eventi mi sovrastano, le presentazioni del libro occupano molto del mio tempo e quindi scrivere è impossibile. Tuttavia ho pensato che la compagnia di pensieri molto più elevati e saggi dei miei possa distrarvi, senza rimpianti ,dall'assenza dei mei scritti.

Oggi parla Seneca, il mio filosofo preferito ma voi non vi abituate a queste eccezionali frasi, io non potrò mai eguagliare cotanta grandezza, però fatevi cullare e meditate che non fa mai male.

"Nessuno nasce ricco: chiunque viene alla luce è tenuto ad accontentarsi di latte e di un quadratuccio di tela: questi sono gli inizi: poi neppure interi regni bastano a contentarci."

Seneca
Lettere morali a Lucillo

martedì 6 novembre 2007

Enzo Biagi

Alla fine della vita rimangono soltanto i ricordi, cerca quindi di averli belli.

Sagace consiglio di Enzo Biagi a Roberto Benigni

domenica 4 novembre 2007

Figli

Ho ricevuto in dono un bellissimo libro di poesie.
La prefazione di Antonio Veneziani avvisava:" Le sue sono parole che emozionano, in alcuni momenti commuovono, in altri irritano, è questa la poesi vera, la poesia pura.
I versi di Silvana Pedrini, lettore. sappilo! sono leggeri e violenti come il nome della persona amata tatuato sulle labbra."



Quando poi se ne vanno
i figli fanno male.
Purchè non sia quel viaggio agognato per loro
prima ancora di farli
prima di aprirgli gli occhi alla luce del buio
e accendere in silenzio ai crocicchi del nulla
candele e confessioni.
Purchè non se ne vadano
felici di brandire
la spada di quell'angelo
lì in piedi sul castello.
Purchè quel loro addio
non sia un sorriso incerto
bagnato di paura
per quello che sarà
oltre le sbarre amate.
Un sorriso indeciso
tra voglie dissonanti,
volare o rimanere.
E' lì che nasci madre
quando li spingi via
dalla tua porta aperta
fuori dai caldi inganni,
senza farti notare,
senza fargli capire
che sono proprio loro
ciò che è rimasto vivo
di tutti i grandi sogni.
Purchè vadano via
con ali piccoline
e li guardi levarsi
nel cielo della vita
buffi come dei passeri
che cadono dal nido
e poi si risollevano
e poi di nuovo cadono...
due, tre voli mancati
ma poi alla fine, ecco,
la loro strada è fatta.
I sogni di una madre
s'infrangono a morire
sventrati sugli scogli
da Prometeo che sbrana,
carne tenace, ferma,
carne immortale e marcia
di dolore, dolore...
Muoiono i sogni è vero,
se il figlio che hai pensato,
amato, liberato
non è più figlio tuo
e ti sembra che sia
uno che passa estraneo
e lancia una moneta
nel tuo bicchiere vuoto
con la finta pietà
con l'odio di chi è cieco
ai lamenti dell'altro.
Occhio che ti inquisisce,
che giudica e condanna,
la tua vita, gli amori,
quello che gli hai donato
senza chiede altro
che il sole nei suoi giorni.
Tu no
tu non condanni
sorridi dei miei errori
con immensa dolcezza
e li tratti, garbato,
come piccoli figli
fragili e disperati.

Silvana Pedrini
(Tatuato sulle labbra)

martedì 30 ottobre 2007

Guarda chi c'è...!

Si pittura casa.

E’ deciso.

Voglia di nuovi colori, di atmosfere diverse, in fondo è un po’ come dipingere sui muri le tonalità che mi appartengono ora, cancellando, sotto le pennellate di glicine e verde, il delicato ma un po’ impersonale colore che forse mi rappresentava qualche secolo fa.
Si recuperano cartoni, si incartano oggetti, si spolverano libri, le lampade vengono tirate giù e sembrano finalmente potersi distendere e riposare e, via via che le cose ci passano tra le mani si rivivono emozioni e recuperano ricordi.
Ripulire una casa è come riassaporare il proprio passato e decidere quello che ha ancora posto nella nostra vita.
E capitano cose strane, divertenti; da angoli irraggiungibili o fessure misteriose riemergono frammenti dimenticati che con sorpresa raccogliamo, meravigliandoci di averli ritrovati, stupiti di averli potuti scordare.
“Ecco dove era finito!” Ci diciamo con sorpresa, portando l’oggetto di turno in pellegrinaggio da una stanza all’altra, mostrandolo eccitati agli altri abitanti della casa.
Poi tra una ciotolina insignificante ed una cartolina sbiadita riemerge lui, un quaderno dalla copertina improbabile che ti chiedi come hai fatto a scegliere, e questo già è lì a dimostrarti qualcosa, e tu lo apri curiosa , cercando di datarlo ad una dimensione infantile che ti fa già teneramente sorridere.

La tua scrittura è adulta, nervosa, gettata velocemente tra i fogli leggermente ingialliti.

Non puoi aspettare, devi leggere e ti fermi, con il panno per spolverare che aspetta paziente sul pavimento e gli altri intorno a te che continuano a parlarti non sapendo ancora che, tu, hai appena rincontrato una te di cui avevi perso le sfumature.
Gli occhi corrono ed ogni parola letta ti fa riappropriare di vissuti lontani, dimenticati nella loro intensità d’allora. E continui a leggere ed inizi a comprendere veramente quanto tempo è passato, quanto cammino è stato fatto senza che tu ne fossi realmente consapevole.
E benedici la voglia di un’altra età, quello stato d’animo che tanti anni prima ti ha spinto con urgenza a spostare, da te a quel foglio, un sentimento che interiormente non eri più capace di contenere.

Virginia Woolf diceva che è importante scrivere ogni giorno, lasciando tracce dei propri pensieri neill’intimità di un diario, nelle lettere agli amici; lei lo faceva continuamente ed aveva ragione.

Anche io ho lasciato le miei tracce e casualmente a volte le ritrovo e mi ritrovo. Sono frammenti di me che sorvolano i miei anni con una costanza d’intenti non sempre diligente eppure preziosa.
Io sono sempre io, i sentimenti che muovono il mio vivere non sono mutati ed è bello poterli prendere tra le mie mani adulte rimirandone la purezza, conscia oggi, di saperli, dopo tanta strada, accogliere e difendere come una madre amorosa e fiera.
Ora so asciugare quelle lacrime e sorridere della mia ingenuità, senza dolore, senza rammarico perché la strada fatta è proprio sotto i miei occhi, fra quelle righe e mi dice che non sono più quella d’allora ma fortunatamente sono anche quella d’allora.

lunedì 29 ottobre 2007

Vane speranze

La più grande forma d’adulazione a cui si può ambire è vedere rispettata la propria intelligenza.

Questo è ciò che penso e che cerco di non dimenticare mai.

Tuttavia, è altrettanto vero che gli esseri umani sono portati per loro natura a voler essere compiaciuti ed assecondati , anche se ciò indica e comporta una mancanza di verità nei loro confronti, un venir meno ad un reale e proficuo confronto, nel rispetto appunto, dei reciproci intelletti. Se poi l’interlocutore è un personaggio potente, famoso o comunque in grado di decidere aspetti significativi del nostro vivere, le modalità di relazione aprono il campo a baratri sconfortanti.
Di che cosa parlano allora, effettivamente, i due o più interlocutori quando scattano dinamiche di potere e dipendenza? Non si sa.

In questi casi, infatti, si svolgono a volte tra le persone dialoghi paradossali, inutili, privi di senso e quindi ironicamente irreali che divengono da una parte un monologo e dall’altra un’ossequiosa accondiscendenza. Insomma una tristezza infinita a cui è veramente demoralizzante assistere.

