C’è un momento della mattina che per me è irrinunciabile. Una specie di rito che m’introduce a quello che seguirà.
Accendo la macchinetta del caffè, apro la scatola tonda con tutte le cialde colorate e scelgo il mio caffè. Decido la miscela in base all’umore, quasi fosse un vestito da intonare ai sentimenti del momento, o, a quel che mi auguro, quel preciso aroma rispecchierà della mia giornata; quella che sarà, o che vorrei che fosse. Quando la spia verde mi avvisa che tutto è pronto, solo allora prendo la tazziana di porcellana bianca, inserisco la piccola capsula colorata e resto lì a guardare la polvere trasformarsi in una crema profumata. Poi prendo il mio caffè tra le mani, mi avvicino alla finestra aperta, guardo fuori ristorandomi nel verde del mio giardino e saluto il mondo. Poi alzo gli occhi verso il cielo, scruto le nuvole, mi lascio accarezzare dal sole e, portando la tazzina alle labbra, mi auguro che quello che sto per vivere sia un gran bel giorno.
A volte lo è, altre volte no. Ma non importa, l’indomani, se avrò fortuna, sarò di nuovo lì a brindare con un caffè in mano a quello che sto per vivere.
P.S. Questo, mi auguro, spieghi una volta per tutte perché in genere arrivo tardi. Non c’è lancetta che possa spingermi a rinunciare a certi momenti. E se il mondo va di fretta, peggio per lui.
3 commenti:
come ti capisco ...
grazie mi rincuori...
Perche non:)
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