Un pò di me e la mia intervista con Maurizio Costanzo e più in giù in nuovi post

giovedì 6 settembre 2007

Comunque donne


Forse avrete già capito che oggi ho voglia di parlavi di donne, di queste donne dai tratti morbidi, quasi tondeggianti e vorrei farlo descrivendovi le sensazioni contrastanti che ho provato poi guardandomi, guardando le altre donne bianche.
Le donne che ho visto in Zambia sono in molti casi bellissime. Le giovani hanno volti dolci e succosi, con labbra naturalmente soffici e degli occhi che osservandoti comunicano una disponibilità ingenua anche se purtroppo non priva di un velo di ancestrale malinconia. Hanno corpi in molti casi snelli e slanciati e le loro forme sono estremamente femminili. È abbastanza scontato dire che negli alberghi il personale viene scelto anche in base ad una certa prestanza fisica e che fuori da questi luoghi le corporature cambiano e si diversificano specie nelle grandi città, dove modalità comportamentali ed un tipo di abbigliamento più occidentalizzato come una livella ha fatto perdere una parte della squisitezza istintuale che consacra le mandorle scure a livelli di femminilità per noi inarrivabili .
Dunque, non è la fisicità di per se ad avermi colpito, quanto quello che attraverso i lori modi riescono comunque a trasmettere.
Io le guardavo e poi mi guardavo e poi osservavo le altre donne bianche di diverse nazionalità che si muovevano intorno a me e ogni volta che riposavo i miei occhi su le donne del posto un certo senso d’inadeguatezza mi pervadeva.
Proprio non c’eravamo.
Noi donne bianche, anche se giovanissime abbiamo acquisito dei comportamenti di cui purtroppo non siamo consapevoli. La vita che conduciamo, le battaglie sociali che abbiamo giustamente condotto per arrivare alla tanta desiderata parità ci hanno inevitabilmente segnato. Nei volti, negli atteggiamenti, anche nelle tipologia di relazione che adottiamo. Le nostre figlie, in alcuni casi anche le nostre nipoti, sembrano aver assorbito, quasi per via genetica, la fatica e le ferite che portiamo dentro per questo nostro passato di conquiste, e sono dure, aggressive con una forma di seduzione fin troppo esplicita, quasi intimidatoria. Ovviamente non vorrei esagerare né generalizzare, tutto quello di cui accenno non appartiene all’intero mondo femminile della razza bianca, dico soltanto che vedendo da vicino un modo diverso di essere donna queste differenze per quanto consequenziali e quindi giustificate anche da un diverso tipo di vita e di storia, saltano agli occhi in modo eclatante.
E non che queste donne vivano od abbiano vissuto una vita più comoda della nostra, tutt’altro. La fatica e le difficoltà sono parte integrante della loro quotidiano quanto e se non più che del nostro.
In molte tribù le donne si occupano oltre che della solita famiglia, dei campi, della sopravvivenza quotidiana che non è certo facile come accade per la maggior parte di noi. Hanno una schiera di bambini a cui badare, animali che sbucano da tutte le parti e mancanza di acqua, di comodità, assai spesso di mezzi di trasporto. Camminano sotto un sole cocente portando figli sulle spalle, pesanti pacchi sulla testa per chilometri e chilometri e sono quasi sempre sole. Gli uomini sono via, nelle città in cerca di lavoro e di soldi. Eppure, nonostante tutto, nonostante le ingiustizie che hanno vissuto e che vivono e di cui noi non abbiamo la benché minima percezione la loro femminilità è tutta lì, e si manifesta continuamente, senza clamore, senza l’ostentazione di un abbigliamento necessariamente succinto, senza dosi massicce di trucco e soprattutto nella stragrande maggioranza dei casi senza alcun apporto chirurgico.
Io sono una donna bianca e non potrei non amare la genetica da cui provengo, è la mia e mi appartiene fino all’ultima cellula e sono orgogliosa di quanto, anche nel bianco della nostra pelle, la natura riesca spesso a fare in termini di bellezza e grazia ma nell’onesta di quanto ho visto devo riconoscere che purtroppo noi abbiamo perso la dote che più di ogni altra avremmo dovuto preservare, perché è quella che fa la differenza e che se ben usata non ci rende necessariamente più deboli ma soltanto speciali: la dolcezza propria della femminilità.
Sono partita dunque da questi luoghi con negli occhi l’immagine di queste mandorle scure avvolte in vesti per lo più castigate e semplici dove la sensualità si spargeva comunque ad ogni battere di ciglia e salendo sull’aereo mi sono ritrovata ad osservare noi, le donne europee che tornando a casa avevamo ripreso i nostri abiti in parte abbandonati per comodità e mi sono vista sfilare davanti femmine per lo più magrissime, dai volti tirati per non ben specifici motivi, costrette in pantaloni strizza ciccia abbinati a stivali, cinte borchiate, magliette scollate e per chi andava al freddo giubbotti di fogge varie. Mi è presa l’ansia ed un senso di disagio per quello che siamo diventate.
La naturalezza e la semplicità delle donne africane batte qualunque nostro accorgimento estetico perché è qualcosa d’istintuale che hanno dentro e che anche noi dovremmo recuperare. Basta essere donne, comportarci da donne. Quello che siamo non è perso è stato soltanto messo da qualche parte e possiamo riprenderlo se vogliamo, se capiamo quanto può essere meraviglioso trasmettere senza forzature la nostra diversità dal genere maschile, il quale a sua volta farebbe bene a riappropriarsi di un qualcosa che languisce anche’esso chissà dove. Ma questa è un’altra storia e ve la racconterò, prima o poi.

6 commenti:

polle ha detto...

Concordo! Concordo! Concordo!
Ma non tutto è perduto... ci sono ancora persone che ricordano il loro ruolo... credo che prenderò spunto da questo tuo post per una cosa...
Ciao,
polle

Anonimo ha detto...

Se posso essere utile... fai pure, poi però voglio sapere gli sviluppi.

Giampaolo ha detto...

L'Africa è la terra madre di tutti noi; mi piace pensare alla nostra madre progenitrice come l'hai immaginata.

marina ha detto...

Dov'è andata la dolcezza? Hai ragione. Io penso che ce l'abbiano fatta ingoiare. Ma ne incontro in giro ancora tanta. Conosco una tizia scatenata che ha un sottofondo di dolcezza che non riesce a mascherare.....
Sai niente chi è?

;-)
ciaomarina

Anonimo ha detto...

Donne, donne africane. Donne, donne europee. Madri, mogli, amanti, amiche....siamo sempre noi ma forse la nostra essenza, la femminilità non è del tutto scomparsa. Vive in ognuna di noi.... è solo che si esplicita con modalità diverse da continente a continente solo per necessità sociali, culturali e religiose. Spero che nessuna di noi snaturi mai la propria essenza a favore di un'omologazione senza senso. Cristina
p.s.x M. Cristina: sei troppo forte!!

Anonimo ha detto...

Sono d'accordo con voi, la dolcezza c'è. E allora senza troppa vergogna usiamola, il mondo ne ha così bisogno...



Per Giampaolo

non avevo pensato ad unire i due elementi...ma non è male, hai ragione, forse questa dolcezza parte proprio da lì.