E questo è un bel problema se geneticamente si è incapaci o non si ritiene giusto prendere in giro chi si ha di fronte. Eppure…eppure, questa onestà d’intenti non vive momenti di scontata gloria, anzi, spesso viene denigrata, schiaffeggiata, elusa come se il dire con sincerità il proprio pensiero fosse un affronto od un danneggiamento e non, al contrario, una serio e sano modo di porsi nei riguardi del prossimo nostro.
No, non scherziamo, gli esseri umani,per una strana ed incomprensibile forma di autolesionismo amano, di più, agognano essere presi in giro, anche se non l’ammetteranno mai.
Il perché sfugge alla mia comprensione, eppure tant’è, questo è quello che vedo accadere frequentemente intorno a me e la cosa a preso ad annoiarmi infinitamente, e quindi la rifuggo, ovvero fuggo con tecniche varie da tutti coloro che applicano tale sistema sia nel pretenderlo che nell’assecondarlo. Qualora poi mi sia impossibile sottrarmi, taccio e continuo a pensare ai fatti miei.

Grande conquista il silenzio. Davanzale privilegiato da cui guardare e scoprire il mondo che ci gira intorno e di cui io approfitto appena posso.

Che divertimento notare come, nell’incapacità od impossibilità di esprimere la propria opinione pubblicamente, la gente tenda a distrarsi, addormentandosi, per poi risvegliarsi nel privato, affermando con aria saccente tutto quello che comunque non si ha avuto il coraggio di dichiarare pubblicamente.
La cosa imbarazzante è poi che tutti usciranno da questi momenti con la propria dignità calpestata senza esserne veramente consapevoli, convinti come saranno di aver dato ed ottenuto quello che gioverà loro, la dove invece nessuno avrà affermato veramente il proprio pensiero e nessuno quindi avrà raggiunto una reale conquista.

La storia ha raccontato mille volte questa verità, ma gli esseri umani non riescono ad imparare. Ci sono stati re, regine, imperatori, comandanti che circondati da una corte di ambiziosi lecchini hanno spesso estromesso dal circolo dei propri consiglieri coloro che con onestà e coraggio osavano andare contro le loro idee, suggerendo azioni sagge. E mica sono stati premiati, no, sono stati esiliati, sostituiti, uccisi ecc. ecc.
E pur essendoci indigniati per l'incongruenza e l'ingiustizia di questi comportamenti, noi moderni continuiamo a ripetere gli stessi gesti, applicando provvedimenti diversi ma comunque simili nella sostanza.

Ma come è possibile , mi chiedo, preferire alla pur scomoda e a volte meno facile verità, una falsa e quindi totalmente inutile adulazione o accondiscendenza ? E quale può essere la gratificazione che ne consegue visto che spesso i risultati sono scarsi o catastrofici?

Mistero.

Tuttavia lascio a questi personaggi, potenti si ma anche un po’ tristi, un baralume di salvezza, affermando che in cuor loro conoscono perfettamente il diverso valore dei loro interlocutori, ma è la loro insicurezza ad impedirgli di seguire strade o pensieri coraggiosi.
Insomma poveracci, in fondo in fondo non è colpa loro, è che gli manca la materia prima, qull’intelligenza, forse , di cui io spero sempre, con estrema fiducia, tutti siano almeno parzialmente forniti.
E questa possibilità, devo ammetterlo mi porta a scusarli.

giovedì 25 ottobre 2007

Le conversazioni

" E' davvero mostruoso che la gente vada in giro dicendo alle nostre spalle cose che sono assolutamente vere."

Oscar Wilde
(Il razzo illustre)

Io, Seneca e l'amicizia

“Un amico deve essere posseduto nell’animo: qui egli non è mai assente, qui è possibile vedere ogni giorno qualunque persona tu voglia.”

Seneca è un maestro ma è anche un mio amico o perlomeno io lo considero tale. Le sue parole infatti, accompagnano i miei giorni da tanti anni e la sua filosofia, i suoi insegnamenti sono il riferimento ed il conforto certo a cui mi rivolgo quando ne sento il bisogno.
E’ vero, lui non lo sa, ma mi piace credere che la stima e l’affetto che provo nei suoi confronti siano sentimenti che non possano comunque dispiacergli.
Ovviamente avrei desiderato conoscerlo, ricevere direttamente dalla sua voce i precetti che invece ho dovuto trarre dai suoi scritti e per questo invidio enormemente Lucillo, che con lui ha potuto intrattenere addirittura un epistolario. Ma non mi lamento, nei suoi libri che tengo accanto a me sul comodino, c’è molto del suo pensiero ed io so accontentarmi. Il nostro, in fondo, è un rapporto perfetto; io apro un suo libro, scelgo una pagina a caso e lui generosamente mi offre la sua opinione illuminata. Ne sono certa, io e lui non litigheremo mai anche se non sempre le nostre idee coincidono. Ma questo rende il nostro legame vivo e vegeto più di molti altri che, sbadigliando, a volte mi trascino dietro.
Oggi per esempio, mi sono tornate in mente le sue parole ( quelle riportate all’inizio del post) dopo aver conversato telefonicamente con un mio amico d’infanzia. Erano tanti anni che non avevamo modo di discorrere così eppure, il nostro affetto reciproco l’abbiamo ritrovato intatto, radicato in negli anni più spensierati delle nostre vite.
E mentre ascoltavo le sue parole che, inaspettate, mi spiegavano quanto la mia amicizia fosse contata nella sua vita senza che io ne fossi consapevole, senza che in tutti questi anni, di non frequentazione, avessi mai sospettato che il mio modo di essere d’allora, avesse avuto su di lui effetti tanto importanti e duraturi nella suo divenire uomo, io, non ho potuto che pensare alle frasi del mio amico filosofo e stupirmi, ancora una volta della sua lungimiranza.
Ho chiuso quindi la comunicazione e sono rimasta così, con il telefono tra le mani, emozionata per la conferma di un affetto ancora presente, ed ho pensato, che è vero, proprio vero che un amico lo possiedi nell’animo ed è con te a prescindere dalla vicinanza fisica. Gli amici o le persone che hanno od hanno avuto un’importanza nella nostra vita non le perdiamo mai, sono dentro di noi, sempre, e in noi possiamo incontrarle quando vogliamo, riascoltando le loro parole, rivedendo i loro volti. Ed è così anche per tutti gli incontri e le conoscenze che avvengono tra le righe dei libri. Quante volte una frase letta è tornata alla mia memoria e mi ha confortato od aiutato in un momento particolare della mia vita? Non saprei contarle. Nella potenza della scrittura è racchiusa, infatti, la possibilità di portare lontano, oltre lo spazio del tempo coloro che altrimenti non avremmo potuto conoscere. Le loro parole, l’esperienza delle loro vite è lì, a nostra disposizione e crea dei legami, quasi degli affetti, che non necessitano come le vere amicizie di una quotidianità.
Soltanto i rapporti inconsistenti muoiono nella non frequentazione, tutti gli altri vivono nel pulsare del nostro cuore.

Dedicato a tutti i miei amici di carta, inchiostro e calamaio, a Mauro, amico appena ritrovato, e a Silvia e Davide che seppur lontani so sempre vicini.

lunedì 22 ottobre 2007

La presentazione

Ci siamo!
Non mi sembra vero, ma accadrà.
Il 30 novembre 2007 verrà presentato ufficialmente il mio libro: “ Mio padre mi chiamava Luna” . Stupendomi, il mio romanzo ha fatto la sua strada e quel giorno arriverà a trovare il suo posto tra gli scaffali ed i ripiani delle librerie di tutta Italia.
Da quel momento in poi, avrò il non comune onore di veder affiancato il mio nome a quello di tanti altri autori e magari di grandi scrittori. E come potrei, a questo punto, non provare un meraviglioso senso di vertigine?
E’ stranissimo, infatti, fantasticare per decenni su una possibilità che sembra soltanto un’aspirazione ambiziosa, una speranza remota, e ritrovarsi invece, quasi improvvisamente, al centro di un miraggio che diviene realtà.
Eppure è esattamente quello che sto vivendo.
Volendo giocare alla scrittrice consumata, potrei assumere un tono disinvolto e raccontare a tutti voi che sto assaporando questo momento con una certa naturalezza ma non è così, anzi, lo stato di sorpresa perenne che sto provando è un privilegio emotivo a cui non intendo rinunciare, e che penso sia carino condividere con chi mi legge.
In fondo, a rifletterci bene, tutta questa storia è una piccola favola, ed oggi è lunedì e credo che tutti voi abbiate bisogno di un piccolo incoraggiamento o di un momento di magia, e poi ditemi, come si fa a non raccontare la favola di cui si è protagonisti?

