Un pò di me e la mia intervista con Maurizio Costanzo e più in giù in nuovi post

giovedì 7 novembre 2013

Il punto di R


Prima arriva il malessere,  spiacevole sensazione dai contorni indefiniti che nello stato emotivo indica di non sentirsi a proprio agio in una precisa situazione.
Poi subentra la presa d’atto, brutale momento di verità, o di realtà in cui per un complicato sistema d’incastri la mente, gli eventi, il contesto d’azione mettono in ordine il malessere e lo definiscono. Questa fase può anche avere una cronologia inversa: contesto, eventi, mente, ma il risultato non muta.
La verità/realtà irrompe con tutta la sua potenza e spiazza qualunque melina avevamo messo in atto per resistere al determinate passaggio successivo: la consapevolezza.
Consapevolezza: istante sublime in cui tutti i nostri circuiti celebrali ed emotivi convergono e s’innalzano per condurci fuori, in alto, alla luce. Nonostante la spinta positiva, anche questa fase, come ogni atto che ci conduce ad un’espulsione ha in se una dose di dolore da cui non si può prescindere. Ma ogni espulsione, fisica o mentale che sia, include inevitabilmente anche una parte di piacere: il blocco che ci costringeva, chiudeva, bloccava, tappava è saltato.
Aria. Luce. Vita.
E così un po’ stremati ci ritroviamo in una nuova dimensione, ancora increduli ed un tantino disorientati.
Dobbiamo ricapitolare, riordinare, digerire, insomma metabolizzare la somma di tutto ciò che è stato ed evidentemente non è più. Ma per quanto  possa apparire complicata direi che questa è la fase in cui, anche se storditi, iniziamo a sgranchire il nostro essere di fronte ad un nuovo orizzonte.
Appena riprese le forze iniziamo a guardarci intorno, ci rialziamo, cerchiamo di capire che direzione prendere, o meglio quale di tutte le possibili direzioni è quella che preferiamo, desideriamo prendere. Ma prima di poter decidere dobbiamo ancora compiere un ultimo passaggio: il distacco.

Il distacco è il momento del taglio, della decisione voluta di lasciare dietro di noi ciò che non è più adeguato, giusto, comodo per noi. E’ un punto fondamentale che segna il cambiamento definitivo.
Guardiamo indietro e serenamente/consapevolmente sappiamo, perché sentiamo, che non potrà mai più essere ciò che è stato.
E’ un po’ come liberarsi da un vestito stretto, un legaccio doloroso, un peso che ci rallenta, da una condizione emotiva o psichica in cui non riusciamo né vogliamo stare. Impossibile tornare indietro, anche qualora ci provassimo sarebbe un insuccesso garantito, una pantomima inutile che prima o poi ci riporterebbe a rivivere la stessa scena. Quindi…
Zac!
Liberi, finalmente!
Sì, liberi poiché per quanto doloroso possa essere stato il percorso, per quante parti di noi abbiamo dovuto disincantato da un sogno, da una volontà, da un progetto in cui avevamo fermamente creduto. Per quanto abbiamo dovuto macerarci, lottare, piangere e dolerci, sempre e per fortuna arriva il momento della rinascita.

La rinascita è quell’istante sublime che generosamente si dilata in una spazio temporale imprecisato, in cui tutta la bellezza e la forza del nuovo si distende davanti a noi, si fa terreno ed ali per consentirci di scegliere dove e come vogliamo andare.
E’ il momento impagabile del “Tutto è possibile”. E’ quel lampo interiore che ci fa provare l’indescrivibile sensazione di quanto sia potente la vita, la spinta del vivere. E per quanto gli altri o noi stessi proviamo a maltrattarla, svalutarla, svilirla, lei, come una buona madre, non smette di offrirci infinite possibilità.
Sono lì, sono nostre, possiamo scegliere, possiamo decidere, possiamo…
Non è facile vivere, non lo è per niente, ma è molto più doloroso decidere di arrendersi, di volersi attaccare alle poche gocce di un rubinetto ormai rotto.

