Un pò di me e la mia intervista con Maurizio Costanzo e più in giù in nuovi post

venerdì 19 settembre 2008

Il facebook e l'amore

Come promesso, oggi torno a parlare dell’aspetto più gettonato del Facebook: la ricerca dell’amore o giù di lì.
Vi avevo anticipato che molti usano questo strumento non come un’opportunità per mantenere rapporti amichevoli con amici d’ogni dove, ma, bensì come strumento di seduzione e possibile acchiappo. D’altronde si è in rete e, o prima o poi, nella rete qualcuno ci casca. Perlomeno, questa è la speranza che muove gli animi sentimentalmente più pigri od informaticamente più fantasiosi.
Ma veniamo al dunque.
Nella minima frequentazione di queste settimane, ho esplorato un po’ in giro, profili noti e meno noti, e mi sono divertita a leggere e vedere quanto viene pubblicato quotidianamente. Ricordate? Ogni conversazione è pubblica e quindi accessibile a tutti.
Ma torniamo a noi. Una delle prime cose che ho riscontarto è stato verificare come, per un certo numero di persone, sia molto facile scrivere ciò che tutti possono leggere, piuttosto che comunicare con una persona nella riservata intimità di un dialogo privato. In poche parole: scrivere sì, parlare occhi negli occhi No. Del tipo: magari di persona quasi t’ignoro e poi sul face “fiumi di parole”. Che dire? Mi sembra chiaro che questo palesi uno dei tanti e inquietanti paradossi verso cui la società sta rischiando di schiantarsi. Rapporti metallici e virtuali, asettici e freddi in cui la distanza visiva ed emotiva è la barriera di sicurezza dietro la quale proteggersi o, suppongo, nascondersi. Apparentemente disinibiti, in verità, incapaci di darsi, ma inevitabilmente anche di essere accolti. Rapporti nei quali il calore di un corpo o l'intensità di uno sguardo restano sensazioni fantasticate, ma non vissute.
Proseguendo nella mia ricerca mi sono poi imbattuta in un’altra chicca, questa ancor meno incoraggiante.
Esistono, infatti, simpatici giullari dei giorni nostri che, approfittando del bieco anonimato della rete, si scatenano in velenosi inganni. Per i soggetti in questione, lo dico subito, provo una certa tenerezza, rimanendo invece su ben altri giudizi per quanto riguarda gli adescatori più spregevoli che tutti sappiamo nascondersi in questi luoghi virtuali. Nel caso in questione però, mi riferisco a persone adulte che si rivolgono ad altre persone adulte barando un po’… un bel po’( ma tanto in questo giochetto barano tutti).
Sottilineato ciò, torniamo ora a tutti coloro che, insoddisfatti di quel che sono s’inventano corpi, personalità, addirittura una vita, attivando una infernale messiscena che li vedrà protagonisti, a volte insieme ad altri amici, di uno scellerato inganno con tanto di possibili appuntamenti e posticcia corrispondenza privata. Il tutto secondo me per vedere, almeno nella finzione, “l’effetto che fa” essere dei bellocci desiderati. Questi “soggetti” ( bada bene l'uso della parola soggetti ha un doppio significato) li penso personalità tristi, chini sulla tastiera del loro pc a fantasticare su come potrebbe essere e non è. Consci, i poverini, della sfortuna che li ha martoriati non regalando loro quel guizzo vitale che permette ai più di vivere, bene o male, in sintonia con la propria persona. Come non provare tenerezza per loro?
Tuttavia, dietro a questa loro debolezza si nasconde anche la meschinità che n’è stretta parente.
Questi malinconici giullari ingannano prima di tutto se stessi, e poi i malcapitati di turno che sperano, insicuri anch'essi, di essere riusciti, per una grazia piovuta da chissà dove, ad acchiappare il figaccione/a di turno. Il tutto si svolge nell’equivoco più eclatante che li riguarda entrambi: nessuno ha vinto, nessuno a dimostrato a chi che sia di essere più furbo, più cinico, più smart dell’altro ma al contrario, l’ingannato e l’ingannatore sono uniti da una medesima patologia: non ritenersi degni di nota agli occhi del mondo la fuori. fuori dallo schermo intendo. E non vi fate imbrogliare dalla presunta goliardia dell’intento: anche negli scherzi bisogna avere il coraggio di esporre la propria faccia.
C’è infine la parte succulenta della faccenda: il narcisismo imperante che spinge, con una forza incontrastabile, a strane esibizioni al fine di sedurre con la propria faccia qualcuno. Quelli più sinceri penserete voi, ma attenzione anche qui c'è l'intoppo e si chiama narcisismo.
Parliamoci chiaro, il narcisismo è una modalità psichica che in alcuni momenti della nostra vita ci è indispensabile; come quando, per esempio, ci sostiene davanti alle critiche o, allorché saggiamente, prendiamo il nostro io tra le mani è decidiamo di dargli fiducia. Ma, nel caso di cui stiamo parlando si tratta d'altro. In questa pubblica esposizione noi esasperiamo la nostra immagine illudendoci di dar voce al nostro ego, il quale però è solo apparentemente forte e sicuro di se. In un primo momento, infatti, crediamo che rendendo accessibili le nostro foto o le nostre affermazioni noi lo stiamo, ci stiamo, mostrando alla collettività, mentre in realtà non facciamo altro che ritorcerci su noi stessi, nel nostro ego appunto, impedendoci così di aprirci veramente all’altro. Ed è in questo modo, nella solitudine del suo rimirarsi, che, come appunto accade a narciso, diviene via via asfittico e ahimè, muore.
E già, è forse qui che tocchiamo il vero problema del facebook: come incontrarsi veramente se quella che viene mostrata è una proiezione di noi stessi che comunica con la proiezione di qualcun altro?
Una volta lessi un concetto interessante, esposto da un bravo psicologo ( di cui non ricordo il nome) che sosteneva, più o meno, la seguente teoria: “Due persone s’incontrano e cercano di mostrarsi migliori di quel che sono. Di conseguenza, già nei primi scambi a parlarsi sono, oggettivamente, altre due persone non quelle che sembrerebbero parlarsi. Con il passare del tempo poi, la voglia di essere accettati si amplifica spingendoci ad assomigliare a quello che, immaginiamo, potrebbe piacere all’altro e dunque, anche se siamo solo all’inizio di questo possibile rapporto a parlarsi sono in verità due proiezioni mescolate tra quello che vorremo essere e quello che crediamo l’altro si auspicherebbe che fossimo. Una farsa pasticciona insomma.
All’epoca questa spiegazione mi colpì molto e credo che, nonostante non sia probabilmente una verità universale, è pur sempre una spiegazione al perché il virtuale funziona ed i rapporti personali riportati nella quotidianità molto spesso franano alle prime sbavature del vero mostrarsi, pardon, del vero “ essere”.