Tanti anni fa…
c’era una bimbetta, avrà avuto sei, forse sette anni ed ancora non sapeva scrivere bene. Tuttavia già premeva dentro di lei la voglia di guardare il mondo e raccontarne l’emozioni.
Nella potenza creativa e senza limiti di quell’età, non si preoccupava assolutamente di quanto in realtà possedesse un effettivo talento di scrittrice. Quello le sembrava un dato scontato e del quale, tra l’altro, non dubitava mai.
Aveva scelto il suo futuro e questo le bastava. Sarebbe stata una giornalista in giro per il mondo, avrebbe visitato paesi e conosciuto popoli, avrebbe osservato la natura e scritto le sue impressioni su un giornale fondato da lei. Questo sarebbe stato il suo futuro, la sua passione, e lei non aveva alcun dubbio che le cose sarebbero andate esattamente come le stava ipotizzando.
Trascorsero gli anni e la bimbetta diventò donna ma nulla mutò; quello rimaneva il suo progetto ed il non averlo realizzato, per motivi contingenti, il più grande rimpianto della sua vita.
Ma quel pensiero era sempre la, e lei ci tornava spesso, ogni qualvolta poteva. Era la sua casa, il rifugio in cui poteva continuare a sperare ed era un bel posto; qualcuno infatti, lo teneva sempre in ordine, caldo e pieno di luce e lei si sentiva bene lì dentro, a suo agio, anche se non sapeva chi fosse a mantenerlo così accogliente.
Un giorno però, mentre si trovava nella bella casa dei suoi sogni, arrivò una bimbetta piuttosto arrabbiata, la quale le disse che era stata lei in tutti quegli anni a curare la bellezza di quel luogo, ma ora, dopo tanti anni, era stanca e stufa, disse proprio così, e voleva che anche lei facesse la sua parte.
La donna era sorpresa ed incredula ma la bimbetta le disse, con tono deciso, che era arrivato il momento di esaudire il suo sogno, doveva ripagarla della pazienza e del lavoro silenzioso di tutti quegli anni.
Ogni parola della bambina conteneva una parte di verità e lei comprendeva la sua rabbia; improvvisamente però era in seria difficoltà, lei, una donna adulta.
Eppure, non sapeva come giustificare il tradimento di un progetto che in fondo aveva sempre condiviso, inoltre la bimbetta non smetteva di guardarla con occhi delusi e lei si sentiva morire dalla vergogna; aveva tradito le sue aspettative, la fiducia di cui l’aveva ritenuta degna, ed era assai difficile, a quel punto, riuscire a sostenere il suo sguardo.
Come fanno a volte gli adulti cercò quindi di tergiversare, propinando scuse e adducendo giustificazioni nella speranza meschina di placare la sua ira e distoglierla vigliaccamente dal suo intento ma, era tutto inutile.
La bimbetta reclamava il suo sogno, e caparbia come solo i bambini sanno essere, si mise al suo fianco e incrociando le braccine con aria di sfida, iniziò a presidiare la sua vita fino a quando lei non si arrese, promettendole che avrebbe finalmente provato a realizzare quel benedetto sogno.
La donna allora si mise seduta e cominciò a scrivere.
Scriveva e cancellava e poi riscriveva e la cosa inizialmente le sembrò difficile ed estremamente faticosa ma la bimbetta era sempre lì, accanto a lei, e le sorrideva fiduciosa, allora lei non poteva riabbassava nuovamente la testa e riprendeva a scrivere. Ci volle più di un anno e ci furono momenti in cui aveva l’impressione che tutto quello che la circondava, mosso da gnomi dispettosi e burloni, cercasse di ostacolarla, di mettere alla prova la sua volontà. Ma più scriveva e più questo gesto e gli automatismi di cui necessita, divenivano qualcosa di fluido, di molto naturale.
Fino a quando arrivò il giorno, anzi la sera in cui scrisse una frase e si rese conto che il libro, il suo libro era finito; sorpresa, era enormemente sorpresa di esserci riuscita. Le sembrava, infatti, di aver oltrepassato un traguardo ritenuto fino ad allora irraggiungibile.
Aveva saldato il suo debito ed esaudito un desiderio; si sentiva bene, a posto con la propria coscienza. Ma qualcun'altro, senza che lei se ne accorgesse, aveva osservato il suo lavoro ed apprezzato il suo impegno e, intenerito soprattutto dai buoni propositi da cui era stata mossa, aveva deciso di premiarla.
Da quel momento in poi infatti, tutto quello che si strotolava davanti a lei l'anticipava sempre, di almeno un passo rispetto a quello che iniziava a sperare possibile. Il libro piaceva e lei era stupita anche se immensamente felice.
Così , quasi travolta dagli eventi, è arrivata fino alle grandi emozioni di quest'ultimo mese: l’incontro con l’editore, la conferma ribadita da lui sulla validità dell’opera, la pubblicazione e tutto quello che ne verrà.
Ecco, questa è la storia del mio primo libro, sapete anche quanto la determinazione di quella bambina sia stata decisiva per la realizzazione di un progetto che la razionalità adulta mi aveva fatto accantonare.
Senza di lei non ce l’avrei fatta. Ho usato tutta la sua energia, tutto il suo entusiasmo, il monito dei suoi occhi ogni qual volta il mio coraggio tentennava e sono riuscita a consegnarle il sogno che attendeva da molti, forse veramente troppi anni.
Ne sono felice. Si meritava questa gioia e sono contenta che la maturità degli anni spesi nell’attesa, hanno saputo produrre l’essenza di molte nostre emozioni. Ma soprattutto trovo giusto ed ancora una volta un po’ magico che per uno strano succedersi di eventi, lontani e vicini, sarà proprio lei, a comparire sulla copertina del mio libro. Già, proprio lei, con i suoi ciucci, ed il vestitino anni settanta.
E poi ditemi se le cose accadono veramente per caso?

martedì 16 ottobre 2007

I benefici della scrittura

"Affido alla scrittura precetti salutari come utili ricette terapeutiche, avendone sperimentati gli effetti sulle mie ferite, e queste, se non sono perfettamente rimarginate, hanno però cessato di estendersi."