Rialzare la testa, pulirsi gli occhi, schiarirsi i pensieri e poi la voce, spolverarsi via la polvere e prepararsi a ricominciare costa tanta fatica e dolore, ma smettere di credere in se stessi e nella generosità del proprio esistere sarebbe… Be, ognuno trovi la propria definizione, per  quanto mi riguarda la definizione è: imperdonabilmente ingiusto.


martedì 15 ottobre 2013

Alla mercé degli eventi



Questo è veramente il paese del tutto ed il contrario di tutto. Nel nostro paese ci siamo abituati a non dar valore a ciò che si dice né a ciò che si ascolta. Tutto può essere contraddetto nel tempo di un istante. La parola, l'affermazione di un pensiero, l'espressione di una volontà, tutto diventa una sostanza deformabile per l'opportunismo del momento. E' una modalità comportamentale per certi aspetti comoda, ma che rende un popolo insicuro del valore stesso dei suoi principi. Non c'è direzione, non c'è progetto, non c'è un riconoscimento definito di ciò che è o non è. Navighiamo a vista senza conoscere le rotte. Il timone è nelle mani della casualità.

giovedì 3 ottobre 2013

In onore degli indifesi



 
 
Sarò sempre dalla parte degli indifesi, dalla parte di chi sembra essere nulla ed invece nulla non è.
Sarò sempre dalla parte di chi, derubato “apparentemente” della propria dignità, ha gli occhi puliti di chi non ha colpa.
Sarò sempre dalla parte dei bambini, di ogni singolo bambino.
Sarò sempre dalla parte delle donne abusate, schiavizzate, malmenate, uccise.
Sarò sempre dalla parte di chi subisce ingiustizie e soprusi.
Sarò sempre dalla parte dei poveri.
Sarà sempre dalla parte di coloro che la natura ha reso fisicamente più fragili o malati.
Sarò sempre dalla parte di chi, impossibilitato nel ricevere un’adeguata cultura, viene raggirato, sbeffeggiato, truffato, relegato in posizioni sociali scomode ed infami.
Sarò sempre dalla parte di chi pur non avendo sa dare, fosse anche una parola buona od un sorriso.
Sarò sempre dalla parte di chi attraversa il mare non sapendo nuotare, ma ha coraggio e sogni e decide di rischiare.
Sarò sempre dalla parte di chi è costretto ad ipotecare la propria vita salendo sulla barca di Caronte per un pugno di soldi.
Ma sarò anche sempre dalla parte di chi aiuta, protegge, cura, assiste, salva, insegna, accoglie,  di chi, in un sole termine, ama.
Sarò sempre dalla parte di chi costruisce ed unisce, amalgama, valorizza, dona.
Sarò sempre dalla parte di chi combatte e lavora per la libertà propria ed altrui.
Sarò sempre dalla parte di tutti coloro che la bellezza la irradiano dall’anima, senza bisogno di titoli ed orpelli.
Userò, finché ne avrò, la mia voce, i miei pensieri, la mia attenzione, il mio coraggio, la mia energia in favore ed aiuto di chi è in difficoltà, dolorante, solo, invisibile.
Lo farò perché credo nella solidarietà, nel tendere una mano, nel dividere un pezzo di pane, un bicchiere d’acqua.  Lo farò perché credo nel rispetto.
Ma lo farò anche perché sono umana, imperfetta ed un po’ egoista e quindi credo che la mia vita non  avrebbe gli stessi colori, né profumi, né gioia, né bellezza se io non fossi in grado di condividerla con chi mi circonda, anche se non sempre è facile e le personali preoccupazioni a volte distolgono il mio sguardo.
Gli altri sono io ed io sono gli altri e chi non ci crede è davvero un povero ed infelice essere disumano.
In onore delle vittime degli sbarchi sull’isola di Lampedusa.
In onore delle vittime di qualunque bassezza umana.
 
 
 
 

domenica 15 settembre 2013

Si fa presto a dire: " E' una semplice lumaca!"


