Un pò di me e la mia intervista con Maurizio Costanzo e più in giù in nuovi post

venerdì 11 marzo 2011

Che cosa faresti se non avessi paura?

In ognuno di noi convivono, generalmente, due anime. Una luminosa, leggera, amabile. Un’altra piena di ombre, capace di scatenare i moti violenti dell’anima, pericolosa.
Nasciamo con questa dualità e con questa dualità moriremo. Vale per le donne così come per gli uomini.
Quali di queste due anime prevarrà, e se una delle due prevarrà, dipenderà dalla nostra indole e dalla nostra storia. Di certo il primeggiare dell’una sull’altra segnerà quel che saremo e gran parte di quello che avverrà nella nostra vita.
Ognuno di noi è però un essere molto più complesso, composto da un’infinita gradazione di sfumature. Dentro di noi non esiste solo il bianco ed il nero, quindi prima di arrivare all’estremo opposto della nostra essenza ci sono tanti noi, una scala di sentimenti e quindi pensieri e quindi  comportamenti. Ridurre l’essere umano a due sole tonalità è talmente ingiusto!
Questa semplificazione è utile unicamente allo sguardo sociale che è per lo più superficiale e conclusivo. Questa semplificazione è l’arma, l’accetta con cui lo sguardo sociale se ne va in giro. Lui va per le spicce, non si sofferma, non approfondisce e per questo spesso non è lungimirante. Si nutre e produce schemi elementari, distinzioni nette: buoni o cattivi, belli o brutti, intelligenti o stupidi, nemici ed amici ecc.
Allo sguardo sociale non interessa capire. Usa una quantità enorme di punti esclamativi.  Difficilmente concede il privilegio di un dubbio, il brivido speranzoso di una domanda.
Classifica, regola, decide. O di qua o di là, impossibile contemplare opzioni multiple.
Ed allora, generalmente, tutti noi decidiamo o veniamo spinti ad entrare in una delle due dimensioni: o cigno bianco o cigno nero. O parte nobile o maledetta. O costruttivi o distruttivi. O tendenzialmente amabili o tendenzialmente insopportabili. Però attenzione, una volta accettata quest’unica possibilità, uscire dalla scatole in cui ci hanno o ci siamo rinchiusi, sarà difficilissimo e se proveremo a farlo saremo osteggiati oltre ogni possibile comprensione: il buono non può ribellarsi, il cattivo non può redimersi. Se l’anima bianca s’impunterà, sbatterà i pugni, urlerà, o sconvolgerà anche una sola volta lo schema, lo sguardo sociale si leverà su di lei non comprendendo, non sforzandosi di farlo, ma prontamente si scandalizzerà e negativamente giudicherà. Sorte analoga toccherà alla cosiddetta anima nera. Chi sarà disposto a considerarla “altro” dopo essersi accomodato nella certezza della sua cattiva indole? Come credere che oltre il nero potremo sconvolgerci trovando un bianco abbagliante? Quanti si porranno lo scrupolo di un punto interrogativo?
Lo sguardo sociale è così spesso fermo nello stagno della propria crudele mediocrità…
D’altronde giudicare in modo approssimativo è più semplice che comprendere, non richiede fatica, né alcuna capacità, è alla portata di chiunque.
Ma chi sa solo definire vive un’evidente condizione d’insicurezza o di stupidità. Giudica per aiutarsi e stabilendo chi è l’altro come regolarsi. Finalità: il controllo.
L’indefinito invece è libertà, è tutto ed il suo contrario. L’indefinito è per chi ha coraggio e generosità. Per tutti gli altri è uno spazio troppo aperto in cui ci sente esposti e fragili e questo genera paura e la paura costruisce prigioni.
Prigioni mentali in cui lo sguardo si ferma addosso ai muri, incapace di qualunque immaginazione. E chi è prigioniero non può concedere libertà, perché qualora ne fosse capace la concederebbe prima che ad ogni altro a se stesso.


8 commenti:

Anonimo ha detto...

