Un pò di me e la mia intervista con Maurizio Costanzo e più in giù in nuovi post

mercoledì 22 luglio 2009

I tre doni

Dal mio viaggio ho riportato piccoli doni e tre di essi avevano per me un significato speciale.
Solo uno era un oggetto ed aveva impegnato la mia ricerca per molto tempo, anche se era una piccolissima cosa.
Gli altri due doni li avevo invece cercati accuratamente dentro di me, esplorando i miei sentimenti e scegliendo con cure le parole con cui desideravo regalarli a chi nel mio cuore, magari senza saperlo precisamente, occupa uno spazio importante.
Piena di gioia e carica di un emozionato entusiasmo sono quindi tornata a Roma ed ho iniziato a consegnare i miei regali. La prima persona ha accolto il dono delle mie parole comprendendone perfettamente il significato, nella consueta alchimia emotiva che contraddistingue ogni nostro incontro. Solo un velo di leggero rimpianto per una notizia inaspettata ha rammaricato il suo volto, fin lì sorridente. Ma la condivisione di quella notizia era parte del dono ed anche se forse dolorosa, è stata accetta con l’intelligenza di cui mai, in tutti questi anni, ho dubitato.
Il secondo regalo l’ho consegnato ieri, era un regalo dovuto, ma nonostante ciò l’avevo scelto con attenzione mettendoci pur sempre qualcosa di me. La persona l’ha scartato rispondendo ad una telefonata senza degnarmi, nella confusione della sua improrogabile conversazione, né di un sorriso né di un “grazie”, ed anzi abbandonandolo subito dopo con la più assoluta noncuranza. Forse, mi dico, veramente convinta che facesse parte di un consueto obbligo e quindi privo di un reale valore. Mentre assistevo a questo triste prologo, ripensavo ai borbottii di mio figlio che, camminandomi dietro tra uno sbuffo e l’altro nel caldo di una Spagna arroventata, non faceva che ripetermi: “Mamma ma che perché questa persona si aspetta un regalo. Chi pensa di aver diritto ad un regalo non lo merita. Compra una cosa e fregatene.” Non ho ancora avuto il coraggio di dirgli quanto avesse ragione.
La terza persona in realtà non l’ho incontrata, non ancora almeno. In realtà le ho detto che “morivo dalla voglia di dirgli delle cose, che avevo desiderio di condividere dei pensieri e che era una di quelle volte in cui, forse, era importante non lasciare le parole inascoltate, perché poi l’attimo passa e…” Ma che dire, non ha trovato il tempo né la voglia di dedicarmi cinque minuti della sua attenzione ed il mio regalo è ancora chiuso nel mio cuore, anche se ormai e come un grande salone dopo una festa: ha perso l’elettricità dei preparativi ed è triste come un ballo a cui non ha partecipato nessuno.
Ma perché vi ho raccontato tutto ciò? Perché a seguire troverete un altro post in cui riporterò dei brani tratti da due libri in cui si parla della nostra capacità d’amare. E i tre incontri di cui vi ho parlato tracciano invece sui fatti le nostre capacità di saper comprendere e dare amore. Tanto per chiarire i concetti: due di queste persone non fanno che ripetere che l’amore le ha deluse e che il loro valore non è stato compreso. E lo fanno continuando a leccarsi le ferite, tacciando gli altri d’incapacità d’amore. Peccato, che a loro volta non sono in grado di alzare gli occhi dalle famose ferite e vedere o riconoscere che le cose, forse, sono diverse da quello che i loro schemi mentali gli impongono di credere. Come dire, è più facile dirsi sfortunati che riconoscere che probabilmente, a nostra volta, davanti ad un gesto spontaneo noi non siamo stati in grado di restituire neanche un sorriso.


2 commenti:

il monticiano ha detto...

Personalmente, essendo coinvolto in una situazione poco piacevole, mi resta difficile condividere quanto tu affermi in questo e nel precedente post.
Ma trattasi, quello mio, di un caso particolare e probabilmente non fà neppure testo.
Peraltro i due post sono da apprezzare per tutto quello che hai saputo descrivere.
La frase di tuo figlio è da antologia.
Complimenti e grazie.

M.Cristina ha detto...

Si devo dire, ancora una volta, che la saggezza di mio figlio è una sorpresa continua. Ha solo 14 anni ma ho imparato, nella concretezza dei fatti, che quel che dice ha spesso un suo perchè e sarebbe sciocco non porgergli la giusta attenzione...