                                 


Se un uomo, matematico razionale come mio marito, incontra una lumaca per due giorni consecutivi pensa:" Ha piovuto."Se io, donna astratta e romanzata, incontro una lumaca per due giorni penso:" Non può essere un caso, cosa significherà?"E allora faccio una ricerca, mi documento e scopro un sacco di nozioni interessanti: interpretazioni simboliche, significati culturali/religiosi, fino ad arrivare a scoprire che la casetta a spirale della chiocciola riflette la costante matematica universale espressa dalla serie numerica di Fibonacci che troviamo in tantissime specie viventi e che, a sua volta, la spirale simboleggia il mistero profondo della vita e l'unità di tutto ciò che esiste. E allora, ormai appassionata all'argomento, approfondisco la conoscenza con la serie numerica di Fibonacci che mi conduce passo passo ad altre formule, ad altre scoperte che, messe tutte in relazione, mi svelano che un preciso ed attuale evento della mia vita non è poi così casuale, ma bensì è collegato e finalizzato a...E poi mi torna in mente un vecchio detto arabo, il quale sostiene che: se un evento accade una volta può non ripetersi, ma se accade due volte si ripeterà sicuramente ancora una volta e quindi non va sottovalutato. Insomma, si fa presto a dire: è solo una lumaca. In realtà, e questo lo penso da molto tempo, noi siamo parte di un universo che si compone di equilibri, composizioni matematiche, alchimie, significati ed elaborazioni talmente ampi da non riuscire spesso ad essere contenute ed esplorate dalla nostra mente. Ma quello che a me appare sempre più chiaro è che la famosa casualità è una semplificazione molto approssimativa a cui ricorriamo per non farci venire il mal di testa.
Al contrario, se ponessimo un'attenzione diversa a ciò che ci accade, gli avvenimentii a volte apparentemente banali o sconclusionati potreberro rivelarsi, a differenza di quanto pensiemo, assai logici, poco astratti e molto precisi.
Non ultimo, la curiosità e l'abitudine a porsi la famosa "seconda domanda", se non sarà sempre in grado di svelarci i misteri profondi della vita,  almeno ci porterà a qualche conoscenza in più e si sa, la cultura non basta mai.

lunedì 26 agosto 2013

Inestricabile groviglio






Odori perforano la mente

Era scritto

nella penombra

Inestricabile groviglio

Sarebbe stato così
per…

 

mercoledì 21 agosto 2013

La bellezza dell'attesa





 

In ogni esistenza si verificano periodi di iper attività di vita, fasi convulse in cui eventi e situazioni si succedono e sovrappongono senza darci il tempo di una tregua. Possono esseri periodi belli o brutti, oppure mescolati di accadimenti  sia belli che brutti,  ma in ogni caso prima o poi ci condurranno in un luogo chiamato “sosta ed attesa” in cui saremo obbligati a fermarci, per un tempo imprecisato, nel quale avremo la possibilità di recuperare le forze lasciando che  tutto il vissuto possa essere elaborato e compreso.
Le scelte importanti, i cambiamenti profondi, i progetti che avranno una valenza significativa nella nostra vita non si sviluppano in modo superficiale, anche se a volte così potrebbe apparire. In realtà il processo di un cambiamento è lento ed intimo e prevede sempre la dualità tra l’impetuosità della vita ed i suoi tempi di attesa.
Come esseri umani tendenzialmente non siamo portati ad avere pazienza, lo stereotipato concetto del “vivere” più che del  “capire ciò che stiamo vivendo” è l'inganno verso cui l’ultra veloce società  che ci circonda ci sospinge. Ma è un inganno appunto, una strada sbagliata che a volte ci costa il risultato tanto desiderato.
l fato insieme alla vita ci regala tante opportunità. Mille volte la fortuna sotto forma di ciò che desideriamo ci passa davanti, ma non dandoci tempo non la decodifichiamo e quell’opportunità passa. Attendere è però oggettivamente faticoso. Un sforzo psicologico indiscutibile. L'apparente non agire comporta un controllo ed una volontà ferrea, necessità di consapevolezza e lungimiranza. Saper aspettare è un dono, una declinazione dell'intelligenza, un'intuizione che racchiude razionalità ed istinto. Saper aspettare è un'arte. E' sapere che si sta viaggiando adagiati su un mezzo lussuoso e raffinato. Un mezzo che scivolerà silenzio ma potente tra il rombare confuso e dispersivo di ciò che lo circonda oltrepassandolo.
Saper attendere ci rende apparentemente invisibili, ma l'invisibilità se usata volontariamente diventa magia.
Il tempo è il più grande dono che un essere umano ha disposizione e falsamente si giudica di perderlo se non si agisce, ma spesso è vero il contrario.
Darsi tempo, aspettare, lasciare scorrere sono gli strumenti più saggi con cui inquadrare e definire i nostri desideri nonché i nostri progetti.

