Nei post precedenti ho parlato di come la bellezza sia stata usata, in parte, per relegare l’evoluzione del cammino femminile in ruoli e comportamenti quasi irrilevanti per l’espressione piena della propria individualità. Ma esiste un altro aspetto che inibisce la capacità di una donna ( in verità, anche se in forme diverse, anche dell’uomo) di perseguire e centrare gli obbiettivi della propria vita, e per spiegarli mi avvarrò, ancora una volta e per alcuni passaggi, dell’aiuto di Aldo Carotenuto, traendo spunto da alcuni brani del suo libro “ L’anima delle donne”.
Le donne sono dotate di una potente e meravigliosa capacità creativa. L’espressione di questa loro innata capacità si esplicita in mille modi diversi ed anche nella più completa inconsapevolezza delle stesse.
Le donne creano quando mettono al mondo un figlio, quando inventano e trovano il modo, spesso in contesti sociali e culturali ostili, di crescere i propri figli, di educarli. Creano quando si barcamenano nell’affrontare le molteplici dimensioni della vita, quando assistono i loro vecchi o quelli degli altri, quando liberano la loro fantasia per nutrire oltre il cuore e le anime di amiche e sorelle in difficoltà, quando aiutano il cammino del proprio uomo o, nell’ambito lavorativio, dei superiori, i quali, per quanto si prodighino per gestire i massimi sistemi, senza il lavoro e l’attenzione costante delle proprie collaboratrici non potrebbero arrivare troppo lontano od in alto nell’ascesa sociale. E poi creano quando pensano, scrivono, dipingono, cuciono, innaffiano le loro piante con le giusti dosi di acqua, quando aiutano un’altra donna a partorire, quando cucinano, quando studiano negli innumerevoli disagi che le circondano. Creano infine quando inseguendo i propri sogni e la parte più vera e profonda di loro stesse scovano ed attuano il metodo più giusto per realizzare ciò che è loro indispensabile per sentirsi felici, in uno qualsiasi di tutti questi campi. Fanno tutto ciò spesso non rendendosi conto di come questo sia un aspetto meraviglioso e tutto femminile del loro essere. Una potenza creativa e rigeneratrice della propria psiche che spesso le donne sottovalutano o non comprendo pienamente.
E’ molto interessante ed importante comprendere perché, troppo frequentemente, manca loro il coraggio di vedersi e soprattutto di ascoltarsi interiormente, procedendo e limitando in questo modo le proprie possibilità.
Aldo Carotenuto mette in luce un fattore determinate rifacendosi al mito della dea Artemide, per i romani Diana.
“ Artemide era figlia di Zeus e Latona ed era solita vagare per i boschi e nelle foreste seguita dalle sue ninfe e dai cani da caccia e da sempre rappresentata con una faretra colma di frecce sulla spalla. Era dotata di una mira infallibile. Il mito narra che quando era piccolissima sua madre la condusse sull’Olimpo per mostrarla a Zeus. Il padre incantato dalla sua bellezza, le domandò quale desideri avrebbe voluto che esaudisse per lei. In quella occasione lei chiese arco e frecce, una muta di cani, un corteo di ninfe,un territorio selvaggio tutto per se ed infine la castità eterna.” Proprio la sua richiesta di castità eterna è il fulcro intorno al quale ruota, nel suo caso, la forza che questo mito sa esprimere. Artemide infatti esprimendo questo desiderio palesa la sua volontà di non dover dipendere da un uomo, di non dover necessariamente condividere o chiedere ad un uomo se sta agendo bene oppure male. Questo certo può apparire un’estremizzazione di un femminile forte ed indipendente ma non è questa estremizzazione ad interessarci, l’aspetto che in realtà richiama l’attenzione su questa figura mitologica è il perché lei si senta così sicura di se.
Afferma Carotenuto: “ Se ripercorriamo le tappe che scandiscono il suo mito, ricorderemo che da piccola fu portata al cospetto del padre Zeus il quale le offre tutto il suo sostegno e le consente di avere ciò che desidera. Da quel momento Artemide diviene inarrestabile. Ebbene cosa può suggerirci questa immagine? L’approvazione delle figure di riferimento è per ogni bambino molto importante, perché potrà regalargli o negargli quella fondamentale dimensione psicologica che è la sicurezza. Il senso di sicurezza è il primo tassello per costruire la nostra personalità, per rafforzare e positivizzare l’autostima, per poter credere nelle nostre capacità.”
4 commenti:
Argomentazioni molto interessanti che aiutano a capire "L'universo Donna".
Sileno
Se anche riuscissi, anche un minimo, a portare la riflessione su punti di vista poco noti ne sarei felice. Grazie quindi del tuo commento.
La ringrazio per intiresnuyu iformatsiyu
quello che stavo cercando, grazie
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