10 commenti:

Clelia ha detto...

Facebook, come fai giustamente notare tu ha una doppia valenza. Mantenere i contatti con amici lontani e "acchiappare". Non sai quante volte ho rifiutato la richiesta di aggiunta da parte di emeriti sconosciuti, bellocci giullari o con conti in banca di tutto rispetto... Uno scriveva nel suo profilo... "Vi posso far mancar tutto ma non i soldi"... L'ho trovato talmente insultante!

Complimenti comunque per l'analisi fatta a facebook è veritiera!

Buona giornata

Clelia

M.Cristina ha detto...

Tristi!!!!! Poracci, pensa come stanno messi male!!!!!!!!! In realtà credo che,senza accorgersene, con quella frase ha solo screditato se stesso.
grazie per l'apprezzamento.

Anonimo ha detto...

Dolce Maria Crì, per quel santissimo post di mia cugina puoi fare così (è una soluzione abbastanza semplice a cui non ero ancora arrivata!!!) . Sul mio blog splinder, tra i link, c'è Ada. E' lei!!!! potresti entrare da lì!
Ora mi leggo il tuo post...!!!!

paola cialtronissima dancer

Anonimo ha detto...

credo che l'idea e la speranza di "acchiappare" in rete sia abbastanza triste...mi fa malinconia...non ci credo. Inoltre cercare mezzi e mezzucci per stupire...è ancora più patetico. Ma tutto questo non mi meraviglia. Credo che lo psicologo, quello di cui non ricordi il nome, abbia detto una grande verità! Non è SEMPLICE essere se stessi, occorre lavorare molto sulla propria volontà di voler essere onesti a tutti i costi per mostrare il proprio essere così com'è, e correre il rischio di non piacere... è molto umano, a volte, mostrarsi per come non si è; soprattutto quando hai di fronte una persona a cui vorresti tanto piacere!

paola ingarbugliata dancer

M.Cristina ha detto...

Paola, quel che dice è tutto vero e mi è piaciuta molto la tua conclusione; tenera,veramente tenera e come giustamenti affermi tanto umana.
Baci

Anonimo ha detto...

carissima, mi dispiace averti creato disturbo!!! mi sa che il sito di Ada è protetto visto che è minorenne...ti ho fatto perdere tempo, e tu sei stata così carina...se ti va, puoi mandarmi via messaggio (e non commento) su splinder un tuo indirizzo mail e ti mando il post (copio e incollo). Non vorrei aver creato quale aspettativa...è che ha scritto delle frasi che mi hanno colpito e volevo condividere con te questa semplice lettura...

paola tontina dancer

Unknown ha detto...

Mah... per me rimorchiare in rete è perdere la parte più bella. Cmq credo che per i timidi o per quelli che non trovano altro vada bene lostesso

M.Cristina ha detto...

Ebalsemin: E' vero tutto si può fare ed ognuno di noi cerca la strada seguendo un proprio percorso, su questo nulla da dire. Sono la finzione e le truffe che non mi piacciono e poi condivido il tuo pensiero e forse si perdono la parte più bella.

polle ha detto...

Bel post Maria Cristina! Ben scritto, quasi nulla da eccepire. Quasi nulla, appunto! Non li definire giullari, te ne prego; e non definirli nemmeno bari. I giullari la faccia ce la mettevano sempre, rischiando a volte, per strappare una risata, financo la vita. I bari poi, sono di tutt'altra pasta... mantenere il volto impassibile davanti agli altri giocatori mentre, con abile gioco di mani, cambi le tue carte non è cosa che questi tristi soggetti, definizione che usi anche tu, potrebbero mai fare!
Un abbraccio,
polle giullare/baro in difesa delle categorie!

M.Cristina ha detto...

Ben detto Polle! Ben detto! Il tuo appunto è ineccepibile e ti ringrazio di averlo fatto.
Uomo attento sei!!!!