Metaforicamente la vita è visualizzata come un cammino, ma nessun cammino, nessun viaggio sono privi di soste, di verifica delle direzione intrapresa, della contemplazione di ciò che stiamo attraversando.  L’attesa è un cammino nel cammino. Se il nostro procedere interiore non sarà adeguato al procedere nei nostri giorni difficilmente riusciremo ad arrivare lì dove desideriamo, difficilmente riusciremo a comprendere se quella meta l’abbiamo già raggiunta e magari oltrepassata.  Nessun grande traguardo si conquista senza fatica e l’attesa e la conoscenza richiedono impegno, ma quel che troppo frequentemente sottovalutiamo e che sanno sempre come ripagarlo.

giovedì 6 giugno 2013

Terra secca e sassi





Terra secca e sassi, ma forse laggiù esiste un'oasi.

Nessun deserto è sempre deserto.

E forse io sono una donna del deserto più di quanto creda, più di quanto sia disposta ad ammettere.

E' questa la lotta incessante a cui non voglio arrendermi.

Terra secca e sassi.

Acqua e fiori.

L'impossibile.

lunedì 13 maggio 2013

Incoscienza





Io,te, un caffè…

Non è cosa da poco entrare nel cuore di una persona, bisognerebbe andarci piano, fare attenzione, un passo dopo l’altro cautamente. Ed invece io non sono prudente, mi lascio tentare dal desiderio folle della scoperta, del viaggio nello sconosciuto ed oltrepasso la tua porta improvvisamente spalancata. Con foga mi trascini dentro ad un’interiorità che non è solida come credevo ed ha troppi bui. Ci sbatto addosso, ci frano dentro ricoprendomi delle tue macerie, ferendomi con la tua malinconia. Com’è diverso il tuo intimo sentire dalle immagine stese ad abbagliare gli occhi. Il tuo dolore è nero cupo ed improvviso mi avvolge stringendosi irruento al mio corpo, lo lascio fare, lascio che si ristori in me, lascio che tiri un respiro con il mio ossigeno, lascio che le tue mani si attacchino al mio cuore per sostenersi. Sapevi che non avrei opposto resistenza, ma non è cosa da poco entrare nel cuore di una persona, bisognerebbe essere delicati, ma so esserlo solo per te, per me ho solo incoscienza.



mercoledì 24 aprile 2013

Ma che rivoluzione?




