Per chi non lo sapesse in questi ultimi mesi non ho lavorato.
Avevo bisogno di una pausa ed una serie di circostanze mi hanno permesso questo break ,temporaneo. Molti miei amici mi guardano perplessi, increduli, in alcuni casi addirittura contrariati.
Non comprendono o stentano a comprendere che dopo tanti anni in cui il giorno e la notte per me non facevano più alcuna differenza, che il chiuso dei vari uffici mi aveva rubato il piacere di camminare, di sentire il sole e l’aria sulla mia pelle, che mio figlio era cresciuto, ed io dov’ero? Che ero libera senza esserlo, che non avevo più memoria che alle dieci della mattina il sole avesse quella precisa inclinazione e che, udite, udite, andare al mercato a fare la spesa, se non vai a tremila, può essere assai divertente oltre che salutare. Ma quello che più di ogni altra cosa in molti sembrano non comprendere è che io, dopo tutti questi anni di “vita dedicata”, avevo completamente perso i miei bioritmi. Quindi, poiché mi voglio bene, ad un certo punto mi sono ascoltata ed ho dato retta al mio istinto: era una questione di sopravvivenza, non potevo ignorami più.
Meno carriera e più vita.
Sarà per questo che le donne hanno meno possibilità sul lavoro? Perché ad un certo punto i ritmi imposti dagli uomini sono talmente assurdi che arrivi a dirti: ma chi me lo fa fare? Forse si, forse le donne, o almeno alcune donne, ad un certo punto si guardano veramente dentro e si dicono che forse non vale la pena, che il sacrificio è veramente troppo alto e rischi di arrivare alla fine della tua vita avendo dimenticato di viverla sono altissimi. E allora pensi che forse è meglio una passeggiata nel bosco che una sgomitata della collega, e che chi se ne frega, se lo prendesse lei il sorriso compiaciuto del capo, io ritorno alla mia vita, mi rimpossesso dei miei cicli e pazienza se guadagnerò un po’ meno. Tanto poi se non ho tempo per spenderli, di questi soldi, che me ne faccio? Li uso in ansiolitici od anti depressivi come ho visto fare a molti, per tenere il passo, per essere dentro l’ingranaggio insensato di questa società “lievemente” alienata e fuori di testa? Non credo sia una scelta saggia; e poiché leggere i filosofi, per me, non può rimanere unicamente un insieme di nozioni da sfoggiare, io ci medito su e cerco, come poso, di applicare i loro pensieri illuminati alla mia giornata.
Non lo so, non giudico le scelte altrui, ognuno conosce le proprie esigenze e le personali priorità ma io, amici miei, non ne potevo più. Tornerò a lavoro, non posso permettermi oltre questo lusso ma lo farò in modo diverso, con altre premesse, su altri ritmi.
Una volta fuori dal vortice scopri che molto di quello che ti hanno venduto, o che tu, arbitrariamente, hai creduto fondamentale per la tua mera esistenza, era un grande bluff e vedi tutto con altri occhi. E recuperi il tuo tempo, quello si essenziale.
IL LAVORO NOBILITA L'UOMO? DIPENDE...
( Parte seconda)
Ore 13.00, Villa Scipioni.
La villa della mia infanzia, quella vicino a casa, quella che ci arrivi a piedi.
Cielo plumbeo. Entro.
Sembra che non ci sia nessuno. Inizio a camminare. Voglio fare tutto il giro, magari più volte, prima che piova.
Mi guardo intorno non c’è anima viva: mi sembra incredibile. Ogni tanto dei rumori, ma sono soltanto uccelli. Improvviso il canto di un gallo: imperioso.
Stento a crederci. Mi sporgo per vederlo. Non ci riesco ma lui ripete il suo canto ed io mi metto a ridere. Solo a Roma, in pieno centro storico, si può assistere al canto di un gallo. Eppure….
La cosa mi mette allegria e continuo a passeggiare. Non c’è veramente nessuno. Mi sento una ragazzina nel bel mezzo di avvenimento fantastico. La villa dopo quarant’anni è tutta per me.
