Un pò di me e la mia intervista con Maurizio Costanzo e più in giù in nuovi post

domenica 8 giugno 2008

Incompiutezza

La paura dell’incompiutezza, ecco la definizione esatta di quello che arrivò, improvvisa, a chiarirgli quel senso d’inquietudine che l’aveva perseguitata negli anni.
Quel malessere doloroso e malinconico che aveva accompagnato tanti dei suoi giorni fino a quando, alla chiusura di un libro prestato da una conoscenza recente e scritto da una persona che per misteriosi motivi aveva incrociato la sua vita a più riprese, era arrivata a fornirgli.
Quella dimensione aveva vagato latente ma insidiosa dentro di lei, senza che fosse riuscita in tutto quel tempo ad afferrarne i lembi, a definirne i contenuti.
Ed ancora una volta i misteri di quelle dinamiche celebrali la colpirono.
Per quale stranezza del suo essere gli capitava, a volte, di sentire che qualcosa dentro s’impuntava, inciampava, senza che lei riuscisse a vederla, ad evitarla o superarla per tanto, troppo tempo, finché un qualcosa di imprevisto ed apparentemente scollegato, arrivava a fornirle la chiave di lettura di quel qualcosa che aveva cercato di comprendere per anni?
Ed ora era capitato di nuovo, mentre era sotto la doccia e distrattamente ripensava al senso di quel libro letto in un weekend di fine agosto. Una rivelazione.
La parola “incompiuto” le era passata con la velocità di una pulsazione, dalla testa al cuore, spuntandole in bilico tra le labbra come se il concetto che racchiudeva fosse stato sempre lì, in attesa che lei lo vedesse, lo riconoscesse come qualcosa di suo, che le apparteneva molto di più di tanti altri pensieri con cui aveva giocherellato sconsideratamente per decenni.
Era quello il punto della sua inquietudine, di quella malinconia latente che l’aveva tormentata da quando ricordava di avere memoria.
La parola era fuoriuscita dalla bocca senza che se ne rendesse conto e soltanto un attimo dopo aveva iniziato a ragionarci su.
L’incompiutezza, ecco contro cosa aveva combattuto per gran parte della propria esistenza.
Per il timore di esserne vittima si era sperticata in acrobazie mentali, azioni, fiumi di parole rivolte e pensate affinché nulla di quello che considerava importante rimanesse sospeso, non detto o non fatto. Ma la gran fatica che questo suo atteggiamento nei riguardi della vita aveva prodotto, non l’aveva ripagata con l’agognata serenità. Qualcosa rimaneva sempre indefinitamente sospeso.
La sua vita, ora le appariva chiaro, al di là di quello dire e quel fare, era stata una successione di eventi, di azioni, di volontà intraprese ma mai veramente concluse. Aveva aperto e mai chiuso un infinità di porte. Aveva tentato tanti percorsi, forse troppi, senza avere il coraggio o la voglia di arrivare fino in fondo a nessuno di essi. Quasi che averli esplorati, anche se solo parzialmente fosse bastato a chiudere dentro di se il ciclo dell’iniziale interesse
A volte non era dipeso unicamente da lei, il fato ci aveva messo del suo, ma adesso, a pensarci bene, si rendeva conto che nella stragrande maggioranza dei casi, con quell’entrare ed uscire aveva accuratamente evitato di arrivare all’apice di quello che sarebbe potuto essere.
Scoperta confortante, così di primo impatto.
Ma doveva resistere, non uscire subito neanche dal dolore di quella rivelazione sulla propria incapacità di saper restare. Forse era giunto il momento di fermarsi.

11 commenti:

Anonimo ha detto...

nonostante senta la vita pulsarmi fortemente dentro questo corpo...non passa giorno in cui non mi senta INCOMPIUTA. A volte soddisfatta dalla giornata andata bene ma...sempre incompiuta. Oggi ho aperto un'altra volta la porta blu del paese di Alice (che non è sempre delle meraviglie!)e ho sentito che essere così incompiuta...ogni giorno, ogni mese...forse mi spinge a migliorarmi.
paola door dancer

M.Cristina ha detto...

Paola credo il tuo commento racchiuda un po' tutti gli stati d'animo di questo post. La vita pulsa, gli corri dietro, cerchi di starci dentro ma è impossibile cogliere ogni aspetto come si vorrebbe. Ma tutto è perfettibile sia noi che la nostra consapevolezza che infatti, quando arriva, ci sconvolege ed illumina.
Baci

D ha detto...

Ciao Maria Cristina,

beh...se la vita fosse compiuta...non ci sarebbe nulla di nuovo da dire! Allora meglio così.

Grazie per essere passata da me e scusami se la mia visita è avvenuta con tutto questo ritardo.

A presto,

D.

M.Cristina ha detto...

D probabilmente è così, ma a volte la frenesia di riempire la vita di sostanza ci fa allarmare se, sveglaindoci improvvisamente, crediamo di aver perso delle buone occasioni. Ma è la vità...

Clelia ha detto...

Nella vita qualcosa sfugge sempre l'importante è rendersi conto degli "umani limiti", poi il tempo per rimediare c'è se si accompagna alla volontà.

Buona notte M.Cristina

Clelia

M.Cristina ha detto...

Clelia direi che la tua è un'analisi saggia che corre dagli umani limiti alla volontà, includendo di fatto: accettazione, comprensione, stimoli, fatalità.
Mi piace!

Paolo ha detto...

"Sono un essere fatto a metà, come un fanciullo o un poeta, e piango e rido". Diceva un mio amico di vecchia data.
Ed ancora: "Solo attendere. Ricercando un senso alle cose".
Baci

M.Cristina ha detto...

E' esattamente così che mi sento un po' fanciullo ed un po' poeta e piango e poi rido o faccio entrambe le cose sovrapponendo sensazioni ed emozioni. Una cascata libera....

Clelia ha detto...

Ciao Maria Cristina

sei ufficialmente invitata a brindare con me... nel mio blog

Ti aspetto... non mancare

Clelia

Clelia ha detto...

Ciao Maria Cristina

sei ufficialmente invitata a brindare con me... nel mio blog

Ti aspetto... non mancare

Clelia

M.Cristina ha detto...

Clelia, arrivooooo.....