...Mi spingerei più avanti .L’indefinito non è un concetto. L'indefinito vive ed è il giudicato per eccellenza. E’colui che, quando parla e decide, lo fa stupidamente, un autolesionista senza speranza, senza aspirazioni, un personaggio che, agli occhi dei più “furbi“, si “prostituisce”, pur di trovare il compromesso giusto tra quello che lui pensa giusto e quello che invece dovrebbe “normalmente”pensare. Perché non vuole calpestare nessuno. E questo fa ridere i “furbi”, e lui ride con loro, come il giullare di corte, il cui unico scopo era di far divertire il re fino alla fine dei suoi giorni. L’indefinito è colui che vive troppo di là dai “confini prestabiliti”, per essere preso seriamente in considerazione. E troppo spesso finisce con lo strisciare nell’ombra … e ad avere paura. Paura di perdere le meraviglie che nell’ombra è riuscito a creare. Paura che la sufficienza con la quale è stato finora trattato, si trasformi in invidia mortale e distruttiva. Paura che diventa infinito coraggio, quando queste paure minacciano di materializzarsi. ……… Questa considerazione è molto personale e non so quanto appaia comprensibile … spero non risulti noiosa.

M.Cristina ha detto...

Un'ombra si riflette sui muri e scivola via, veloce, appena intravista. Nessuno presta attenzione ad un'ombra ed è sui muri di questa indifferenza che lei paradossalmente si mostra. Questo è il suo sberleffo, la sua rivincita.
Un'ombra non è che una figura piatta, di cui si distinuguono solo i contorni. Non ha volto, non ha colori, non respira, non sanguina. E' solo un'immagine deformata dalla luce che scivola timida tra pareti intonacate o pietre irregolari. Sembra inafferrabile, inaffidabile, eppure è lì, basterebbe girare lo sguardo e diventerebbe corpo, pensieri, sentimenti. Sempre che lo voglia, che ti conceda il tempo di volgere gli occhi verso di lei. Ma in fondo è quello che più desidera, ha voglia di fiducia, sogna di poter spezzare quel filtro magico che la relega in un mondo solitario. Gli antichi greci sostenevano che "la paura dell'ombra" si vince in un solo modo: proiettando sull'ombra stessa la luce. Lentamente forse, ma credo che almeno in alcune occasioni ciò che abbiamo dentro di noi di più prezioso e che ci è sembrato giusto e prudente proteggere dagli occhi invidiosi, od indifferenti, o sciocchi, abbia voglia e diritto di essere visto. Portare in se anche una sola meraviglia e non concederle mai il brivido emozionante di una condivisione profonda, beh forse vorebbe dire relegarla per sempre ad essere una figura piatta proiettata su un muro.Che senso avrebbe?

Anonimo ha detto...

Che senso avrebbe …
Il lato “capace di scatenare i moti violenti dell’anima” , (bella e suggestiva definizione), sta cercando una risposta a questa domanda. Nel frattempo darei voce all’anima “luminosa, leggera, amabile” … (un volo di fantasia).
Immagina un’ombra separata da qualsiasi corpo fisico che si frapponga tra la luce e il muro, o il suolo. Immagina che essa possa esistere non vincolata, scivolare su qualunque superficie, infilarsi in qualsiasi fessura, viaggiare sull’acqua torbida senza affondare, scorrere libera sul fondale sotto l’acqua limpida, andare ovunque, con l’unico limite di avere una superficie su cui poggiarsi, sprofondare nelle aperture del terreno per scorrere veloce in quanti più cunicoli possibili immersa nella sua stessa essenza … .Immagina che lasci dei segni sulla superficie al suo passaggio, tracce fatte di colori, messaggi, immagini, suoni, però non afferrabili o percepibili da tutti, o meglio, comprensibili soltanto se guardati da una particolare prospettiva e da occhi abituati a non fermarsi ai contorni della struttura di ciò che vedono, ma a proseguire nella sua essenza. Udibili unicamente se ascoltati, non soltanto con l’orecchio, ma anche e soprattutto col cuore. L’ombra, che crea in silenzio, sfruttando il volo della fantasia che è la sua guida e creatrice, che mostra ed attende con pazienza lo sguardo o l’orecchio giusto, (cioè capace di vederne la tridimensionalità o sentirne la voce), quella che cerca di cogliere particolari invisibili e sentimenti nascosti, che sceglie con cura a chi mostrarsi fino in fondo, pur considerando tutti, ed accettando con un sorriso, seppure un po’ amaro chi, con noncuranza, liquida con un “pressoché inutile” la sua esistenza. Perché probabilmente in una situazione, in un mondo, in una società diversa, molti di loro avrebbero un’idea differente. E lo sanno benissimo, ma hanno paura di immaginarsene i contorni. Non so se è pazzia, quello che do per certo è che ne esiste almeno una di queste “ombre”. Pure essendo fatta soltanto di fantasia, è un concreto mezzo per la libertà. Perché un’ombra non può essere imprigionata.