Seneca
Tratto da " Lettere morali a Lucillo

domenica 14 ottobre 2007

L'ebbrezza della vita

Un altro telegiornale ed ancora un nuovo laconico ed estenuante racconto di morti per guida in stato d’ebbrezza. Intollerabile.
Intollerabile è soprattutto dover assistere così frequentemente al dolore che queste vite, in frantumi come le auto su cui viaggiavano, lasciano dietro di se. Il rammarico, infatti, non avvolge unicamente la consapevolezza di esistenze e potenzialità umane bruciate tra lamiere, fumi dell’alcol e l’inganno delle droghe, no, il rammarico e l’insofferenza sono forse ancora superiori per l’idiozia con cui i morti straziano e deturpano per sempre le vite di coloro che sono sopravvissuti o che erano a casa ad aspettare.
Se questi imbecilli, imbevuti ed intontiti di sostanze, morissero e non lasciassero dietro di se lacrime e sangue, io quasi me ne fregherei di loro e della loro morte. Sei stupido? Sei inconsapevole? Ti senti un super eroe con il dono dell’immortalità? Bene se muori sono cazzi tuoi, peggio per te, te la sei cercata e ben ti sta!
Altro discorso riguarda invece i poveri cristi che vengono travolti ed uccisi dalla scempiaggine di chi non è in grado di capire che guidare una macchina è come avere tra le mani un’arma.
Chi è vittima di questi idioti ha tutta la mia vicinanza emotiva e solidarietà umana. Non gli cambierà il corso delle cose ma vorrei che il distinguo sia chiaro.
Quindi , nella rabbia di sapermi impotente ho pensato che, forse, il blog potesse essere un buono strumento per alzare un urlo forte, fortissimo contro questi coglioni che giornalmente ammazzano i nostri genitori, i nostri figli od anche soltanto i nostri amici. Ho bisogno di alzarlo questo grido anche e soprattutto perché sento di non potere più tacere dopo avere ascoltato, durante la trasmissione “ Invasioni barbariche”, il famoso ed assai triste popolo della notte con le sue mode insulse e l’assurdità delle motivazioni che lo spingono a questi indegni comportamenti.
A questi idioti, fighettini, convinti di essere dei gran vivère soltanto perché dopo il lavoro stanno lì a tracannare ettolitri di alcol e a dire o pensare immonde amenità, io ho una proposta da fare.
Signori miei, avete voglia di una vita pericolosa? Volete provare il brivido del rischio o più semplicemente non avete assolutamente idea di quanto sia imbecille la vostra vita in confronto a quella che potrebbe essere se decideste di essere meno stronzi? Bene allora fate così: prendete la vostra personcina in cerca di forti emozioni, portatela in una zona dove la guerra è finita da poco (il mondo, se non ve ne siete resi conto, ne è pieno) e stabilitevi per un po’ lì,, ad aiutare gli abitanti del posto a sminarla. Salverete vite umane invece di ucciderle con la vostra insulsaggine e, contemporaneamente, vi assicuro proverete dei bei brividi.
Se questa non vi piace non vi scoraggiate il nostro sconsiderato mondo è un luogo colmo di posti pieni di pericoli e sofferenze dove il soddisfacimento della vostra voglia di sballo è più che garantito, basta informarsi un po’ nell’attimo della sublime dela vostra pur limitata lucidità tra una birra ed un super alcolico. Ma fate in fretta perché io non vi sopporto più e non sopporto neanche più i pianti e le facce straziate dei vostri cari che resteranno qui tra noi a rimpiangere chi alla vita non aveva dato evidentemente il giusto valore.
A conclusione di questo mio sfogo vorrei riportare le parole di un grande scrittore, uomo di grande intelligenza e di certo segnato da una vita assai poco perbenista. Quello che segue è un frammento di dialogo tra il protagonista ed un suo conoscente, Ménalque.
Tratto dall’Immoralista di André Gide:

Ménalque: “ Se lei fosse venuto a pranzo, le avrei offerto dello Chiraz, il vino creato da Hafiz, ma ormai è troppo tardi, bisogna essere digiuni per berlo; posso offrirle dei liquori?”
Accettai pensando che anch’egli ne avrebbe presi; poi vedendo che era stato portato un solo bicchiere mi stupii:
“ Mi scusi” disse “ ma non bevo quasi mai”.
“ Teme forse di ubriacarsi?”
“ Oh no” , mi rispose, “ al contrario! Considero la sobrietà un’ebbrezza molto maggiore, perché in essa mantengo la lucidità”.
“ Però offre da bere agli altri”.
Sorrise ed aggiunse.
“ Non posso pretendere che tutti abbiano le miei virtù. È già molto se trovo in essi i miei vizi”.
“ Fumerà almeno?”
“ Nemmeno. È un’ebbrezza impersonale, negativa e troppo facile d’avere; cerco nell’ebbrezza un’esaltazione, non un’attenuazione della vita”.

mercoledì 10 ottobre 2007

Amore Oceano

Nel mio viaggiare per il mondo ho avuto la fortuna di conoscere molti mari; ho visto spiagge ed acque nei punti più diversi del mondo e soprattutto ho incontrato loro, i tre Oceani.
Uno di essi, l’Oceano Atlantico, è stato la mia prima conoscenza ma questo non volge a suo favore, è quello che amo meno di tutti. Sarà forse colpa di un bagno antico, in terra di Marocco, dove una serie di cavalloni in rapida successione mi hanno fatto temere per la mia vita, sarà perché è un mare freddo e sempre agitato, sarà perché il suo temperamento sembra duro ed un po’ violento, ma io non provo per lui piacevoli sentimenti. Lo guardo, ne ammiro la potenza ma non lo amo.

Ben altri sentimenti mi legano invece agli altri due.
Ho incontrato l’Oceano Pacifico soltanto un anno fa ma conoscerlo è stata un’emozione fortissima. Un colpo secco ha trafitto istantaneamente il mio cuore ed io mi sono perdutamente innamorata di lui, irrimediabilmente innamorata.





Le sue acque sono forti e vigorose ma ha saputo avvolgermi senza impaurirmi. Sembra, infatti, saper controllare le proprie onde come fossero lunghe braccia le quali, maliziose, t’inseguono fino ad abbracciarti per poi ritrarsi divertite e sbrilluccicanti sotto i raggi del sole. Ma è anche spavaldo e sa importi la sua forza e questa prova di virilità decisa, devo confessarlo, mi ha fatto girare la testa.
Colta quindi da questo amore sconsiderato l’ho osservato a lungo, ferma, sulla riva di spiagge bianche ed immense ho lasciato che mi parlasse.
Come sempre si dice in questi casi, forse in quel particolare momento della mia vita ero predisposta ad innamorarmi, o forse l’atmosfera del paese che stavo visitando, con la sua follia e i suoi sconfinati spazi aveva accentuato il mio sentire ma lui, l’Oceano Pacifico, mi ha fatto capire cosa voglia dire libertà, e ciò che ti rende libero non puoi non amarlo. Ed io lo amo da allora, e da allora ogni qualvolta qualcosa, qualunque cosa mi rimanda ad un senso di costrizione io penso a lui, alla sua immensità, alla potenza rigeneratrice che si espande ad ogni infrangersi delle sue onde e mi sento felice.
La lontananza, come avrete capito, non ha minimamente mitigato il mio sentimento, lui mi manca terribilmente e non vi nascondo che sono ferocemente gelosa di tutti coloro che, fortunati, posso quotidianamente godere della sua bellezza.
Ma cosa posso fare? Siamo lontani e divisi da un altro oceano e da un continente intero, quindi qualche distrazione è inevitabilmente concessa ad entrambi. Tuttavia il nostro amore, proprio perché difficile, è ancora più intenso, inoltre lo so, lui è un maschio vero ed io una donna che sa aspettare, quindi, non ho dubbi, prima o poi noi due ci rincontreremo.



Devo però confessare che quando questa estate ho rivisto l’Oceano Indiano il suo fascino mi ha turbato senza farmi sentire, tra l’altro, in colpa; in fondo lui è stato il mio primo amore.

La prima volta che c’incontrammo io ero molto giovane e di lui apprezzai, come succede ai superficiali, gli aspetti per lo più estetici. Era bello, caldo e limpido come gli occhi con cui lo guardavo ed era impossibile non invaghirsi di lui. Ma fu più una cotta che un vero amore.
Da allora sono passati molti anni e quando quest’anno ci siamo rivisti la maturità raggiunta mi ha permesso di scoprire in lui aspetti che all’epoca mi erano completamente sfuggiti.
Nell’itinerario del mio viaggio in Africa sapevo perfettamente in quale giorno ci saremmo incontrati ma il conoscere il momento non mi ha salvato dall’emozione che poi ho vissuto.
In una tappa del nostro giro, l’albergo in cui abbiamo fatto base si trovava proprio di fronte a lui ma non mi bastava guardarlo dalla finestra, avevo voglia di un nuovo, vero incontro, volevo arrivargli così vicino d’annusarlo e l’ho raggiunto.
Dall’alto di un’ampia collina sabbiosa ci siamo rivisti. Io completamente ammaliata ho trattenuto il respiro mentre lui in un solo inchino gentile mi scombussolava il cuore; era così languidamente sensuale.




