Un pò di me e la mia intervista con Maurizio Costanzo e più in giù in nuovi post

venerdì 2 settembre 2011

Un pensiero logico, è sempre ovvio?






La vita è fatta d’incontri, d’incontri non necessariamente umani.
Si può incontrare un luogo, una pianta, un sasso, un animale.
Si può incontrare qualcosa di astratto come un’idea, un desiderio, un sogno.
Non importa cosa s’incontra, la cosa fondamentale è come ci comporteremo noi rispetto a quell’incontro.
Se lo vedremo. Se saremmo disposti a fermarci per comprenderlo. Se lo sapremo valutare. Apprezzare. Oppure se con noncuranza, superficialità od indifferenza passeremo oltre o lo butteremo via.
La vita che a volte è assai benevola, potrà offrirci più occasioni; d’altronde conosce assai bene la miopia degli uomini.
Però potrebbe anche offendersi per la superbia o la distrazione che gli dimostriamo e quindi riprendersi il suo dono per offrirlo a chi, meglio di noi, sarà capace d’apprezzarlo.

Ventiquattro ore! Solo ventiquattro ore e lei aveva avuto la possibilità di comprendere concetti importantissimi, vitali.
Lei amava, adorava ritrovarsi dentro a quelle porzioni di tempo.
Aveva la sensazione che tutto si contraesse come in uno sforzo finale, come nell’ultima spinta che permette ad una madre di far nascere il proprio figlio, o all’inventore di trovare l’ultimo passaggio per rendere funzionate la propria invenzione.
Così accadeva per i pensieri, per i suoi pensieri.
Se ne stavano nella sua mente più con l’aspetto di domande in via di definizione che di concetti conclusi.
Camminavano, si accovacciavano, a volte improvvisamente iniziavano ad agitarsi fino ad arrivare ad urlare scalmanati. E poi, improvvisamente, quasi senza una motivazione precisa, la vita la portava ad incontrare qualcuno, o qualcosa, od un concetto astratto e tutte quelle domande si mettevano in fila e davanti a quell’incontro si trasformavano in pensieri limpidi e tutto diveniva sorprendentemente chiaro, ovvio.
Così era accaduto quel giorno, quando per noia era entrata in un luogo e imprevedibilmente aveva incontrato un concetto astratto ed aveva deciso di fermarsi a dialogare con lui.
La mente in preda ad un raptus di collegamenti si era messa a lavorare velocissima e le risposte erano arrivate una dietro l’altra, in un susseguirsi di scoperte e logicità che l’aveva lasciata incredula e felice.
Come diamine aveva potuto non comprendere prima?
Quelle intuizioni, che avevano tanto le sembianze di vere e proprie risposte gentilmente offerte da quegli insoliti incontri, rivoluzionavano la sua vita ed il proseguimento del suo cammino.
Improvvisamente sapeva perché una tal cosa, una cosa importantissima per lei, sarebbe accaduta e perché avrebbe funzionato. In quel luogo, parlando con quel concetto, aveva incontrato qualcosa di se che fino a quel preciso istante aveva ostinatamente ignorato. Ma gli incontri sono fatti per questo, per svelarci ciò che da soli non saremmo in gradi di capire. Ed il tempo, oh quel galantuomo del tempo, lui svela ciò che gli esseri umani hanno stupidamente cercato di nascondere.
Ed affinché non le sorgessero i soliti dubbi disturbatori, la vita la condusse davanti ad un ulteriore incontro che, con parole chiare ed inequivocabili, le confermò tutto.
Aveva impiegato tutta la sua vita fin lì per arrivare a quelle parole ed era da tutta la sua vita fin lì che lei le cercava.
Finalmente lei e quelle parole si erano incontrate.
Tirò un sospiro di sollievo

2 commenti:

Anonimo ha detto...

L’assorbire concetti nuovi e così ampi come tu li descrivi richiede una apertura mentale fuori dal comune. Voltarsi indietro è l’elemento di confronto col quale misurare le nuove idee stando attenti a non far crollare i pilastri sui quali si è costruita al propria vita, con la consapevolezza che i criteri con i quali sono state fatte le proprie scelte in passato verranno modificati per le scelte del futuro. In pochi, per quanto possa valere questa mia osservazione, mi sembra siano disposti ad affrontare questo rischio. Le convinzioni degli uomini sono le fondamenta della loro esistenza, non a caso si formano nei primi anni della loro vita, della nostra vita. Finché queste convinzioni ci saranno inculcate, fin dal nostro primo vagito, da qualcuno che lo fa per ottenerne vantaggio, la miopia (a volte cecità) degli esseri umani non cesserà di esistere, ma l’utopia di queste mie parole è evidente.
L’ultima spinta che permette ad una madre di far nascere il proprio figlio. Questa frase mi ha colpito

M.Cristina ha detto...

Hai ragione, ciò che descrivi, la tua analisi, è quello che accade molto spesso a molti di noi. Questa almeno la mia impressione. Siamo intrisi di concetti astratti che spesso non abbiamo neanche provato a verificare. Li abbiamo indossati senza preoccuparci di verificare se davvero avessero a che fare con noi, con quello che effettivamente pensiamo e siamo. L'apertura mentale di cui parli, forse, non è altro che la messa in discussione di questa modalità. Le convinzioni vanno verificate e ridiscusse e rielaborate via via che la vita ci porta a comprendere ciò che non avevamo compreso, visto,ipotizzato, provato. Il passato è il voltarsi indietro per rendersi conto della strada fatta, ma non dovrebbe essere un macigno sotto al quale rimanere schiacciati. Non è sempre possibile è ovvio, ma è auspicabile per molte aspetti che inutilmente c'imprigionano. Non ho paura di assorbire, non ho timore di ridefinire, ho paura di cadere in stagni privi di ossigeno, di occhi, di passioni.