Che dispiacere veder piangere una persona perbene. E che rabbia guardare od immaginare i ghigni di soddisfazioni di coloro che all’interesse del popolo, ancora una volta, hanno anteposto il proprio. Uomini e donne del Pd hanno tradito, nel segreto di un urna, la scelta dichiarata pubblicamente in un’assemblea del loro partito. Altri lo hanno fatto arroccandosi nei propri castelli a tirar cannonate contro tutto e contro tutti.
In queste azioni non c’è coraggio né nobiltà.
Le rivoluzioni si fanno a viso scoperto, portando fieramente avanti le proprie idee è proposte. Le rivoluzioni si fanno esponendosi, rischiando, dialogando, decidendo anche in modo impopolare ma chiaro e soprattutto costruttivo.
Perché, dopo questo scempio, un cittadino dovrebbe aver fiducia ed appoggiare politici di così fatta specie?
Comportamenti eticamente scorretti ed un progetto politico che dopo due mesi riporta il paese punto e a capo: stesso anziano Presidente, Governo di larghe intese ormai inevitabile, Grillo che cavalca l’onda già stanca del solo riformatore.
Ma che tipo di rivoluzione è questa rivoluzione?
Questo è la vertigine rigenerativa che sanno propormi giovani e rinnovatori della politica italiana?
Se parliamo di rigenerazione sono confusa.
Due mesi di discussioni e ci svegliamo nel “Tutto è uguale, anzi no, peggio”.
O forse la storia è un’altra ed i giovani sono stati solo creta nelle mani di personaggi ben più furbi ed esperti di loro?
O forse la storia è che, dietro a questa incomprensibile conclusione, un diverso triangolo umano sta lavorando a scenari ancora non visibili?
Di certo il popolo non ha vinto.
Di certo non hanno vinto i tanto attesi giovani che, alla loro prima vera prova di forza rigeneratrice, si sono dimostrati in parte ingenui, in parte manovrabili, in parte presuntuosi, in parte totalmente inadeguati.
Non ha vinto il Pd che forse avrà mandato all’aria una parte dei suoi vecchi dirigenti, ma solo una parte, e per di più si ritrova schiantato sotto ad un cumolo di fango e macerie che scoraggerebbe anche il suo più fedele sostenitore.
Non ha vinto il rinnovamento, né la rigenerazione di una classe politica. Non basta mettere nomi e facce nuove dentro ad un Parlamento per ridisegnare una diversa Italia. Per farlo servono menti capaci, libere, esperte, coraggiose, nutrite di buon senso, sostenute da una dose minima di etica politica e principalmente mosse dal desiderio di essere parte attiva nel bene comune.
Non serve urlare slogan facilmente condivisibili per compiere una rivoluzione di un sistema. Bisogna saperla pensare nella sua complessità e poi gestire nella totalità delle sue fasi.
Bersani ha commesso degli errori, alcuni davvero ingenui per un leader di partito, e per questo ha inevitabilmente pagato il suo prezzo, ma li ha commessi seguendo un ideale più elevato di quello dei suoi detrattori. Per questo è maggiormente perdonabile, per questo abbiamo perso due volte.
La storia insegna che il popolo sceglie sempre Barabba e quello che abbiamo visto compiersi, dentro e fuori dal Parlamento, ne è solo l’ennesima riprova.
Volevamo il nuovo che avanza e ci ritroviamo dentro la solita pentola a bollire, mentre qualcuno che non abbiamo saputo riconoscere, tranquillo, gira il mestolo per preparasi il prossimo pasto caldo.

 

 


martedì 19 marzo 2013

Basta un piccolo buon inizio

Non c'è niente da fare, basta un piccolo input, una buona idea, un pizzico di coraggio, un po' d'incoscienza ed il caso ci regala tutto il resto. Ossia mescola tutto e crea le cose migliori della nostra vita, quelle che ameremo per sempre, quelle che tra decenni staremo ancora lì a chiederci come diamine hanno fatto a realizzarsi.

martedì 26 febbraio 2013

The winner is...




Più che dentro la tempesta perfetta, io mi sento dentro l’occhio del ciclone.
L’Italia ha votato e ha sparso le sue scorie elettorali in tutto il mondo, mentre al suo interno una dimensione di stallo cosmico la immobilizza.
Chissà se Grillo aveva previsto che il 30% degli elettori avrebbero, incredibilmente, votato ancora una volta per Berlusconi e la sua banda.
Chissà se oggi pensa che il suo tsunami è un mezzo tsunami, poiché ha spazzato via i partitelli ma non quel partito che più di ogni altro ci lascia fermi nella storia, pietrificando la percezione del nostro paese al solito circo di nani e ballerine.