Il sole stava tramontando ed adagiava raggi complici sui riccioli della sua schiuma, sfumandole in tutte le gradazioni del rosa e dell’arancio. Le sue onde quasi argentate scivolavano languide sull’ampia battigia ed il rumore del loro infrangersi musicava alle mie orecchie un sussurro leggero.
L’ammiravo estasiata, era l’immagine perfetta di un dolce principe orientale. Tutto in lui era elegante, pacato e saggio. E’ lo specchio azzurro delle sue genti, e le sue genti riflettono la sua dolcezza.
Ho trascorso soltanto alcune notti in quel luogo fantastico ma ogni pomeriggio, tornata dalle mie escursioni, mi precipitavo da lui. Dall’alto, il mio Marajà mi abbracciava ed io completamente rapita scendevo veloce le ripide scalette per avvicinarmi a lui, il più possibile. Poi inspirando il suo odore, chiudevo gli occhi cercando di prendere il suo ritmo, rallentando i battiti del mio cuore mi facevo silenziosa per poter ascoltare la musica che ancora una volta aveva scelto per me.


martedì 9 ottobre 2007

Fondamentali sfumature.

"Sapersi liberare non è niente; il difficile è sapere essere liberi."

André Gide

venerdì 5 ottobre 2007

Il sogno


Sono ufficialmente una scrittrice e questo è un aspetto nuovo della mia vita.
Il sogno che ha accompagnato la mia vita ha trovato la sua realizzazione ed io veleggio in una dimensione di gioia difficilmente descrivibile.
Proprio questa mattina, mentre mi trovavo dal mio editore, mi è capitato tra le mani un libro di aforismi appena pubblicato da “un autore attempato”, come lui stesso si definisce, che riportava tra le molte anche questa frase: “ La bellezza della felicità è proporzionale alla sua lunga attesa.”
Calcolando quindi che sono circa trentacinque anni che aspettavo questo momento, potete ben intuire quali sentimenti mi avvolgano.
Al momento non so ovviamente cosa succederà e quanto questo mio primo libro sarà capace di venderà una volta immesso nel circuito della grande distribuzione ma oggi, dopo aver compiuto un giro immenso ed assai faticoso nei diversi mari della mia vita, sono a tutti gli effetti una scrittrice, anzi “l’autrice di un’opera” come usano dire tra gli addetti ai lavori e questo riconoscimento sposta nettamente la mia scrittura da una dimensione personale, ad una oggettiva ed ufficiale collocazione editoriale che mi fa girare la testa.
Sono la testimonianza di come i sogni vadano inseguiti e di come quello che, per pregiudizievoli limiti mentali non ci eravamo permessi di sperare, possa realizzarsi. Esistono però due condizioni indispensabili perché l’incredibile possa accadere: una testarda, inamovibile fiducia in se stessi ed il coraggio di osare. Senza questi due aspetti se accade “qualcosa” ci si può ritenere dei miracolati od in modo più terreno dei raccomandati.
La realizzazione di un sogno ti concede uno sguardo molto più benevolo con cui guardarti, ti fa acquisire ulteriore fiducia e ti conferma che il tuo sentire era l’unica cosa a cui dovevi dar retta ed a cui hai fatto bene a dar retta. Ma arrivare a questo non è facile, difficilmente infatti nelle famiglie, nelle scuole, in ambito lavorativo o sociale incontri qualcuno “illuminato” che ti guarda dritto negli occhi e ti chiede: “ Cosa ti rende felice? Ok, allora vai e fai di tutto perché questo accada; puoi farcela!” E questo è uno dei grandi, enormi limite della nostra società.
Il contesto vuole che si voli basso, che si miri ai piccoli, ma certi, risultati che assicurano la sopravvivenza e non, l’almeno parziale, realizzazione di un essere umano. E’delittuoso e ne siamo tutti responsabili. I sognatori infatti, coloro che forse fanciullescamente continuano a credere nella realizzazione dell’impossibile, generalmente non sono compresi. Bisogna concretizzare, capitalizzare il nostro vivere in ambiti universalmente riconosciuti, tutto il resto sembra, agli occhi dei più, una semplice ed infantile chimera. Ma non fatevi ingannare il senso della realtà o maturità che molto spesso viene usato con aria saputa è soltanto la trincea dietro alla quale i poco coraggiosi si sono andati a nascondere e dal quale, gli stessi, non hanno nessuna voglia di vedere uscire vivi voi. In fondo chi vuole vedersi sbattere sul muso i propri limiti?
E sarà per questo motivo che tante persone sono perennemente arrabbiate, insoddisfatte ed acide o sconsolatamente sfiduciate, forse proprio perché sotto la pressione sociale hanno dovuto od accettato abbassare la testa, smettendo di volgere il proprio sguardo oltre il consueto ed impedendosi quindi di continuare a sognare. Sarà per lo stesso motivo che lo slancio entusiastico dei loro anni giovanili ha via via rallentato la propria corsa ed ora, ormai privo di nuove energie, ha arrestato inevitabilmente la loro capacità di procedere? Se guardiamo con attenzione intorno a noi potremmo accorgerci che il mondo trabocca di esseri umani privati dei loro sogni e se, è vero che non tutti i nostri voli fantastici potranno realizzarsi, è pur vero che vivere senza continuare a sperare e sognare è come decidere autonomamente di lasciarsi un po’ morire.
Io non oso giudicare nessuno, perché ognuno conosce le proprie difficoltà, il dolore od i limiti che accompagnano la propria vita e so, per esperienza diretta, che capitano momenti nell’esistenza di ognuno di noi in cui è veramente complicato alzare la testa verso il sole e credere che qualcosa di buono possa ancora capitarci. Lo so, l’ho vissuto sulla mia pelle e conosco perfettamente il senso di invincibile frustrazione che questo comporta, ma un bel giorno io mi sono fermata ed ho pensato che il rimpianto sarebbe stato un dolore ulteriore, impossibile da sostenere e che, tra l’altro, non era neanche sensato infliggermi ed ho rialzato il mio sguardo, ho ripreso il mio piccolo sogno ed ho iniziato a correre, a correre a perdifiato, affinché nulla potesse ancora distrarmi od impedirmi di provare. Ed oggi in questo post lancio un grido di richiamo, rivolto a chiunque abbia ancora un pazzo sogno da realizzare perché come dissero a me una volta: “ Provare e fallire e sempre meglio della consapevolezza di non aver mai tentato.”

mercoledì 3 ottobre 2007

Vero, VEro, VERo, VERO!!!!!!

"Un'idea che non sia pericolosa non è degna nemmeno di essere chiamata idea."


Oscar Wilde
( da Il Critico come artista)

lunedì 1 ottobre 2007

Ma non imparo mai?

E la vita mi ha smentito una volta ancora.
Con un sorriso benevolo, dolcemente, ancora una volta mi ha preso per mano e mi ha condotto di fronte alla realtà, la sua, quella insindacabile ed io, come una bambina che assiste ad una magia, sono rimasta strabiliata, ho sgranato gli occhi, mi sono emozionata ed allora l’ho guardata ed a mia volta le ho sorriso, grata.
Ma poi, un po’ mi sono vergognata ed ho abbassato lo sguardo mortificata; ho commesso nuovamente lo stesso errore, il più stupido di tutti, esattamente quello che ogni mattina mi impegno a non ripetere dopo che Lei, la vita, con infinita pazienza mille e mille volte mi ha dimostrato essere questo un abbaglio pericoloso e pregiudicante.
Sollevando di nuovo il viso ho cercato però di spiegarle che per quanto mi impegni e mi sforzi di liberare la mia testa dai falsi convincimenti, dagli erronei pregiudizi, la natura umana a cui appartengo mi condiziona più di quanto io non pensi o non voglia, creando continui limiti all’ampiezza del mio ragionare, del mio riuscire a spaziare oltre i confini che mi sembra di scorgere e che invece non esistono.
Eppure so di aver appreso la lezione, è chiaro in me il concetto che le cose accadono seguendo percorsi imprevedibili e che le mie umanissime convinzioni, le formulette congetturali che cerco di elaborare sono ben poca cosa rispetto a quello che “Lei” può in ogni istante decidere per me.
Lo so, ne sono convinta, ma resta comunque difficile ammettere che la mia conoscenza della realtà sia così limitata
Certo ho fatto dei buoni progressi, l’impegno in tal senso ha prodotto quello che io definisco “ un nuovo modo di percepire il mondo” ma ancora sono lontana dal generare normalmente pensieri liberi da sovrastrutture. Tuttavia le volte in cui riesco a raggiungere questo picco la sensazione è così perfetta e limpida che da lassù, dalla cima, mi sembra assurdo poter tornare indietro ed offuscare di nuovo il mio pensiero.
Ed allora penso, poi guardo la mia amata vita e le chiedo scusa ma poi le spiego che scuso anche me perché forse sarebbe presuntuoso e stupido pensare che a questo punto della storia mi sia tutto chiaro o che io sappia perfettamente come muovermi in mezzo a sto gran casino che è la vita stessa. Io, come tutti, faccio del mio meglio, cerco di essere attenta e pronta ma è complicato e tutti qui nel comune umano cerchiamo di arrabattarci come possiamo, al meglio delle nostre possibilità individuali. E qualche volta intraprendiamo la strada giusta, altre volte ci lasciamo fuorviare da pregiudizi inutili e perdiamo di vista la via, altre volte proprio non sappiamo cosa fare e dove andare ed imbocchiamo una strada, quella che ci sembra d’istinto la migliore, la più sicura e soltanto dopo averla percorsa tutta sapremo se era quella giusta o sbagliata per noi. Ma questo è normale e per quanto si cerchi di essere saggi è impossibile non sbagliare e forse, tutto sommato è giusto così, il rischio rende più intrigante il nostro vivere e noi, così fallaci, molto più simpatici.

