La stanza del tè è un luogo fisico ma è anche un luogo mentale. Le persone che si muovono al suo interno escono temporaneamente dal mondo e dal suo affanno per contemplare, durante il rito del tè, il vuoto dove dimenticare la razionalità e raggiungere un approccio totalizzante con le cose e le persone.
Un pò di me e la mia intervista con Maurizio Costanzo e più in giù in nuovi post
martedì 8 novembre 2011
Incontrarsi in un bistrot
Io e lui ci eravamo incontrati più volte.
Era capitato in casa di amici comuni, in alcune librerie che entrambi frequentavamo, ma tra noi non era mai scattata una simpatia. Ci guardavamo da lontano con indifferenza. Io, a dire il vero, lo guardavo anche con diffidenza perché non amo ciò che è preceduto dalla propria leggenda, e lui lo era.
Ma poi può accadere che…
Un giorno mentre entravo nel solito bistrot l’ho visto. Non so essere più precisa, ma qualcosa mi ha spinto ad avvicinarmi, ad abbassare i pregiudizi.
Ci siamo seduti ad un tavolino per due, vicino alle vetrine che davano sulla strada. Fuori si muoveva la città, ma in quel piccolo angolo di mondo l’atmosfera era rilassante: del buon jazz, luci soffuse, vicini discreti.
La nostra conversazione iniziò in modo disordinato, passavamo da un concetto all’altro senza un filo logico. Eravamo ancora scettici. Tuttavia lo trovai inaspettatamente affascinante. I suoi pensieri mi sorpresero, piacevolmente. Finito il pranzo ci salutammo stupiti di aver provato l’inaspettata sensazione di piacerci.
Da quel giorno ogni volta che tornavo in quel bistrot lo cercavo con lo sguardo, subito, ancor prima di sedermi. Non ci davamo un appuntamento, c’incontravamo senza regolarità, ma un incontro dopo l’altro ci scoprimmo sempre più legati. Tra noi si era creata un’alchimia difficile da spiegare.
Io arrivavo, componevo il mio piatto e poi mi sedevo di fronte a lui. E lui mi parlava raccontandomi la sua storia, i pensieri, i sogni che avevano mosso i suoi passi fino a quel giorno, fino a me.
Mi resi conto che mi stavo innamorando.
Era strano scoprirlo.
Ripensai a tutte le volte in cui ci eravamo incontrati, di quante altre opportunità avevamo avuto di parlarci, di scoprirci eppure questo non era mai avvenuto.
Il concetto del giusto tempo e del punto d’incontro di un cammino erano concetti già assimilati e quindi me li ripetevo. Tuttavia per quanto sei certa di aver capito profondamente un insegnamento, ogni qual volta lo verifichi ne comprendi meglio la forza.
Avevamo dovuto aspettare molti anni, entrambi avevamo dovuto assecondare e vivere un’infinita concatenazione di coincidenze per ritrovarci in quel bistrot finalmente pronti a capirci.
I nostri incontri s’interruppero per tutta la durata delle mie vacanze.
Ogni tanto lo pensavo in quel bistrot ed un sorriso di dolcezza e di nostalgia si apriva istintivamente sulle mie labbra.
Le ferie terminarono con mio grande dispiacere, ma una piccola parete di me ero contenta di ritornare in quello che ormai consideravo il “nostro bistrot”, di rivederlo.
Alla prima pausa pranzo entrai in quel luogo familiare con lo sguardo che corse a cercarlo, non lo vidi. Delusa guardai con più attenzione nei posti dove era solito aspettarmi, non c’era.
Rassegnata mi preparai ad un pranzo solitario e malinconico. Ma mentre mesta mi dirigevo al mio tavolo l’occhio cadde in un punto insolito e lui era lì e sembrava aspettarmi.
Posai il piatto sul tavolo e lo strinsi a me, felice.
Finalmente potevo tornare a perdermi tra le sue parole. E lui mi parlò con quella capacità incredibile di comprendermi che arriva a commuovermi.
Mi stupivo, ma era evidente che entrambi usavamo il linguaggio dell’anima.
Poi, per quanto avessi cercato di allontanare quel momento, arrivò il giorno in cui ad una sua parola seguì un punto definitivo.
Per la prima volta nella mia vita piansi per un libro.
Mai, mai un libro era stato così dentro ai miei pensieri, seguendo esattamente e contemporaneamente ciò che stavo vivendo. Confortando l’accresciuta consapevolezza, la fatica ed il dolore, ma anche la bellezza e lo stupore che avevo dovuto attraversare lungo il cammino.
Non avrei potuto comprenderlo, non così pienamente se la mia vita non fosse precedentemente passata per alcune strade, inciampata in determinati incontri.
Quello e solo quello poteva essere il periodo in cui poteva avere su di me un effetto così profondo.
Lo chiusi e lo ringraziai.
Mezz’ora dopo tenevo una sua copia tra le mani. Non avevo voluto acquistarlo prima, sono una donna romantica e non credo al caso.
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6 commenti:
Non so quanto possa essere indiscreta questa domanda...potrei avere un indizio sulla sua ... identità?
L'alchimista ^_^
Forse potrà sembrare strano,non è alta letteratura, ma somiglia molto, al mio cammino, a ciò che ho capito fin qui.
Un libro è un insieme di parole, una complessa costruzione fatta da decine di migliaia di piccoli gruppi di lettere. La cosa straordinaria è che alcuni di questi insiemi di parole generano in un essere umano una, mille visioni e una quantità di sensazioni che escono direttamente dal cuore di qualcun altro. Questo oggi è dato per scontato, ma un tempo l'avrebbero chiamata ... alchimia. (Una pratica comunemente considerata dissolta nel tempo, in realtà un sogno radicato nell'intimo di tutti). Per questo io ritengo che non sia affatto strano essere rapiti da un qualsiasi scritto. Anche se non gravita nell'olimpo delle grandi menti, ma si nasconde nel calore dei sentimenti.
Bene, alloro ti dico che c'è qualcosa di assolutamente alchemico nei tuoi commenti ai miei scritti.
Io invece credo al caso e ne abbiamo discusso qualche volta.
Ma in questo caso (che poi non è neanche tanto bella come parola, istigato dal mio lato romantico, sono convinto che lui abbia applicato una semplice tecnica di seduzione che ha funzionato ottimamente.
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