Un grande teatro vuoto e tu.
Tu che ti aggiri nella sala e lentamente ed inizi ad allestirla per il prossimo spettacolo.
Non accetti copioni, li scegli. Cerchi la sfida, l’adrenalina pura.
Non rispondi ad altro se non al tuo istinto, a quello che sollecita la tua curiosità.
Un regista esperto, tu. Scruti attento lo spettacolo della vita e lì, tra la gente, scegli i tuoi protagonisti.
Li fai salire sul palco e come un maestro riesci a lusingare la loro vanità umana, a placare le timide titubanze.
Curi ogni dettaglio d’artista raffinato, camaleontico. La scenografia deve essere perfetta, la migliore, all’altezza delle tue aspettative.
Non lasci nulla al caso. Mai.
La vita ti ha portato a perfezionare ogni particolare.
Sai come muovere le emozioni dei tuoi protagonisti.
Tirannicamente imponi prove estenuanti, chi sbaglia è fuori.
Pause e battute, gioie e paure sfilano nella tua testa e immaterialmente le trasporti nel cuore degli attori. Senza che se ne accorgano le sentono pulsare nel sangue, ossigenare le loro teste rendendoli creta nelle tue mani.
Una prova dopo l’altra componi la tua opera.
Sai coinvolgere, sai entusiasmare, sai…
La tensione cresce e l’elettricità del debutto si diffonde ovunque, espandendosi oltre quel palco, nella vita che sembra sospendersi nell’attesa.
Ed è a questo punto che, con una precisione maniacale, scegli il tuo grande momento.
Il gesto impensato che sorprenderà tutti. Ancora una volta. Come ogni volta.
Il teatro è di nuovo un luogo pieno di vita. Tu l’hai riempito di ogni raffinata bellezza. E’ la tua anima quella che si diffonde nell’aria. La sala è gremita di ogni emozione, l’hai fatta crescere trasformandola in eccitazione, l’hai resa carne che vibra, che brama pronta ad esplodere su quel palco per inondare il mondo di tutta la tua bellezza. La tua bellezza.
Ed è allora, quando le tende del sipario stanno già scorrendo, che tu volti le spalle e te ne vai. Non vivrai lo spettacolo che hai creato, non incoraggerai i tuoi attori. Tutta’altro, li lascerai soli con la loro memoria. Tu sei già fuori, per la strada, dimentico di quella scenografia, oltre l’opera che tu stesso hai creato. Non calcherai la scena per prenderti gli applausi, non ringrazierai i tuoi protagonisti, non ti inchinerai soddisfatto. Semplicemente ti defilerai, tornando tra la gente, alla ricerca di un nuovo palcoscenico da inventare, di un nuovo attore da plasmare, nella ricerca di un nutrimento che sembra saziarti nel solo averlo assaporato. Strano regista tu.
Tu che ti aggiri nella sala e lentamente ed inizi ad allestirla per il prossimo spettacolo.
Non accetti copioni, li scegli. Cerchi la sfida, l’adrenalina pura.
Non rispondi ad altro se non al tuo istinto, a quello che sollecita la tua curiosità.
Un regista esperto, tu. Scruti attento lo spettacolo della vita e lì, tra la gente, scegli i tuoi protagonisti.
Li fai salire sul palco e come un maestro riesci a lusingare la loro vanità umana, a placare le timide titubanze.
Curi ogni dettaglio d’artista raffinato, camaleontico. La scenografia deve essere perfetta, la migliore, all’altezza delle tue aspettative.
Non lasci nulla al caso. Mai.
La vita ti ha portato a perfezionare ogni particolare.
Sai come muovere le emozioni dei tuoi protagonisti.
Tirannicamente imponi prove estenuanti, chi sbaglia è fuori.
Pause e battute, gioie e paure sfilano nella tua testa e immaterialmente le trasporti nel cuore degli attori. Senza che se ne accorgano le sentono pulsare nel sangue, ossigenare le loro teste rendendoli creta nelle tue mani.
Una prova dopo l’altra componi la tua opera.
Sai coinvolgere, sai entusiasmare, sai…
La tensione cresce e l’elettricità del debutto si diffonde ovunque, espandendosi oltre quel palco, nella vita che sembra sospendersi nell’attesa.
Ed è a questo punto che, con una precisione maniacale, scegli il tuo grande momento.
Il gesto impensato che sorprenderà tutti. Ancora una volta. Come ogni volta.
Il teatro è di nuovo un luogo pieno di vita. Tu l’hai riempito di ogni raffinata bellezza. E’ la tua anima quella che si diffonde nell’aria. La sala è gremita di ogni emozione, l’hai fatta crescere trasformandola in eccitazione, l’hai resa carne che vibra, che brama pronta ad esplodere su quel palco per inondare il mondo di tutta la tua bellezza. La tua bellezza.
Ed è allora, quando le tende del sipario stanno già scorrendo, che tu volti le spalle e te ne vai. Non vivrai lo spettacolo che hai creato, non incoraggerai i tuoi attori. Tutta’altro, li lascerai soli con la loro memoria. Tu sei già fuori, per la strada, dimentico di quella scenografia, oltre l’opera che tu stesso hai creato. Non calcherai la scena per prenderti gli applausi, non ringrazierai i tuoi protagonisti, non ti inchinerai soddisfatto. Semplicemente ti defilerai, tornando tra la gente, alla ricerca di un nuovo palcoscenico da inventare, di un nuovo attore da plasmare, nella ricerca di un nutrimento che sembra saziarti nel solo averlo assaporato. Strano regista tu.
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