venerdì 28 settembre 2007

La vita secondo Woody Allen

La cosa più ingiusta della vita è come finisce.Voglio dire: la vita è dura e impiega la maggior parte del nostro tempo...Cosa ottieni alla fine? La morte.Che significa? Che cos'è la morte? Una specie di bonus per aver vissuto?Credo che il ciclo vitale dovrebbe essere del tutto rovesciato. Bisognerebbe iniziare morendo, così ci si leva il pensiero. Poi, in unospizio dal quale si viene buttati fuori perché troppo giovani.Ti danno una gratifica e quindi cominci a lavorare per quarant'anni, fino ache sarai sufficientemente giovane per goderti la pensione.Seguono feste, alcool, erba e il liceo.Finalmente cominciano le elementari, diventi bambino, giochi e non hairesponsabilità, diventi un neonato, ritorni nel ventre di tua madre,passi ituoi ultimi nove mesi...galleggiando e....finisci il tutto con unbell'orgasmo!

WOODY ALLEN


Io lo trovo geniale.

mercoledì 26 settembre 2007

AIUTO!!!!!!!!!

Invito per una conferenza stampa, argomento interessante, tentenno, vado, non vado. Da quando sono tornata dall’Africa effettivamente tendo un po’ ad isolarmi, troppe sensazioni, troppi pensieri e molta voglia d’intimità; con me stessa. Ma forse è carino andare, e vado.
L’amica che mi ha invitato è in ritardo ma io conosco il contesto, in fondo è per gran parte il mio ambiente lavorativo. Come direbbero i siciliani “m’inoltro” nel percorso che mi porterà in sala.
Primi incontri, scialbe frasi di circostanza e la solita mania di dimostrarsi travolti dagli impegni, come se questo possa essere un vanto, l’evidente conferma di quanto si conti in questo mondo. Subdola mi torna in mente una frase di Lichtenberg: “ La gente che non ha mai tempo fa pochissimo.” Ma perché continuo a leggere i filosofi?
La peluria del mio corpo intanto inizia ad alzarsi.

Entro in sala, è già gremita, il cellulare non prende e dovrò quindi restare all’allerta, in attesa della mia amica. Mi guardo intorno, è una vera passerella, affluisce di tutto: personaggi famosi, noti, meno noti ma quasi tutti con una “corte dei miracoli” che li segue o li anticipa affinché a nessuno sfugga il loro ruolo, l’importanza della posizione raggiunta. E poi intorno a tutti questi personaggi uno sciame di "addetti ai lavori” che industrioso si muove rassegnato e tutto sommato indifferente.
E va bhe, penso, il comportamento dei “tromboni tronfi” (così li chiamo in genere) è sciocco ma tutto sommato ha una sua logica, non condivisibile ma comprensibile. Ma quelli che capisco sempre meno sono loro “la corte dei miracoli” che, non si sa bene perché, scodinzola felice, convinta di aver raggiunto chissà quale quarto di nobiltà soltanto per essere arrivata sotto gli scalini del trono.
Torno ad osservare.

È un continuo ciao ciao, splendidi sorrisi e plateali abbracci ma soprattutto un’ostentata volontà di mostrarsi molto più a proprio agio di quanto in realtà non ci si senta. In verità è un continuo osservarsi, misurarsi, e principalmente valutarsi in base a criteri sconclusionati, erronei, che ben poco hanno a che fare con gli effettivi meriti di ognuno.
E’ evidente che siamo in preda ad una pericolosa forma di follia. Metà delle energie impiegate in questa sala sono disperse in azioni inutili, che non produrranno nulla, che ancora più semplicemente non hanno alcun senso.
Mi dico che forse sto esagerando eppure più mi guardo intorno e più mi viene in mente Pirandello e la sua teoria sulle maschere che indossiamo. Qui ne hanno tutti almeno due o tre ed è così evidente che tutto quel pavoneggiarsi ed agitarsi m’intristisce nella pochezza degl’intenti ma paradossalmente mi rimanda ad un non so che di comico, infatti, con tutto questo sovrapporsi di maschere nessuno, in fondo, sa veramente con chi sta parlando. Il vero “Se” d’ognuno chissà dov’è.
Ma non voglio essere ingiusta, so che purtroppo queste sono le regole del gioco e non è per niente facile svincolarsi. Però quando mi trovo davanti “ Tesoro” il mio auto controllo sbanda e la volontà di trovare una giustificazione anche all’impossibile mi gira decisamente le spalle.
“ Tesoro” è uno dei tanti personaggi che si aggirano nella “ Corte dei miracoli” e con scaltrezza non ricordando i nomi di tutti si rivolge a chiunque chiamandolo “ amore o tesoro”. Con me non fa eccezioni, soltanto che oggi più di ieri non ho nessuna voglia di sentirmi chiamare “Tesoro” e vorrei dirglielo, magari con un sorriso altezzoso ma non ce la faccio, è già via, impegnata in un nuovo abbraccio, in un nuovo “Tesoro!!!”.
L’incontro con “Tesoro” mi divide in due: una parte di me, quella seria ed insofferente all’idiozia mi spinge decisa verso l’uscita, l’altra quella biricchina ed ironica cerca di opporsi suggerendomi di notare le scene da zoom fotografico imperdibili che si svolgono intorno a me ed il mio senso del fermo immagine vince e mi trattiene.

Arriva un Lui, non so chi è ma la signora matura accanto a me si illumina come un filo incandescente per essere stata pubblicamente salutata, e nell’enfasi dell’emozione compie una totale torsione del busto regalando alla platea un sorriso cavallino che ha del terrificante, ma lei non lo sa, pensa soltanto a quanti gradini sia riuscita a salire grazie a quel piccolo gesto di riconoscimento pubblico e le basta così, per i meccanismi che animano questo luogo meglio non poteva andarle. Più avanti un altro miracolato di giovane età riceve, sempre dallo stesso Lui, che intanto continua ad avanzare nella sala, un sguardo di saluto, più che altro un cenno ma tanto basta a farlo impennare all’indietro quasi fosse incapace di sostenere il peso di tanta grazia.
A questo punto non posso che trovarmi d’accordo con lui, il grande Schopenhauer quando sostiene che: “ Fa troppo onore agli uomini chi attribuisce un grande valore alle loro opinioni.” Ma qui funziona così e tutti s’inchinano a quello che la massa crede d’aver deciso, crede essere inopinabile in quanto socialmente condiviso e ben pochi hanno il coraggio di imporre il proprio stile, il proprio modo d’essere perché, ad onor del vero, non è per niente facile.
Tutto sommato infatti, nonostante l’età adulta, anche in noi resistono forme d’adolescenziale insicurezza le quali, messe sotto pressione dalla spietatezza del comune giudizio, ci spingono ad essere quello che non siamo, accettando comportamenti assurdi e poco dignitosi per il nostro Io.
Non è colpa di nessuno ed è colpa di tutti.

