Un pò di me e la mia intervista con Maurizio Costanzo e più in giù in nuovi post

martedì 4 settembre 2007

Orizzonti africani


Eccomi qui, sono tornata dal mio viaggio in Africa.
Quando vi ho salutato circa un mese fa ero convinta che al mio ritorno l’entusiasmo per questo viaggio avrebbe prodotto una moltitudine di scritti.
Ero certa, allora, che questa avventura sarebbe stata ancora più appassionante di quanto potessi immaginare ed il mal d’Africa si sarebbe impadronito di me senza alcuna difficoltà, pronta com’ero ad ammalarmi d’amore per questo continente. Ed invece, a dieci giorni circa dal mio rientro ho ancora una certa difficoltà a scrivere di questa intensa esperienza.
Forse dovrei iniziare con il dirvi che tutto quello che ho visto e provato macinando chilometri e chilometri tra le mille sfumature di questa terra imprevedibile sta ancora decantando i suoi aromi e quindi le sensazioni ogni giorno diventano più chiare, concretizzandosi in un sentire più netto, meno nebuloso. Ma per ora vi posso parlare della mia Africa soltanto così, lasciando che anche il non definito emerga da quanto scriverò.


L’Africa che mi ha accolto è un paese intenso e difficile. E’ molto di quello che viene raccontato nei libri, nei documentari ma è anche molto altro ed è stato impegnativo per me cercare di cogliere il tanto di cui non smetteva di parlarmi.
Questa terra si è mostrata ai miei occhi senza pudore, a volte schiaffeggiandomi arrabbiata, in altre occasioni ninnandomi nella dolcezza che ti abbraccia improvvisa nell’indescrivibilità dei suoi colori, nei profumi sempre diversi dei suoi paesaggi. Quando non me l’aspettavo maternamente mi ha preso per mano e mi ha condotto lontano, negli occhi delle persone e come se non bastasse in quelli degli animali, tanti, diversi, padroni assoluti di questi spazi. Tutti gli occhi che ho incrociato sono entrati dentro la mia anima e li sono rimasti. Non voglio perderli, non posso lasciarli andare. Sono la chiave d’accesso per arrivare almeno a sfiorare l’essenza di questo paese. Attraverso la forza che sanno esercitare il mio viaggio è divenuto altro e soltanto a quel punto sono stata capace di sorvolare le distese infinite che si aprivano davanti a me.
Mio marito e mio figlio sorridono quando affermo che questo viaggio l’ho vissuto attraverso gli occhi della gente ma, per quel che sento questa è la verità.
In questa parte del mondo, in un emisfero diverso, quasi a testa in giù rispetto a tutto il resto del pianeta, dove la luna quando non è piena sembra una barchetta e le stelle ti parlano di costellazioni sconosciute, le persone ti guardano dritto negli occhi, con un’umiltà fiera, consapevoli di non dover essere loro a provare vergogna.


Ho incrociato o cercato gli sguardi di tantissime persone e loro, le persone che incontravo hanno corrisposto il dialogo muto ed intimo che cercavo.
Non me l’aspettavo. Non fa parte della nostra cultura fissare qualcuno dritto negli occhi. Qui da noi sembra quasi un’intrusione od un atto di sfida. Il nostro guardare è sempre fuggevole, superficiale in prevalenza schivo e spesso imbarazzato e questo implica una barriera emotiva tra gli individui.
Per questo usiamo tanto le comunicazioni via e-mail o sms, a volte per lo stesso motivo celiamo i nostri occhi dietro lenti scure e quando parliamo di fronte a qualcuno frequentemente facciamo vagare il nostro sguardo altrove. Ma in Africa no, nessuno sembra avere voglia di creare questo tipo di barriere.
Le mandorle scure mi hanno scrutato ed accarezzato ed io, per quanto lo volessi non ero preparata ed anche per questo sono riuscite a penetrare così a fondo dentro me.
Ci sono sguardi ed occhi che non dimenticherò mai, colti o ricevuti per un istintiva simpatia, per gratitudine, per una dolce e misuratissima voglia di seduzione. Li amo tutti quegli occhi, senza riserve e di qualcuno vi racconterò, ma non ora, più in là quando sarò pronta perché, credo che l’abbiate capito, le persone sono l’aspetto di questo paese che mi ha scombussolato ed emozionato di più.



Poi ovviamente c’è la natura.
E dalla natura mi sono sentita sovrastata.

