Un pò di me e la mia intervista con Maurizio Costanzo e più in giù in nuovi post

venerdì 27 novembre 2009

Un strano Bus


Una corsa a “perdi fiato” tra l’erba di un prato verde verde, inseguendo l’autobus che mi porterà a lavoro e nel cuore la sensazione forte e chiara di aver appena dato gambe alla bambina che non smetto di essere.
Le porte si aprono e, rabbonendo il respiro affannato, mi ritrovo sul bus dei sogni. Il cielo grigio sparge una luminosa luce ovattata sui volti dei passeggeri ed i loro sguardi, alla mia comparsa, si concentrano su di me, catturando a loro volta la mia attenzione.
Uomini e donne dai visi particolari mi osservano e mi sembra che ognuno di loro abbia occhi particolari, che ognuno di loro faccia o sia qualcosa di inusuale o bizzarro in questa stramba mattina. Ma su che bus sono salita? Sarà forse la corsa di pochi istanti fa, ma mi sento improvvisamente Alice catapultata nel bus delle meraviglie. Alcuni di loro leggono, altri scrivono, altri ancora rispondono al mio scrutarli tornando poi assorti e paciosi ai loro pensieri. Un anziano ascolta la musica con l’ipod, una matura donna è avvolta in un cappotto di un azzurro improbabile che fa risaltare ancor di più i suoi capelli bianchissimi dal taglio inaspettatamente sbarazzino. Mi sento spostata in una realtà che sembra irreale. Forse sarà il mio modo di vivere il mondo ma su questo strano veicolo non riesco a non sentire esplodere la felicità. Magari è solo colpa di quest’inizio giornata un po’ fantasiosa però, in rapida successione, arrivano piccoli flash di questa imprevedibile settimana: il sorriso di mio figlio che orgoglioso mi mostra la sua nuova divisa da pallavolo. Il suo sguardo felice, la mia emozione nel vederlo così grande e meraviglioso. Il viaggio che sto per compiere in una terra sconosciuta. La gioia di aver lasciato volare le farfalle che volteggiavano dentro di me. La forza della donna che sono, che ha sfidato se stessa, ancora una volta, ed di nuovo riunita in una sola se oggi può danzare libera nell’aria. E poi quelle parole, le parole sempre loro, il mio irrinunciabile nutrimento, composte come un canto da un uomo che ancora non conosco, ma che so amato da una sorella che è lontana ma tornerà. Parole dicevo, che mi tornano in mente mentre viaggio su questo strano veicolo. Parole che non mi aspettavo, che inondano la mia mente da quando le ho lette, che rimbombano tra muscoli e sangue espandendo sensazioni, ossigenando emozioni. Forse le più belle parole che qualcuno abbia mai dedicato alla mia scrittura e che si riferiscono a dei pensieri che rimarranno privati.
“ Ciò che scrivi è di una bellezza inaudita, un uomo "normale" non è pronto ad essere travolto da una simile "violenza" descrittiva. E’ troppo forte per chiunque.”
Ma sarò io, o è questo strano bus a rendere emozionante e speciale ogni attimo di questa mia pazza vita?

martedì 24 novembre 2009

Muro, rete e saper cogliere


Pensieri che corrono nella mente e idee che rimbalzano nei discorsi con gli amici.
E’ successo così anche con questa strana teoria. Una macchina che scivola sull’asfalto, la musica che esplode nell’aria, una curva tra gli alberi mentre il sole mi accarezza.