Ma io vengo dall’Africa e poi dalla mia gita a cavallo e non è neanche colpa mia se ciò che ho visto e di conseguenza provato ha ampliato ulteriormente il profondo disagio che già provavo nei confronti di regole e modalità che non riconosco valide in quanto oggettivamente stupide, e so che alla fine questo è un bel guaio perché io vivo qui e questo è il mio lavoro ed a me il tutto piacerebbe anche se solo fosse meno falso e più concreto. La vita, quella che intendo vivere è altro e pulsa e mi chiama ed a volte sa farmi male ma non posso più stare lontano da lei, dai rapporti umani veri e quanto più possibile sensati e tutto questo teatrino mi sembra una farsa giullaresca che quando non m’innervosisce mi annoia terribilmente.
Il resto poi, questo gran girare a vuoto, lo sprecare energie preziose per cercare di adeguarsi ad un livellamento mentale privo di saggezza, mi sembra veramente ed unicamente una gran perdita di tempo e lo sapete, perché l’ho scritto in un mio precedente post, cosa penso della “impagabilità del mio tempo”. E’ un bene assoluto ed intendo usarlo per altro.

lunedì 24 settembre 2007

Augurio a me stessa


Cosi come, il giorno che ti ha dato al mondo,
il sole si offriva al saluto dei pianeti,
subito tu crescesti e continuasti a crescere
secondo la legge in base alla quale eri apparso.
Così devi essere, non puoi sfuggire a te stesso,
così dissero già le sibille e i profeti,
e nè tempo nè potere alcuno possono frantumare
una forma impressa, che, vivendo, si sviluppa.
Goethe

domenica 23 settembre 2007

Sono anche io un Grillo Parlante?

Oggi Grillo ha invitato i cittadini italiani a partecipare ai consigli Comunali per rendersi conto di quanto accade a telecamere spente all'interno di questi luoghi.
Io lavoro in questo ambito e sono anni che incito i miei amici, i conoscenti e tutti coloro con i quali mi capita di parlare di politica, a partecipare ai Consigli Regionali, Provinciali e Comunali. E chi mi conosce lo sa.
Peccato che, non essendo famosa, alle mie parole viene dato un peso relativo, ed anche questa è cosa risaputa, ma oggi mi è venuto proprio da ridere nel sentire questa notizia e vezzosamente non sono stata capace di trattenermi ed auto lusingarmi sul Blog.
Grillo ha parlato e qualcuno sicuramente si recherà ad assistere a qualche seduta di Consiglio. Io, ahimè, non sono stata capace di smuovere non dico le masse ma neanche il mio vicino di casa. Ho ascoltato milioni di lamentele sugli argomenti più disparati ma in tutti questi anni nessuno, dico nessuno, di questi cittadini arrabiati ha trovato la voglia od il tempo di seguire il mio suggerimento.
Ognuno tragga le proprie conclusioni.

venerdì 21 settembre 2007

Gita a cavallo


Lo scorso fine settimana sentivo veramente un gran desiderio di natura, voglia di verde, di sole e di una buona passeggiata a cavallo. Io non vado mai a cavallo, l’ultima volta mi è capitato anni fa, una decina per l’esattezza. Questo improvviso desiderio quindi mi è sembrato così stravagante da essere preso subito in gran considerazione.

Consulto familiare, condivisione della proposta e decisione: si parte. Un sano week-end tra le colline umbre in un piccolo agriturismo perso nel nulla. Una magia.

Sabato mattina, dopo una favolosa colazione all’aperto, ci rechiamo all’appuntamento con il nostro buttero per la gita a cavallo ma c’è un problema, uno degli animali ha perso i ferri e la passeggiata deve essere rimandata al pomeriggio. Poco male ci dedichiamo ad una piacevole camminata tra i boschi. Semplice pasto, riposino e torniamo sul luogo dell’appuntamento. Il mandriano non c’è ed i cavalli neppure. Attendiamo. Dopo circa mezz’ora arrivano tre bimbette accaldate e con il fiatone. “La cavalla” ci dicono “ non si fa prendere e papà sta cercando in tutti i modi di risolvere il problema”. Rimaniamo in attesa. Tornano le bimbette, sempre più accaldate. Niente da fare, la cavalla non ne vuole sapere, per oggi dobbiamo rinunciare al nostro programma. Con le indicazione delle bambine raggiungiamo il povero cavallerizzo. E’ madido di sudore e non sa come scusarsi per l’inconveniente. Lo rassicuriamo e fissiamo un nuovo appuntamento per la mattina successiva. A questo punto potremmo andare ma restiamo a guardare divertiti, almeno noi, la cavalla ribelle che fugge in ogni dove ed il povero uomo che con qualunque mezzo e vari tipi di tranelli non smette di tentare la presa. Per quanto questa puledra ci sia simpatica ognuno di noi si augura di non averla in sorte il giorno dopo.

Domenica mattina, nuovo appuntamento e finalmente siamo tutti presenti compresa la cavalla ribelle che, a dire il vero, continua a non sembrare molto disponibile ma il buttero oggi non transige e si monta a cavallo. Ossia gli altri montano in sella, per me la faccenda è più ostica del previsto e per quanto mi sia illusa di aver prodotto un poderoso slancio resto con un piede infilato nella staffa ed il resto del corpo avvinghiato di traverso alla sella. Il povero buttero assume un espressione perplessa, vorrebbe aiutarmi e l’istinto gli suggerirebbe di darmi una bella spinta ma la buona educazione glie l’impedisce ed io conscia della posizione ridicola inizio a ridere perdendo anche le ultime forze a disposizione. Poi uno scatto d’orgoglio e mi ritrovo in sella. E’ evidente la mia assoluta mancanza di agilità ma non demordo ed assumo con un certo contegno la postura consigliata.
La mia cavalla si chiama Asia, è tranquilla ma molto golosa, vorrebbe quindi ignorarmi e continuare a mangiare ma non si può, la gita ha inizio. Asia però traccheggia e continua a fermarsi per gustare erbette, io con tono deciso tento di dissuaderla e tiro le briglie, lei infastidita ogni volta si vendica ripartendo al trotto. Tra l’ilarità generale cerco di non perdere l’equilibrio. “ “Stringi le ginocchia” mi suggerisce il nostro accompagnatore ed io diligente cerco di farlo ma ogni volta il dolore alle gambe aumenta. Resisto e mi concentro, io ed Asia dobbiamo riuscire a comunicare.
Intanto attraversiamo sentieri bellissimi e l’atmosfera è esattamente quella che avevo sperato. Passeggiando io ed Asia sembriamo aver trovato un punto di contatto, evito anche i rami e questa conquista m’inorgoglisce ma lei come intuendo i miei pensieri di tanto in tanto si gira e sembra osservarmi. Possibile? Eppure mi guarda ed i suoi occhi assumono un’aria compassionevole, ha capito la mia buona volontà ma non devo illudermi tra noi due è lei che regge le briglie.
Dopo quasi due ore di passeggiata e sprazzi al trotto le mie ginocchia m’implorano di smetterla e tornare a casa. Gli ultimi dieci minuti sono un tormento. Finalmente arriviamo. Smonto da cavallo, le miei rotule sono due perni doloranti ed io zoppicando salgo in macchina. Il mio essere cittadina ha azzerato la mia capacità di muovermi in modo naturale nel mio contesto naturale. La verità, per niente semplice d’accettare, mi spinge a molteplici riflessioni che rimando però ad un prossimo post.

mercoledì 19 settembre 2007

La giuria

Oggi tra le righe di questo post si svolgerà un processo simbolico.
L’imputato sarò io e verrò difesa dalla mia parte emotiva –forza di volontà.
L’accusa per la quale mi sottoporrò al vostro giudizio riguarderà la mia passione: la scrittura.
Il Pubblico Ministero che si occuperà di dimostrare la mia colpevolezza sarà la mia coscienza.
Poi ci sarà un giudice a cui darò voce cercando di non influenzare le sue opinioni.
Voi sarete la giuria e, se vorrete, potrete esprimere la vostra opinione attraverso questo blog o canali a voi congeniali.
Un ultima cosa… il post è un po’ lungo ma il caso è articolato ed io conto sulla vostra curiosità.
Ed ora andiamo a cominciare.



