Un pò di me e la mia intervista con Maurizio Costanzo e più in giù in nuovi post

martedì 25 agosto 2009

Quando marito e figlio sono in vacanza

Quando il marito ed il figlio sono in vacanza, una giovane quarantenne si ritrova a vivere dimensioni inusuali. Se poi, a questa inconsueta condizione si somma il deserto cittadino di una torrida settimana di metà agosto, il quadro si completa di ulteriori sfumature.
La città è vuota, l’ufficio è vuoto, la casa è vuota. Ed è, improvvisa magia.
La casa diviene in un attimo il mio personale ed inviolabile territorio. Posso usarlo, stremarlo, invaderlo, marcarlo con i miei oggetti, lasciarmi andare a quelle piccole sbadataggini normalmente trattenute che, finalmente, posso concedermi tranquilla di un’unica solida certezza: non inciamperò in esigenze altrui. E questa sicurezza, questa indescrivibile sensazione di libertà mi accompagna in un lampo in uno stato di esaltante euforia.
L’ufficio vuoto è già una condizione di enorme privilegio. I telefoni che tacciono ed il silenzio dovuto alla mancata presenza umana regalano brividi d’intenso piacere, che assaporo mordicchiandomi le labbra. Otto ore di perfetta pace ed un pc; a volte mi ritrovo a ringraziare l’improbabile.
Fuori la temperatura è da girone dell’inferno, ma sono una donna coraggiosa e dopo piccoli e studiati accorgimenti tattici sono in grado di uscire dall’ufficio, pronta ad un lungo giro tra i miei negozi preferiti. Non rinuncio a nulla, indugio senza ritegno tra stand e scaffali, o libri e caffè. Ingorda assaporo ogni attimo con deliberata lentezza. Nessuna fretta, nessun appuntamento, credo di sfiorare il nirvana ma insaziabile so che non è finita qui. In macchina traccheggio scivolando tra le strade di una Roma che mozza il fiato. Anche lei respira libera dal caos. Senza rendermene conto le strizzo l’occhio, in fondo in questo momento è mia complice.
La casa mi accoglie in una quiete ombrosa: è un’osai che da refrigerio ad una tuareg e si apre un altro mondo.
Non ci sono timer pronti a scattare con il loro tic tac, la serata è un lungo hammam che si offre ai miei desideri. Faccio partire la musica, accendo le candele e mi concedo tutte le coccole del mondo. Dopo, con tutta calma bisboccerò con una cenetta improvvisata, consumata ad un orario illogico, mentre fuori il cielo avrà già acceso le sue stelle. In questa idilliaca atmosfera mi lascerò illanguidire da un film esageratamente romantico e da un turbinio di chiacchere e risa con la mia amica di sempre.
Poi, quando il sonno sopraggiunge capriccioso, mi abbandono tra fresche lenzuola, pensando che domani il nastro ripartirà e ci sarà un nuovo giorno da vivere nella stessa idilliaca dimensione. Ed allora, giusto un attimo prima che Morfeo mi scompigli le percezioni, il pensiero vola alle spiagge affollate, ai ristoranti colmi di un vociare assordante ed io mi chiedo se la mia condizione di lavoratrice estiva non sia in realtà un enorme, impareggiabile, assoluto privilegio.

2 commenti:

salvo ha detto...

Ciao Cristina, noto con piacere che hai ripreso il tuo blog.
La tua riflessione sulla solitudine mi è piaciuta molto, dimostra che sei in grado di connetterti con te stessa, questa è una capacità molto usata nella cultura orientale.
Io su facebook ci vado poco, o visto che i miei post sul mio blog vanno a finire automaticamente su facebook.
Ciao e buona giornata
Salvo

M.Cristina ha detto...

Ciao Salvo, ho ripreso a scrivere e quindi ora anche il blog riprenderà il suo ritmo.
Riguardo alla tua osservazione. direi che è vero, io con me stessa sto benissimo e la solitudine è una dimensione che apprezzo molto, forse anche perchè nelle mie giornate è merce rara.
N.B. ti seguo nelle tue pubblicazioni sul face.
Un abbraccio