Un pò di me e la mia intervista con Maurizio Costanzo e più in giù in nuovi post

martedì 21 dicembre 2010

Io la chiamo libertà



Esiste la libertà?
Volendola immaginare mi viene in mente un luogo non luogo, una condizione sospesa tra il reale e l’inesistente, effimera come un miraggio, sognata come l’isola che non c’è, ma c’è.
Una chimera verrebbe da pensare, ma io non lo penso.
La libertà esiste, però come per la felicità, l’appagamento, la serenità e via discorrendo non è, e probabilmente è impossibile anche solo pensarla, una condizione permanente.
Metà di quello che ci circonda, e forse anche di più, è oltre il nostro controllo e determina molto di quello che saremo costretti a vivere. Non scegliamo dove, come e da chi nascere.
Abbiamo le mani legate dietro la schiena per una moltitudine di azioni e pensieri che riguardano gli altri umani con cui condividiamo questo mondo. Siamo per lo più impossibilitati ad opporci ad eventi naturali e fatalità di vario genere. Siamo obbligati, se decidiamo di vivere nella collettività, ad un insieme di doveri e responsabilità che mangiano gran parte del nostro tempo e delle nostre energie. Siamo insomma, abbastanza castigati e tenuti in un angolo da ciò che siamo abituati a definire “ contesto sociale”. E già solo restringendo il campo a queste poche riflessioni mi viene l’ansia, mi sento ben poco libera ed un certo senso di costrizione mi pervade. Sono nata prigioniera tra mura che non vedo. Mura costruite intorno a me da volontà che frequentemente non mi appartengono, da un’educazione, una religione, un giudizio collettivo che può essere cieco, sordo o muto ai miei bisogni o desideri. Vittima quindi e non artefici del mio destino, o così parrebbe. Ma se esiste la percezione delle mura, esiste anche quella di ciò che oltre quelle mura e che io sono portata a definire libertà.
Ed io posso raggiungere questo luogo usando ciò che è più difficile imprigionare ossia il mio pensiero. E’ l’uso del pensiero a rendermi libera ogni qual volta io lo decida. E non è un caso che sia proprio sul pensiero che si esercitano le più grandi pressioni sociali. Tuttavia io posso oltrepassare qualunque muro, scivolare tra le più strette sbarre, vedere la luce di un magnifico sole nella più buia galera, o provare la sensazione di correre anche quando questo sia impedito al mio corpo. Posso divellere un pregiudizio dalla mia testa, oltrepassare i confini di un luogo comune, scegliere con il cuore un amico, con il buon senso un maestro di vita. Posso ricordare, rivivere, sognare e fantasticare, posso ideare e creare ciò che ancora non esiste ed ognuna di queste possibilità mi spalanca le porte verso ulteriori sensazioni che potranno condurmi ovunque o farmi sentire vicino a chiunque. Forse la libertà non può esistere come noi vorremmo. Sei miliardi di persone sono un po’ troppe per poterci illudere di costruire un mondo dove si possa essere costantemente liberi. Ci sarà sempre una parte di umanità che mi vorrà schiava, così come ce ne sarà una parte che tenterà, e a cui magari riuscirà, di  rendermi più libera da limiti e pericoli. Ma tutto questo appartiene alla volontà altrui e non alla mia. Il mio potere immenso è ciò che invece mi permette di rifugiarmi nell’intimità delle mie riflessioni, o di volare con la forza di un’idea oltre ogni moltitudine umana. La libertà è una condizione interiore ed il viaggio per raggiungerla è sempre e soltanto un viaggio dentro noi stessi. Molti lo sanno, ma quanti sono capaci di passare dal concetto teorico all’applicazione concreta sentendosi liberi anche quando nella percezione comune non lo sono?

4 commenti:

Giampaolo ha detto...

Non bisogna confondere il contrario di libertà, cioè impedimento imposto da terzi o una o più forze esterne che impediscono di compiere una nostra volontà con impedimenti che scaturiscono da nostre valutazioni intime riferite a quello che sintetizzi come "contesto sociale". Dire di non essere liberi di dire o fare qualcosa è una affermazione importante e grave che deve obbligatoriamente essere esplicata data la sua sacralità. La libertà, come è definita, trova i confini nella libertà dell'altro ( o degli altri). E penso che molte volte la comprimiamo la nostra libertà perchè quell'"altro" siamo di nuovo noi.

M.Cristina ha detto...

Cosa intedendi per "deve essere splicitata"? Devo portare degli esempio, dire in quante occasioni io od altri non siamo liberi di dire o fare quello che vorremmo? Hai ragione, è un'affermazione importante e grave, ma accompagna l'uomo da sempre. L'esser umano a volte non è libero per limiti e pensieri che gli appartengono ( ma qui bisognerebbe aprire un altro capitolo che ci condurrebbe a come si costruiscono dentro di noi idee, paure, tabu, insicurezze ecc) ed altre volte non lo è perchè una condizione o qualcuno gli impedisce di esserlo. Sarà grave ma è di per se quasi banale nella sua insopportabile ingiustizia. Certo tutti noi pensiamo che volere è potere e, specie quando l'argomento riguarda un altro, diciamo che è possibile rompere le catene, sapendo tuttavia che le parole sono un conto ed i fatti un altro.
Vorrei però chiudere la mia risposta riportando la fine del tuo commento:"Penso che molte volte la comprimiamo la nostra libertà perchè quell'"altro" siamo di nuovo noi." E'un concetto bellissimo!
Grazie Giamp.

Anonimo ha detto...

L'unico posto nel quale possiamo pretendere di essere completamente liberi è dentro noi stessi

M.Cristina ha detto...

Appunto!