E per il gallo.
Un ultima occhiata al cancello d’ingresso e poi inizio a saltellare. Salgo su un muretto ed urlo un: EVVIVA E’ TUTTA MIA!!! E poi un: E’ BELLISSIMO!!! Mi sembra un dolce d’assaporare.
Allora corro, zompetto, faccio le giravolte e recupero sensazioni lontane. Ma la vita mi richiama alla realtà: avevo un appuntamento telefonico con un mio amico super impegnato. Mi fermo, provo a chiamarlo ma è troppo impegnato e non mi risponde.
Peccato, se l’avesse fatto avrei portato un po’ di questa meravigliosa pace nella sua aggrovigliata giornata.
Vedi che succede a lavorare troppo: non puoi ritrovarti padrone di un parco né puoi fartelo raccontare.
Certi che ne valga la pena e che non si abbia mai la possibilità di dire qualche no o fare qualche passo indietro rivedendo il proprio vivere?
4 commenti:
Cristina,
in questo caso stai parlare della tua personalissima esperienza. Il lavoro è un argomento delicato e molte volte scabroso. Accenni al fatto della differenza del lavoro tra uomo e donna (altro argomento enorme)ma quanti si possono permettere di prendere una pausa dal lavoro? In economia il vero costo che paghiamo è il tempo libero.
Se lavoro non ho tempo libero. Ma se lavoro di più (effetto reddito), guadagno di più e posso pagare qualcuno che fa alcuni miei lavori e guadagnare tempo libero.
In economia si chiama Utilità. Si assume che gli individui massimizzano la propria utilita’
Quale è il tuo Margine di Utilità? potere, prestigio, ruolo sociale,Consumo, Tempolibero?
E l'accesso al lavoro?
Stiamo assumendo che la tua felicita’ (la tua
utilita’ in termini economici) aumenti, se lavori meno.
Cioe’ le ore lavorate hanno un effetto negativo sulla tua utilita’. Ma questo si può fare su un mercato dove l'offerta di lavoro è abbondante e dove rimane a te la scelta se lavorare di + o - e ripartire poi il reddito tra tempo libero e lavoro.
Invece c'è gente nel Nostro mercato attuale che ti sparerebbe se leggesse il tuo post.
Con simpatia
Giamp, mi è venuto un giramento di testa... utilità, reddito, mercato ehi, ma qui si parla di persone mica di macchine. Sono più che consapevole che lavorare è un dovere sociale ed una necessità imprescindibile per molti, tra i quali ci sono anche io.
Ciò detto io volevo soltanto mettere in evidenza che lavorare e lavorare per dieci, dodoci ore al giorno per poi passare altre due ore in macchina in mezzo al traffico arrivando a casa strisciando senza più energia ed addormentarsi sul divano dopo aver mangiato, no, non credo che sia il massimo che possiamo agurarci. Poi, come giustamente dici anche tu, ognuno ha le proprie priorità e sceglie, nei limiti del possibile, come vivere ed a cosa dare la precedenza.
Ed è ovvio che il mio post parla di me, della mia idea di qualità di vita. Inoltre non sostengo che sia sbagliato lavorare ma soltanto che una società assennata dovrebbe lasciare il tempo alla propria collettività di vivere. Pensa soltanto a cosa comporta in termini di economia sociale, l'impossibilità da parte delle famiglia di provvedere in modo adeguato alle necessita di seguire i propri figli o di curare gli anziani. Nei paesi del nord europa, in gran parte dell'America alle cinque del pomeriggio vanno tutti a casa, negozianti inclusi e si dedicano alla propria vita, alla propria famihlia. Forse hai ragione, il mio era solo un post bucolico e tutti questi scenari avrebbero bisogno di uno spazio molto più ampio per essere sviscerati.
Con alterttanta simpatia.
E che vuoi farci, non pretendo che le miei idee siano condivise
Io parlavo di economia; tu hai risposto con il sociale. Adesso il rischio è che qualcuno faccia una sintesi politica :-)
Ma io sociale incide sull'economia...o no? E quindi diventa politica. Inevitabile.
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