-Giudice: Imputato come si dichiara?
-Imputato: Innocente sig. Giudice
-Giudice: Si metta agli atti; P.M. - coscienza prego, può iniziare.
-P.M. Coscienza: Sig. Giudice vorrei esporre i fatti e contemporaneamente, per brevità, interrogare l’imputata.
-Giudice: Sono d’accordo, proceda pure.

-P.M. Coscienza: Sig.ra come ben sa è chiamata a difendersi in questa corte poiché lei a causa della sua passione, la scrittura appunto, sta trascurando molti aspetti della sua esistenza, compresi alcuni affetti che probabilmente a causa sua potrebbero soffrire dei disagi. Riconosce come vero ciò di cui la sto accusando?
-Imputato: Non del tutto Sig. P.M., io sto facendo del mio meglio per conciliare la mia passione con il resto della mia vita ma questo purtroppo non è sempre facile anzi, a volte è estremamente difficile.
-P.M. Coscienza: E’ pur vero che da quando lei ha lasciato a questa passione la possibilità d’emergere e trovare spazio nel suo tempo, la situazione l’è in imparte sfuggita di mano, e lei non pensa ad altro che a cosa scrivere o come scrivere?
-Imputata: Si è vero ma vorrei spiegare a questa corte le miei motivazioni.
-P.M. Coscienza: Ma la prego, siamo qui per questo.
-Imputata: Sig. Giudice, Avvocato, Giuria… io amo la scrittura da molto tempo, mi sono innamorata di lei sui banchi della scuola elementare e, come tutti i bambini, pensavo che questo incontro fosse una cosa bellissima ed importante per il mio futuro. Fare infatti, di questo amore la mia professione mi sembrava una grande idea, e mossa dall’entusiasmo immaginavo che sarebbe stato semplice, bastava volerlo ed io lo volevo, con tutto lo slancio dei miei pochi anni. Poi la vita ha un po’ stravolto i miei percorsi ed io ho dovuto rinunciare o forse sarebbe meglio dire che non ho più creduto di poter realizzare questo sogno. L’ho accantonato, ignorando tutte le promesse che avevo fatto a me stessa ed al sentimento che mi univa a lei.
Ma non l’ho dimenticata, quello che provavo per lei era sempre dentro di me e pulsava ed urlava cercando di richiamare continuamente la mia attenzione ma io evitavo di ascoltarla. Pensavo che ormai per noi non ci fosse più futuro, erano passati troppi anni, troppe cose ormai m’impedivano di vedere la strada che avevo ipotizzato quando ero piccina ed a quel punto mi è mancato il coraggio, quello necessario a cercare nuovi percorsi, altre possibilità. Mi sembrava un’impresa impossibile, disperata e con pochissime possibilità di riuscita.
-P.M. Coscienza: Ed aveva ragione. D’altronde in tutti quegli anni aveva compiuto altre scelte, preso degli impegni importanti ed è stato saggio da parte sua desistere.
-Imputata: Giusto dice? Saggio? Ma come può dirlo, sa perfettamente quanto questa rinuncia mi sia costata, quanto aver desistito mi abbia fatto soffrire, facendomi sentire una vigliacca, una donna incapace di seguire l’istinto del cuore.
-P.M. Coscienza: Si certo lo so, ma questo non cambia il dato oggettivo che ora esiste; la sua vita, a questo punto, non può essere sacrificata totalmente a questa “ passione”. Lei ha una famiglia, un lavoro, una serie di rapporti affettivi e sociali a cui non può sottrarsi, che non possono venire dopo questo “ grande amore”. Alla sua età, dovrebbe conoscere i limiti da dare alle personali esigenze e comportarsi da donna matura e responsabile.
-Imputata: E no signori, io sono stufa di comportarmi da donna responsabile, non faccio altro da tutta la vita. Sa cosa affermava O. Wilde: “ La vita è troppo breve per sprecarla a realizzare i sogni degli altri.” Ed io penso che avesse proprio ragione. Non posso più aspettare, questo è il momento ed io questa volta non intendo fare nessun passo indietro.
-P.M. Coscienza: E come la mettiamo con tutte le incombenze in cui volontariamente si è infilata? Dimentica le cose, ha sempre la testa tra le nuvole ed i suoi pensieri sembrano totalmente assorbiti da questo vecchio amore.
Ci sono momenti in cui anche un gesto affettuoso, una telefonata di un’amica, perfino mangiare tutto sembra disturbarla o non interessarla.
-Imputata: Ma non è vero, le cose non stanno esattamente come lei le sta esponendo. Io cerco di fare del mio meglio e corro e mi do da fare per cercare di soddisfare qualunque richiesta, ogni necessità ma scrivere non è soltanto un atto fisico, scrivere vuol dire pensare, significa dare spazio alle emozioni perché viaggino dentro di me e si trasformino in pensieri e poi in parole e questo richiede tempo, attenzione. Non è possibile incanalare la creatività tra una riunione ed una cena, la mente ha bisogno di spaziare. Per questo i grandi scrittori tendono ad isolarsi, a viaggiare.
-P.M. Coscienza: Si ma lei non è ancora una grande scrittrice, non sappiamo neanche se lei è una scrittrice. Il suo scrivere non produce effetti economici e questo, se mi permette, delimita qualche differenza.
-Imputata: Lo so, è vero ma come faccio a dimostrare la qualità del mio scrivere se non ho tempo per farlo, se i miei pensieri vengono continuamente interrotti? Questa è una lotta impari, ingiusta.
Per diventare una vera scrittrice ho bisogno di tempo, di tranquillità.
-P.M. Coscienza: E nel frattempo come la mettiamo con il resto della sua vita? Con i conti da pagare, con i ruoli che lei a scelto e che ora deve, dico, deve anteporre a tutto?
-Imputata: Non lo so, io chiedo soltanto a questa corte di considerare le mie ragioni ed emettere un verdetto che mi dia la possibilità di non sentirmi sempre in colpa se dimentico di comprare il latte o non mi accorgo che si è fatto tardi. Sto continuando a lavorare, cerco di fare del mio meglio per tutto il resto ma anche Lei, P.M.- Coscienza, potreste dimostrami un po’ di comprensione e non tormentarmi sempre con tutti questi sensi di colpa. Le passioni riempiono la nostra vita di gioia, fanno splendere i nostri animi e questo ci rende più ricchi interiormente e di conseguenza più disponibili con il prossimo. Non credo che potrei essere una persona migliore se ancora una volta anteponessi tutto il resto del mondo a me stessa. Mi trasformerei in una di quelle persone tristi, rancorose ed insoddisfatte e tutto ciò non gioverebbe a nessuno, tanto meno alla mia famiglia, ai miei amici. Quindi vi prego cercate di comprendere questa mia passione, così come siete inclini a fare quando qualcuno vi parla di un grande amore. In quel caso generalmente sorridete, guardate l’altro con aria complice e comprensiva, ecco vi chiedo di guardare me con gli stessi occhi, con la stessa aria bonaria. Non chiedo altro. Un po’ di tempo e comprensione.
Forse il tempo darà ragione a lei Sig. P.M. - Coscienza oppure dimostrerà il contrario e Lei ed anche tutti voi mi direte che ho fatto bene ad insistere, a perseguire il mio sogno. Il tempo come ho sentito dire in un film porta tutto alla luce…. Quindi datemi fiducia ed aspettate con me.
-P.M. Coscienza: Io ho finto il mio intervento.

-Giudice: Bene a questo punto chiedo alla Giuria di ritirarsi per emettere il verdetto. La seduta è aggiornata alla vostra decisione.