E chissà cosa pensano Bersani e Monti e Ingroia....chissà...

Personalmente non vedo alcuna vittoria in questa risposta elettorale. Non per gli italiani almeno.
Il movimento di Grillo entrerà in Parlamento in modo massiccio e solo per gli sprovveduti, in misura inaspettata. Ma insieme a questi nuovi rappresentati, torneranno a sedersi tra i banchi del Parlamento tanti personaggi inquietanti e impresentabili che il popolo italiano continua a scegliere sentendosene rappresentato.
 Il vero vincitore di queste elezioni, mi duole dirlo, è Berlusconi.
Un Berlusconi ormai decisamente anziano, con gli occhi a fessuretta, pluri- processato, come sempre scorretto nelle promesse, circondato da una specie di corte dei miracoli che ci rende inconsiderabili in qualsivoglia paese civile del mondo ma che, arrendiamoci alla realtà, come l’Araba Fenice rinasce dalle proprie ceneri.
Evidentemente, il fuoco che brucia l’Italia nella disoccupazione, nell’intolleranza, in un disagio economico sempre più preoccupante, in una insostenibile incapacità di rinnovamento, non tocca lui né quegli italiani che continuano a sceglierlo.
Possiamo arrabbiarci con la sinistra e la sua poca, indiscutibile, incisività.
Possiamo consolarci pensando che il movimento Cinque Stelle ha tolto da sotto il sedere alcune “note poltrone”.
Ma se siamo onesti, dobbiamo dirci che agli italiani, o meglio a una parte significativa d’italiani, questo paese senza senso etico e civile piace e ci si trova benissimo.
 Il trenta percento dei nostri elettori è vittima del “virus berlusconiano” e non ha nessun desiderio di guarire.
Tutt’altro è fiero e felice di esserne contaminato.
E il resto del mondo, tra perplessità e sconcerto, non sembra saper far altro che urlare e guardare.
Il vaccino, di cui parlava tanti anni fa Montanelli, mi appare, ahimè, ancora chimera. O forse, come capita per alcuni i vaccini medici, nessuno a davvero voglia di trovarlo.
Chissà...

giovedì 21 febbraio 2013

I punti che...




Sono vittima consapevole dei puntini di sospensione...
Uso odiato da molti e che io, al contrario, ho imparato ad amare.
Il punto è che la scrittura si adegua alla mia vita, si mescola a ciò che provo, si accavalla, s’innalza, vola o precipita, è carne della mia carne, è respiro e saliva dei miei discorsi interiori. E non posso farci niente se non desidero essere conclusiva come un punto, categorica come un esclamativo, di piccola pausa come una virgola, indecisa come un punto e virgola, bloccata da una torre di due punti. Non sento, insomma, il bisogno di porre, dopo l’espressione di un qualsivoglia pensiero, una barriera, se non forse la sinuosità di un punto interrogativo.
Ciò che scrivo non lo ritengo una verità assoluta, domani potrei cambiare idea, o farlo anche tra cinque minuti. Oppure potrei solo aver ipotizzato, aver lanciato nell’aria una possibilità, un desiderio, ma niente che non possa lasciare spazio ad un cambiamento, ad un aggiustamento. Per me non è tempo di frasi chiuse, di pensieri assoluti, di verità incontrovertibili. Tutt’altro, dichiaro con felicità che in questa parte della mia vita sono in sintonia con i puntini di sospensione… mi trasmettono una piacevolissima sensazione di libertà. Desidero lasciare la strada aperta, le porte socchiuse, lo spazio temporale in una percezione indefinita. Mi piace l’idea di un accenno, di un bisbiglio pronunciato in un respiro. Il suggerire quasi non volendo, distrattamente, delicatamente. A volte, se potessi usare la libertà dei versi poetici, non utilizzerei neanche i punti di sospensione. Lascerei la frase da sola
come sopra ad una vetta, immaginandola davanti ad un orizzonte infinito, nella libertà di scegliere che cosa fare: trattenersi, lanciarsi, cadere, volare, tornare indietro, sdraiarsi ad aspettare.
Appropriarsi, anche nella punteggiatura, di una propria forma espressiva non sarà aulico, ma lo vivo come un gran bel momento, un’anarchia saggia e lungimirante per la mia psiche affaticata da troppe regole.
In un mondo che si muove spinto e strattonato da tutte le parti, costretto da mode e modi di vita schizofrenici, il mio non concludere mi appare assai riposante, armonia pura, un lusso vero.