Ci si chiedeva: “Quel’è la differenza tra chi non è capace di afferrare quanto d’importante la vita gli offre e chi, al contrario raccoglie, anche tra i cocci, quel che era bene salvare?
Ed allora mi viene in mente che c’è chi è solo capace di farsi muro, chi diventa rete e chi sa cogliere e, nel saper coglier,e sa bene quel che lasciare.
Ed io che tipo sono?
Gli amici più intimi lo sanno, rimango sempre perplessa, e molto, di quanto il mio modo d’essere sembri, nei confronti della vita, anomalo. Io sono semplicemente io, e la mia compagnia è per me talmente abituale da sembrarmi banale. Ma forse, come dice da tempo un carissimo amico, alla mia età sarebbe giusto ed opportuno acquisire una consapevolezza di quel che accade quando mi esprimo nel mondo. Per non fare troppi danni, dice simpaticamente lui. Ed allora ho iniziato a ragionarci su e, l’unica cosa che mi è venuta in mente è che io vivo lasciandomi attraversare da quel che incrocio lungo la strada. Non m’impongo, come spesso vedo fare, di respingere o gestire o controllare le cose che mi accadono. Ho imparato che irrigidirsi, ostacolare, insomma tutto quello che per paura si cerca di fare per non venir travolti o stravolti, non ha alcun senso. Le cose arrivano a prescindere da ciò che vorremmo o siamo in grado d’ipotizzare e mettersi davanti a loro, ferrei come pali non è una buona idea. E lo confesso, è un comportamento che conosco assai bene. Applicato diligentemente per svariati decenni, e comprovato nella sua totale inutilità. Oltre tutto, diventare muro non consente di fare quello che io definisco “l’effetto rete”: nulla, neanche il buono, resta impigliato dentro di noi e quindi non potremmo nutrirci di quanto offerto dalla sorte. Il muro ha una consistenza indeformabile, che non si plasma attorno a quello con cui si scontra: o si rompe o resiste e quindi in ogni caso non assorbe elementi. Io, invece sono divenuta flessuosa nei confronti della vita e questo, forse e dico forse, mi consente di trattenere molto e farmi, paradossalmente, molto meno male. La presuntuosità di noi umani, invece, è talmente sconfinata che c’impedisce di accettare una cosa fondamentale: che non possiamo modificare l’immodificabile. Non è saggio illuderci che sempre e comunque la nostra volontà sia in grado di piegare gli eventi, o il loro svolgimento, ai nostri desideri, alle nostre paure. Quello che, sempre credo, è in nostro potere fare è piuttosto interpretare ciò che ci capita e poi, con l’effetto rete, cercare di portare dentro di noi il meglio che siamo riusciti a pescare. M badate bene, non solo quando il mare è calmo, ma anche e principalmente quando nel nostro oceano si scatena la tempesta. Ma uscendo dall’acqua, elemento non a tutti congeniale, potremmo dire che la nostra esistenza è un cammino e il destino ci circonda di miliardi di occasioni. Arrivare a saper cogliere vuol dire sapere essere arrivati a saper riconoscere quello che è bene oltrepassando ciò che non lo è. Sapere scegliere e quindi scindere, ma con morbidezza, assecondando la vita.

mercoledì 18 novembre 2009

Che belle le donne innamorate!


Che belle che sono le donne innamorate.
Volano leggere per il mondo, felici di ciò che portano nel cuore. Non sono come gli uomini con le tasche sempre piene di zavorre. Le donne no, quando amano abbandonano qualunque peso, ogni limite mentale e senza tentennamenti lasciano che il sentimento che provano le invada divenendo linfa vitale. Piccoli puntini luminosi che rubano sorrisi al loro passaggio. Capaci di sprigionare luce nel buio più cupo.
Le riconosci dallo sguardo, ti osservano e quasi non ti vedono. La vita stessa sembra scorrergli negli occhi e tutto diventa uno schermo su cui proiettare la propria bellezza.
E’ un momento magico, ogni volta unico, che le trasforma rigenerandole. Germogliano e sbocciano aprendosi alla vita stessa.
Non importa se l’oggetto del loro amore sia un’idea, un progetto, un figlio, un uomo. Le donne, qualunque cosa stiano amando la prenderanno tra le mani e la renderanno il centro della propria creatività. Trasleranno in lei o in lui se stesse e cercheranno di apportare, a ciò che amano, quanto di più meraviglioso serbano nei meandri della propria anima.
Le donne innamorate non temono nulla, diventano forti, spavalde, incredibilmente “donne”.
Sono nate per amare e quando ciò accade un’energia impensabile pervade il loro corpo, ricarica i loro pensieri e anche la donna più minuta, apparentemente fragile, diventerà una torcia inesauribile capace di illuminare il buio più misterioso. Ma nulla sarà più misterioso per lei, lei tornerà ad essere quella donna atavica che ogni donna porta in se e lascerà che l’istinto la guidi la dove nessuno, neanche lei, immaginava di poter arrivare. Ed arriverà, oh sì…statene certi arriverà. Ce la farà perché nulla può fermare una donna innamorata. Lei sa, lei porta dentro di se l’unica vera meraviglia di questa nostra strana esistenza: il sapere e volere amare. E’ questo che la rende una forza della natura. Un miscuglio di fantasia e particolarissima energia che solo noi donne sappiamo riconoscere e non temere. E’ lì, in quel miscuglio che saprà ascoltare la musica che sa cullarla e cullare. O ritrovare i passi di quella danza pazza che le farà battere i piedi e piroettare quando un minuscolo gesto la farà gioire. O ridere come una bambina con le sue amiche con cui, complice, condividerà la felicità che sta provando. E sempre lì, in quel miscuglio troverà l’orgoglio e la dignità con cui sa tendere la mano e perdonare, fin dove il buon senso le indicherà. Ma una cosa è certa, non sarà mai nel saper amare che offendere se stesse, casomai potrebbe accadere nel suo contrario.
Le donne innamorate…che meraviglia!!!!

