La stanza del tè è un luogo fisico ma è anche un luogo mentale. Le persone che si muovono al suo interno escono temporaneamente dal mondo e dal suo affanno per contemplare, durante il rito del tè, il vuoto dove dimenticare la razionalità e raggiungere un approccio totalizzante con le cose e le persone.
Un pò di me e la mia intervista con Maurizio Costanzo e più in giù in nuovi post
venerdì 13 luglio 2012
Era affascinante sì, decisamente affascinante...
Era affascinante, decisamente affascinante. Ed era simpatico.
Questo era ciò che pensava ogni volta che incrociava il suo sguardo.
Ma aveva un brutto carattere. Un gran brutto carattere.
Era insomma come un bel quadro che si provava piacere a contemplare, che guardi e riguardi, ma che non ti convince mai ad acquistarlo.
Uno capolavoro ostico.
Era affascinante sì, decisamente affascinante…
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3 commenti:
Ecco una cosa che non riesco a comprendere. Come può essere simpatico e affascinare qualcuno che ha un brutto crattere? Con quale spirito o stato d'animo è necessario osservare quel quadro per capire che la sua è solo ... apparenza? Un saluto e un ... fresco fine settimana.
Bella domanda!
Credo che il fascino sia qualcosa che si emana con il corpo, è un modo di guardare, di muoversi, non ha molto a che fare con la parola; è sensualità forse e quindi arriva diretta ai sensi senza passare per "Via della razionalità".
E poi si può essere simpatici, avere ironia e contemporanemanete avere un carattere ombroso. Siamo pieni di sfumature e possiamo essere a tratti meravigliosi ed un istante dopo insopportabili. E l'affascinazione è, in genere, qualocsa d'inspiegabile che ci colpisce oltre la nostra volontà. A limite, se siamo pieni di volontà, possiamo raccontarci un sacco di storie, ma i sensi ormai...
La tua analisi è impeccabile. Sono i sensi che danno il giudizio finale al di là dei modelli, creano una “personalizzazione” con tutte le sue sfumature, dell’impressione che darà un atteggiamento o un comportamento altrui. Ho riflettuto spesso su questo, riguardo ai social network ed a tutti gli altri modi virtuali di comunicare. Con tutti i pregi che possono avere questi sistemi, la mancanza di “contatto fisico” li rende potenzialmente fuorvianti. Questo mi inquieta un po’.
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