Lo scorso anno ho viaggiato per molte miglia nella costa ovest degli Stati Uniti ed il territorio di questo continente mi ha letteralmente conquistato regalandomi delle sensazioni così forti e meravigliose che il mio povero cuore soffre ancora di una feroce nostalgia.
La natura in quella parte di mondo è bella e travolgente e da subito ho sentito esplodere dentro di me tutte l’energie dell’universo. Mi sono quindi innamorata di quei luoghi abbandonandomi senza reticenze al vertiginoso senso di libertà che mi procuravano e sono più che certa che una parte di me è rimasta laggiù, tra gli imponenti canyon, le sconfinate praterie e l’indescrivibile bellezza dell’Oceano Pacifico. Sono emozioni forti, difficili da spiegare e per molte ragioni, per tutto quello che hanno scatenato nella mia anima sarò sempre grata a questo stupendo paese. Pensavo quindi che l’Africa, nella sua parte più meridionale sarebbe stata per me un altro viaggio nella libertà, nella vastità di una natura da cui volevo farmi incantare. Ma avevo fatto i conti soltanto con gli stereotipi racconti altrui e non con la realtà che questo continente riserva ai suoi visitatori.
La natura in Africa è qualcosa d’incontenibile, arriva ovunque e non accetta limiti. Per quanto l’uomo bianco abbia cercato di addomesticarla, ridefinendola secondo i propri occidentali criteri, lei straborda ovunque e la dove non gli è permesso arrivare con la flora lei non si scoraggia ed impone la sua fauna con generosità. Gli animali infatti sono gli unici abitanti di questi spazi che sembrano muoversi tranquillamente in qualunque situazione. Quella è la loro terra ed è difficile per l’uomo vincere questa battaglia. Ce ne sono così tanti e di così diverse specie che ci si rende subito conto che non ci sarà verso, loro volendo arriveranno.
Certo ci sono zone in cui gli alberghi sono fantastici e le città principali hanno ormai assunto un aspetto familiare per noi europei e questo è il dato che inizialmente rassicura molti turisti, ma chi non si accontenta e cerca di vedere oltre questi splendidi ma fittizi giardini capisce subito che la musica è un'altra e non è certo l’uomo a decidere le note.
Nonostante le mille attenzioni una scimmia ha rubato dal mio piatto e con una velocità inimmaginabile il toast che stavo mangiando, languidamente sdraiata in piscina . In un'altra località una rana temeraria si è introdotta nella nostra camera e poi in una scarpa di mio figlio, incappando, poverina lei, in un involontario trasferimento da uno stato all’altro. E questi non sono che due piccoli esempi.
Ho visto una moltitudine di animali, di tutti i tipi, di tutte le dimensioni, loro erano perfettamente a proprio agio, io molto meno. È necessario stare attenti, non è possibile camminare con la testa tra le nuvole, si può incontrare di tutto e la cosa può divenire pericolosa. Tuttavia vederli muoversi nel loro contesto è qualcosa che riesce ad emozionare anche i cuori più aridi. La bellezza, l’energia che sprigionano, i loro sguardi curiosi od intimidatori sono un incanto a cui è impossibile sottrarsi.
Ma è un mondo a cui non sono abituata, è una dominazione che m’incute una soggezione inevitabile e questo pur ammaliandomi mi ha reso poco libera. Ho attraversato il territorio americano consapevole delle sue leggi naturali ma anche nella certezza di un contesto a me molto più vicino. L’Africa è un'altra cosa almeno ai miei occhi, ancora non è soggetta a regole e questo per una cittadina come me, ormai disabituata anche al canto del gallo è qualcosa che inquieta ed intimidisce.
Ma ovviamente non è tutto qui, vi parlerò di tante altre cose: dei suoi contrasti sociali, delle ingiustizie insopportabili che ancora resistono e non smettono di farla sanguinare. Ma poi tenterò di farvi sognare cercando di descrivervi i mille colori di cui è capace, i suoni incredibili con cui riesce a farsi ascoltare, sperando di scaldare ed illuminare l’autunno che ci aspetta con il calore della mia bellissima Africa.

3 commenti:

marina ha detto...

Era ora che ti decidessi a scrivere! Bentornata tra noi blogger.
Il primo post è STUPENDO!
aspetto gli altri.

Questa storia del guardare negli occhi mi ha molto colpita.

ciaomarina

polle ha detto...

Bentornata Maria Cristina!!! Mi unisco ai complimenti di Marina, il tuo post è bellissimo. Come lei sono stato colpito dal tuo incipit sugli sguardi dei sudafricani... mi sarei aspettato un resoconto tutto animali e grandi spazi, narrazioni sui meravigliosi colori che il cielo africano riesce a regalare, mi hai decisamente spiazzato, facendomi ripensare alle mie passeggiate di sciocco "occidentale" per le vie di Nairobi... Aspetto i prossimi post con impazienza.
Un abbraccio,
polle

Anonimo ha detto...

grazie a tutti e due, come sempre siete molto gentili ma non nego che i vostri complimenti mi fanno un gran piacere e mi spingono a continuare in questa avventura.