martedì 17 novembre 2009

Nel grande teatro della vita...tu


Un grande teatro vuoto e tu.
Tu che ti aggiri nella sala e lentamente ed inizi ad allestirla per il prossimo spettacolo.
Non accetti copioni, li scegli. Cerchi la sfida, l’adrenalina pura.
Non rispondi ad altro se non al tuo istinto, a quello che sollecita la tua curiosità.
Un regista esperto, tu. Scruti attento lo spettacolo della vita e lì, tra la gente, scegli i tuoi protagonisti.
Li fai salire sul palco e come un maestro riesci a lusingare la loro vanità umana, a placare le timide titubanze.
Curi ogni dettaglio d’artista raffinato, camaleontico. La scenografia deve essere perfetta, la migliore, all’altezza delle tue aspettative.
Non lasci nulla al caso. Mai.
La vita ti ha portato a perfezionare ogni particolare.
Sai come muovere le emozioni dei tuoi protagonisti.
Tirannicamente imponi prove estenuanti, chi sbaglia è fuori.
Pause e battute, gioie e paure sfilano nella tua testa e immaterialmente le trasporti nel cuore degli attori. Senza che se ne accorgano le sentono pulsare nel sangue, ossigenare le loro teste rendendoli creta nelle tue mani.
Una prova dopo l’altra componi la tua opera.
Sai coinvolgere, sai entusiasmare, sai…
La tensione cresce e l’elettricità del debutto si diffonde ovunque, espandendosi oltre quel palco, nella vita che sembra sospendersi nell’attesa.
Ed è a questo punto che, con una precisione maniacale, scegli il tuo grande momento.
Il gesto impensato che sorprenderà tutti. Ancora una volta. Come ogni volta.
Il teatro è di nuovo un luogo pieno di vita. Tu l’hai riempito di ogni raffinata bellezza. E’ la tua anima quella che si diffonde nell’aria. La sala è gremita di ogni emozione, l’hai fatta crescere trasformandola in eccitazione, l’hai resa carne che vibra, che brama pronta ad esplodere su quel palco per inondare il mondo di tutta la tua bellezza. La tua bellezza.
Ed è allora, quando le tende del sipario stanno già scorrendo, che tu volti le spalle e te ne vai. Non vivrai lo spettacolo che hai creato, non incoraggerai i tuoi attori. Tutta’altro, li lascerai soli con la loro memoria. Tu sei già fuori, per la strada, dimentico di quella scenografia, oltre l’opera che tu stesso hai creato. Non calcherai la scena per prenderti gli applausi, non ringrazierai i tuoi protagonisti, non ti inchinerai soddisfatto. Semplicemente ti defilerai, tornando tra la gente, alla ricerca di un nuovo palcoscenico da inventare, di un nuovo attore da plasmare, nella ricerca di un nutrimento che sembra saziarti nel solo averlo assaporato. Strano regista tu.

domenica 15 novembre 2009

Due bicchieri di vino rosso sotto la pioggia




Gocce cantalenanti scendono intorno a noi.
Due bicchieri di vino rosso, le nostre sigarette che ardono tra le mani.
I nostri occhi che s’invadono.
L’emozione che si fa parola.
Non sono certa che tutto questo sia esistito.
I pensieri più veri sono rimasti chiusi in un rifiugio nascosto del cuore.
Li ascoltiamo ogni giorno in un silenzio solitario senza trovare il coraggio di lasciarli volare.
Ma accompagnano le miei giornate ...da quella sera.

giovedì 12 novembre 2009

Quello che fa la differenza

Che emozione enorme è ascoltare un uomo, un giovane uomo, che ha voluto e saputo introiettare la letteratura facendosela scorrere nel sangue. Lasciando che i pensieri e le parole di altri si mescolassero ai propri pensieri ed alle proprie parole, le loro vite alla propria vita, le loro sofferenze alla propria sofferenza. E di tutto questa mescolanza di sangue, parole e pensieri fare ossigeno per il cervello.
M. Cristina incantata da Saviano