O, almeno, così mi sembra…

martedì 12 febbraio 2013

LOVE BOX - VANITY FAIR


Lo Staff di LOVE BOX - VANITY FAIR, dopo aver visitato il mio blog, mi ha chiesto di promuovere questa iniziativa, invito che ho accolto volentieri scrivendo la nota che leggerete di seguito, dove trovere anche le informazioni necessarie per partecipare a questo evento.

Un po’ finale “Cinema Paradiso”, un po’ “C’è post@per te”, nasce la possibilità per tutti gli innamorati di rendere immortale una loro dedica d’amore.
L’amore ama rendersi visibile ed è per questo che gli innamorati sono spinti ad esprimere il loro sentimento con infinita fantasia, non soltanto nei confronti dell’amato, ma rendendo partecipe tutto il mondo a loro disposizione.
E’ il sentimento più potente del mondo, il più creativo.
Quando siamo innamorati diventiamo audaci e nulla sembra impossibile. Siamo spinti a tentare qualunque azione o gesto affinché l’altro ci noti ed apprezzi.
Non esiste, infatti, felicità più appagante di quella che ci viene donata dall’incanto dell’amore.
Una malia talmente affascinate da rendere vana ed inutile qualunque spiegazione logica.
L’amore non vuole essere spiegato, vuole essere vissuto e cantato, recitato, scritto, danzato. Non è interessato a null’altro se non  a se stesso, tanto d’aver spinto il mondo a dedicargli una giornata speciale.
Superfluo quindi dilungarci su tutto quello che l’amore ha creato attraverso la mente e le mani di donne e uomini che di lui sono stati messaggeri. La bellezza dell’arte e di ogni scienza ce lo ricordano ogni giorno.
Ma al di là delle massime espressioni, questo sentimento si nutre e palpita anche attraverso i piccoli gesti di cui, chiunque di noi, può essere protagonista ed autore.

Grazie a LOVE BOX, un'applicazione creata ad hoc per l'occasione, i lettori di Vanity Fair, gli utenti del sito VanityFair.it e i clienti degli store COIN potranno inviare un personale videomessaggio parlando del loro Amore e partecipare così alla creazione di un unico grande "film" che vedrà la luce proprio nel giorno degli Innamorati.

Per partecipare è sufficiente scaricare gratuitamente l'applicazione LOVE BOX da iTunes o da Google Play (disponibile fino al 14/02), seguire le istruzioni e registrare il proprio messaggio.
In alternativa ci si potrà recare negli store COIN di Milano, Firenze, Roma, Napoli e Catania nei week end del 2/3 o 9/10 febbraio e realizzare in loco la propria registrazione.
Ogni messaggio inviato verrà pubblicato subito sul sito di Vanity Fair all'indirizzo VanityFair.it/LoveBox

Al termine dell'iniziativa, nel giorno di San Valentino, i singoli videomessaggi verranno montati in un unico lungometraggio d'Amore e proiettati sulle tv in-store presenti all’interno dei punti vendita COIN, sul videowall di Piazza V Giornate a Milano e sul sito di VanityFair.it

Perché no? Si potrebbe chiedere il vostro amore….
PER ULTERIORI INFORMAZIONI CLICCARE IL LINK RIPORTATO QUI SOTTO.

domenica 10 febbraio 2013

Nessuna verità


Non conosceva la verità, né la stava cercando.
Questa volta non le sembrava importante.
C’erano i desideri e le risposte ai suoi desideri.
Tutto il resto le appariva un vociare inutile e lontano