La stanza del tè è un luogo fisico ma è anche un luogo mentale. Le persone che si muovono al suo interno escono temporaneamente dal mondo e dal suo affanno per contemplare, durante il rito del tè, il vuoto dove dimenticare la razionalità e raggiungere un approccio totalizzante con le cose e le persone.
Un pò di me e la mia intervista con Maurizio Costanzo e più in giù in nuovi post
sabato 8 maggio 2010
Come uno specchio
Ci sono incontri particolari, momenti di condivisione che ti restituiscono il piacere della compagnia umana, il vero valore dello scambio emotivo ed intellettivo. Questi sono gli incontri che preferisco, quelli che, lo capisco subito, porterò con me per molto tempo, forse per tutta la vita. Perché ci si è regalati senza censure o limiti. Le porte dell’anima e della mente aperte e le essenze di entrambe libere di fluire. E quando chiudi lo sportello della macchina e torni a casa sai che quella è stata una serata speciale, ti senti ricca, interiormente più ordinata. Cammini verso il portone e pensi che quella persona, forse senza rendersene conto, ti ha preso per mano e ha portato un passetto più in là la tua crescita, le tue consapevolezze.
Ci sono persone con cui non devi spiegarti, con le quali non c’è bisogno di usare troppe parole, loro arrivano a te così, semplicemente. E quel “semplicemente” ti sembra qualcosa d’incredibile, un dono inestimabile, che ti lascia sorpreso ed affascinato. Senti i muscoli rilassarsi e quasi avresti voglia di piangere, piangere di gioia, perché è solo quando incontri queste persone che scopri quanto il tuo desiderio di essere profondamente compresa non era una pretesa folle, o una pensiero astratto ed impossibile, era facile, quasi ovvio, quanto meno naturale.
Ci sono persone che sono come specchi in cui è bello riflettersi, che sono altro da te, ma simili a te. Una di fronte all’altra ci si rimanda un’immagine intima, che solo specchi particolari sanno cogliere. Non c’è giudizio, non c’è timore, c’è unicamente il desiderio di essere lì, guardarsi e con delicatezza tendere una mano verso l'altra per sfiorarsi l'anima con una carezza.
A Danila
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