lunedì 9 novembre 2009

Una donna in rinascita


Una Donna in rinascita, di Jack Folla


Più dei tramonti, più del volo di un uccello, la cosa meravigliosa in assoluto è una donna in rinascita. Quando si rimette in piedi, dopo la catastrofe, dopo la caduta, che uno dice…è finita. No. Finita mai, per una donna. Una donna si rialza sempre, anche quando non ci crede, anche se non vuole. Non parlo solo dei dolori immensi, di quelle ferite da mina antiuomo che ti fa la morte o la malattia. Parlo di te, che questo periodo non finisce più, che ti stai giocando l'esistenza in un lavoro difficile, che ogni mattina hai un esame peggio che a scuola….Te, implacabile arbitro di te stessa, che da come il tuo capo ti guarderà, deciderai se sei all'altezza o se ti devi condannare. Così ogni giorno e questo noviziato non finisce mai, e sei tu che lo fai durare. Oppure parlo di te, che hai paura anche solo di dormirci, con un uomo, che sei terrorizzata che una storia ti tolga l'aria, che non flirti con nessuno perché hai il terrore che qualcuno si infiltri nella tua vita. Peggio, se ci rimani presa in mezzo tu, poi ci soffri come un cane. Sei stanca. C'è sempre qualcuno con cui ti devi giustificare, che ti vuole cambiare, o che devi cambiare tu per tenertelo stretto, e così stai coltivando la solitudine dentro casa. Eppure te la racconti, te lo dici anche quando parli con le altre…."io sto bene così, sto bene così, sto meglio così"…e il cielo si abbassa di un altro palmo. Oppure con quel ragazzo ci sei andata a vivere, ci hai abitato Natali e Pasque, in quell'uomo ci hai buttato dentro l'anima, ed è passato tanto tempo e ce ne hai buttata talmente tanta, di anima, che un giorno cominci a cercarti dentro lo specchio, perché non sai più chi sei diventata. Comunque sia andata, ora sei qui. E so che c'è stato un momento che hai guardato giù e avevi i piedi nel cemento. Dovunque fossi, ci stavi stretta. Nella tua storia, nel tuo lavoro, nella tua solitudine, ed è stata crisi. E hai pianto. Dio, quanto piangete ragazze... Avete una sorgente d'acqua nello stomaco. Hai pianto mentre camminavi in una strada affollata, alla fermata della metro, sul motorino. Così, improvvisamente. Non potevi trattenerlo. E quella notte che hai preso la macchina e hai guidato per ore, perché l'aria buia ti asciugasse le guance. E poi hai scavato, hai parlato…quanto parlate ragazze. Lacrime e parole. Per capire, per tirare fuori una radice lunga sei metri che dia un senso al tuo dolore…."perché faccio così?"…"com'è che ripeto sempre lo stesso schema?"…"sono forse pazza?"…Se lo sono chiesto tutte. E allora... vai, giù con la ruspa nella tua storia, a due, quattro mani, e saltano fuori migliaia di tasselli, un puzzle inestricabile.Ecco, è qui che inizia tutto. Non lo sapevi? E' da quel grande fegato che ti ci vuole per guardarti così, scomposta in mille coriandoli, che ricomincerai. Perché una donna ricomincia comunque. Ha dentro un istinto che la trascinerà sempre avanti. Ti servirà una strategia, dovrai inventarti una nuova forma per la tua nuova "te", perché ti è toccato di conoscerti di nuovo, di presentarti a te stessa. Non puoi più essere quella di prima, prima della ruspa…Non ti entusiasma? Ti avvincerà lentamente, innamorarsi di nuovo di sé stessi o farlo per la prima volta è come un diesel, parte piano. Bisogna insistere, ma quando va in corsa... E' un'avventura ricostruire sé stesse, la più grande. Non importa da dove cominci, se dalla casa, dal colore delle tende, o dal taglio dei capelli. Io ho sempre adorato donne in rinascita, per questo meraviglioso modo di gridare al mondo "sono nuova" con una gonna a fiori o con un fresco ricciolo biondo. Perché tutti devono vedere e capire…"attenti…il cantiere è aperto…stiamo lavorando per voi... ma soprattutto per noi stesse…". Più delle albe, più del sole, una donna in rinascita è la più grande meraviglia, per chi la incontra e per se stessa. E' la primavera a novembre, quando meno te la aspetti.

giovedì 5 novembre 2009

Smetterò



Smetterò di essere educata.
Smetterò di camminare nella tua anima in punta di piedi.
Smetterò di ragionare e ponderare.
E sarò sangue e carne che ti invade.
La lotta eccita gli istinti.
La fantasia esplode nei desideri.
Prepara i tuoi occhi, avvisa il tuo cuore, allerta la mente.
Sarà una battaglia che non conosci e la giocherò a modo mio.
Hai mai visto l’essenza di una donna divenire materia?
E’ capace di mille magie.
Può trasformarsi in fuoco.
Scegliere di farsi nettare.
O tramutarsi in profumo.
L’essenza di una donna può essere qualunque cosa, è questa la sua forza incontenibile.
Può baciare ed amare, essere coraggiosa o docile.
Ma non t’illudere se la vedi indietreggiare, sta solo cercando dentro di se ciò che gli occorre.
E poi…
E poi spalancherà all’improvviso quella porta.
Urlerà i suoi pensieri.
Ed affronterà l’impossibile…con il cuore.

lunedì 2 novembre 2009

Apro la sigaretta




Apro la sigaretta
come fosse una foglia di tabacco
e aspiro avidamente
l'assenza della tua vita.
E' così bello sentirti fuori,
desideroso di vedermi
e non mai ascoltato.
Sono crudele, lo so,
ma il gergo dei poeti è questo:
un lungo silenzio acceso
dopo un lunghissimo bacio.

Alda Merini