M.Cristina ha detto...

Quello che mi fa più impressione nei tuoi commenti ( oltre i concetti molto intensi e quasi romanzeschi per la loro forza descrittiva) è la veramente strana e assai simile somiglianza ad altri pensieri espressi un pò di tempo fa da una persona che conosco. Talmente simili di avermi fatto pensare che fosse questa persona a parlare, ma so che non è così. Ed allora mi è stato impossibile non fermarmi e non chiedermi per quale, altrettanto strana casualità, le tue parole siano arrivate fino a qui, fino a me. La vita è un luogo veramente incredibile.

Anonimo ha detto...

Pensieri simili? Non mi dispiacerebbe conoscere questa persona,(a patto che sia donna, gli uomini non fanno che parlare di calcio, politica, “imprese” eroiche e sessuali),… .
C’è una domanda in un tuo post, anzi, ne è anche il titolo. Forse nello stesso ci sono delle risposte. Per lei. Quella persona che mi somiglia nei pensieri, potrebbe essere ordinaria e poco interessante per chi percepisce il suo lato in ombra, oppure geniale ed interessante per chi riesce a cogliere il suo lato luminoso. O forse, non è né l’uno né l’altro. Certamente avrà apprezzato molto le tue parole, le tue risposte. Forse perché non hai visto solo un’ombra, al suo passaggio. E forse questo l'ha colta di sorpresa. Forse la vita è ben più che incredibile. Ma le macchine del “così è, perché così deve essere” e “ qualcuno ha voluto che così sia” ne fagocita le espressioni più significative, contagiando in un modo o nell’altro tutti. Compresi quelli che, come te, sono talmente abituati a vedere oltre, da non rendersene nemmeno più conto.

Anonimo ha detto...

"contagiando" non è il termine giusto "traendo in inganno" è più ... corretto

M.Cristina ha detto...

Non ho compreso completamente ciò che volevi dirmi facendo riferimento al post ( può un desiderio realizzare un sogno? credo), nè quale possa essere il legame che rende i tuoi commenti così simili a quei pensieri. Ciò che quella persona mi ha raccontato riguarda il suo modo di percepire il mondo e "se" all'interno di questo mondo. Ed è questo a colpirmi: gli stessi concetti espressi e frasi simile per farlo. Questa volontà di rendersi ombra sperando però d'incontrare occhi speciali a cui sarà concesso di vedervi.Forse è una modalità più diffusa di quanto immagino...ma questo ridondante tornare nella mia vita continua ad apparirmi curioso...

Anonimo ha detto...

Tu non scrivi solo parole, apri delle porte attraverso le quali passano messaggi di vero dolore, di vero piacere, di vero sentimento, di vero desiderio. Ma semplice. Apri il tuo cuore con semplicità, senza esche o inutili colori sgargianti. Senza inganno. Questo è il motivo per cui sono qui. Prova a chiedere i motivi all’altra persona, infondo una piccola indagine potrebbe rivelarti qualcosa di te. Questo volevo dirti con i miei forse. Ho citato un post, ma avrei potuto citarne altri. Scusami per il commento poco chiaro.