Un pò di me e la mia intervista con Maurizio Costanzo e più in giù in nuovi post

venerdì 11 novembre 2011



C’è qualche cosa che proprio non mi convince in tutta questa storia del tracollo economico.
C’è, per esempio, questa storia dei tagli e dell’austerity di cui il popolo sarà vittima.
Il popolo appunto. Il popolo che, come già accaduto in altri stati ( Grecia, Irlanda, Portogallo e precedentemente ed oltre oceano l’Argentina e l’America) dovrà pagare, soffrire e magari morire di stenti e mancanza di dignità pur di risollevare le sorti di un’economia “apparentemente” moribonda, della cui condizione però non è che parzialmente responsabile.
E poi ce n'è un'altra, ossia quella che mi racconta che i dottori che stanno curando questa gravissima malattia dell’economia mondiale sono gli stessi che, in misure diverse, l’hanno prodotta.
E poi ce n’è una terza che mi lascia perplessa: tutti questi signori, menti altissime e lungimiranti che a turno salgono sul pulpito a dire al popolo che “Le cose così proprio non vanno e per questo saranno costretti ad applicare pene durissime che renderanno la nostra vita già complicata, complicatissima”.
E dalla terza si passa inevitabilmente alla quarta questione, questione che proprio non capisco: perché tutta questa gente (politici, economisti, finanzieri ecc ecc) sembra rimproverare ed incolpare noi di errori o marachelle che in realtà hanno commesso loro?
Perché se si ritengo dotti e saggi dai loro pulpiti, da cui ora ci guardano con sguardi severi e di rimprovero, gridandoci messaggi minatori, perché mi chiedo non si sono mossi prima applicando nuove formule, stoppando quelle sbagliate, inventandosi insomma soluzioni migliori di quelle che ci stanno propinando ora? Perché se sono così preparati ci hanno condotto alla carambola?
In genere in classe sono i maestri e professori a dettare le regole, sempre loro a farle applicare, se le hanno sbagliate, o non sono stati in grado di farle adottare a questi popoli discoli ed un po’ somari. No dico, anche loro come professori valgono pochino…ed io mi dovrei fidare?
E poi arriva l’ultimo dubbio, dubbio che riguarda l’aspetto puramente psicologico: la fretta.
Mesi e mesi di tam tam mediatico in cui si sono rincorse voci, bisbigli ed urla che dicevano al popolo sovrano che la festa a cui l’avevano volutamente invitato ( nella nostra nazione va tutto bene, anzi meglio, anzi meravigliosamente bene. Ridete, godete, mangiate e fate l’amore perché non c’è problema, nessun problema) era finita, chiusa, drammaticamente conclusa. E si sa, alle feste dopo un po’ ci si lascia andare e tutti noi, chi più chi meno, un po’ avevamo esagerato e l’euforia ci aveva reso speranzosi e felici, tutti credevamo di essere ad un passo o dentro la realizzazione dei nostri sogni. E che succede? Secchiata d’acqua gelida e via di corsa a porre rimedio (noi, e sì sempre noi) a tutti questi sciagurati eccessi. Bestia di popolo che non siamo altro!
Veloci, veloci, a testa bassa, senza distrarci, senza avere la possibilità di rispondere, di fermarci a pensare. E già pensare…capire…mettere in relazione i dati…
Ed insomma eccoci qui, tutti rimbambiti di nuove nozioni che continuiamo a non comprendere (fondi monetari, bot, btp, spread, crolli di borsa, indici mb e via così) istupiditi dalla paura, resi ansiosi dai continui richiami, ora sì, ora siamo davvero pronti ad inneggiare l’arrivo del salvatore della patria.
Alla sua nomina, chiunque sarà, sventoleremo bandierine, tireremo un bel sospiro di sollievo ed accetteremo a testa bassa e diligentemente qualunque misura di supplizio di massa. Dimenticavo, saremo anche molti grati di ciò.
Il tutto, e qui sta il vero colpo da maestri, facendoci apparire il suo feroce agire come il minore dei mali.
Come si può infliggere e far digerire ad un popolo (senza che scoppi la rivoluzione) una serie di misure assolutamente anti democratiche che bastoneranno sempre le stesse claudicanti classi sociali? Gli metti paura, molta paura, fretta e se possibile lo fai sentire anche un po’ in colpa… et voilà, l’inganno è servito.
Il popolo piegherà le spalle, caricherà sulle proprie spalle il fardello degli errori e delle colpe, e procederà faticosamente sul sentiero che altri avranno tracciato. Loro, le menti superiori, continueranno una vita agiata e noi continueremo, come facevano gli antichi con gli dei, ad omaggiarli della nostra gratitudine e dei nostri servigi.
E la storia, come vuole tradizione, si ripete

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