Un pò di me e la mia intervista con Maurizio Costanzo e più in giù in nuovi post

lunedì 23 aprile 2012

La magia delle parole: desiderio




Che cos'è un desiderio?
Se l'etimologia, come ha detto qualcuno, è l'anima delle parole, l'anima del desiderio è legata alla luce delle stelle, o meglio alla sua privazione. Il termine viene infatti da sidus/sideris (costellazione, poi singola stella). In questo senso "desiderare" è in stretta analogia con "considerare" che significa "valutare le stelle per orientarsi", e quindi "ponderare un problema nei suoi vari aspetti per prendere una decisione".
L'immagine della stella ha sempre agito potentemente nell'immaginario collettivo. Nei tempi antichi, le stelle compaiono come segni (Cfr. J. K. Hanson, La stella di Betlemme. La storia, i misteri e la bellezza della stella di Natale, Firenze, Salani, 1996.): "Le stelle compaiono ai loro posti/e brillano liete" (Baruc, 3,34). Nella tradizione ebraica, la stella appare come avvertimento o come annuncio di una nascita straordinaria (quella di Mosè); i Magi - sapienti astronomi più che re - si muovono per seguire una cometa.
Ulisse, allontanandosi da Calipso, non abbandona con gli occhi gli astri (Boote, l'Orsa Maggiore, Orione) che sono i punti di riferimento per ogni navigatore. Una stella guida Enea al luogo dove dovrà fondare Roma. "Se segui la tua stella/non puoi fallire al glorioso porto" (Dante, Inferno , xv).
Nell'area semantica di sidera (stelle) si assomma dunque il significato di orientamento, di rotta, di via da seguire; ma, in un piano più ampio, anche di segni del destino.
Il "de" privativo (o di allontanamento) che crea de/siderare - antico termine di un linguaggio augurale e/o marinaro - sta dunque a indicare "cessare di vedere", "constatare l'assenza di" stelle: quindi dis/orientamento nel senso più ampio del termine, geografico e psichico.
Perciò desiderio è anche rimpianto/nostalgia: Desiderium uxoris defunctae , si legge su una lapide romana. Ma "sentire la mancanza di ciò che è piacevole, buono, necessario" significa anche "tendere a ottenerne il godimento, il possesso.
Il desiderio è dunque essenzialmente un "moto dell'animo tendente ad attuare o possedere ciò che appaga un bisogno, procura un piacere o rappresenta un valore di cui si manchi" Per Freud, è la forma concreta e arricchita dall'esperienza personale, di una pulsione o di un motivo; è l'energia designata col nome di libido che è a fondamento di tutta la vita psichica.


Mafra Gagliarda
tratto da "Osservatorio dell'immaginario"

mercoledì 18 aprile 2012

Il tempo dell'anima



Nel mio mondo accadono cose particolari.
Mi spiego meglio.
Io vivo un po' nel mondo reale, quello per intenderci della razionalità, del sociale vivere, della concretezza quotidiana. Ed un po'in quello che preferisco: quello dell’irrazionale. Luogo molto più allegro, imprevedibile, scanzonato.
Nel mondo reale i concreti/razionali hanno la certezza di essere portatori di verità e certezze. Se ne vanno in giro convinti che il mondo procede grazie a loro e guardano quelli come me con aria di superiorità.
L’astrazione, la fantasia, la creatività sono ai loro occhi poco più che un gioco.
Ma se una mattina mi dovessi svegliare e non avere più la capacità di percepire l’irrazionale mi sentirei la donna più povera e sfortunata del mondo. La mia esistenza diverrebbe un luogo molto triste e solitario, monocolore, mono nota, mono.
Ma questo ai concretoni conipediperterra è meglio non dirlo…non capirebbero.
Come spiegargli, per esempio, che quando si esprime un desiderio da qualche parte del mio mondo fantastico qualcuno o qualcosa l’ascolta e si adopera per esaudirlo. Fa del suo meglio insomma e quando pensa di esserci riuscito lo fa partire, come se inviasse un sms, un dono, una risposta.
Ed il desiderio esaudito si avvia verso il suo destinatario. In pratica, in quella parte del mondo da cui proviene, è già realtà, ma non da questa parte, non nel mondo del razionale.
Ma se si è un po’ folli questa cosa si sa, è un po’ nell’abc delle nozioni fondamentali.
Ed è così che si crea una bolla di attesa che ci fa viaggiare sospesi tra quello che vorremmo e quello che forse già è, ma che ancora non sappiamo che è.
In linea di massima quindi, aspettando che un desiderio si realizzi diventiamo insofferenti e scettici. Nei nostri tempi di uomini moderni, frenetici e un po’ egocentrici vorremmo che tutto si realizzasse istantaneamente. Le attese ci fanno dubitare e sembrano una perdita di tempo. Tuttavia, come ci ricorda Clarissa Pinkola Estés in un bellissimo passo del libro Forte è la donna “ Talvolta il vuoto non è assenza, ma piuttosto lunga gestazione. Per i parametri dell’IO la gestazione è sempre tanto lunga. Ma per i parametri dell’anima, i tempi dell’attesa e dell’elaborazione interna che precede l’evidenza esteriore sono sempre quelli che devono essere”.
Visione psicologica di ciò che vi ho raccontato fin qui, parlando di un mondo irreale e fantasioso.
Ma la fantasia e l’irrazionale risiedo nella nostra mente e raccontano la nostra anima quindi tutto si unisce e mescola.
I nostri desideri sono l’espressione della nostra anima e dunque affinché si possano compiere hanno bisogno di oltrepassare la sola idea. Noi dobbiamo arrivare, non solo metaforicamente, ad essere capaci di viverli. E quando questo non accade, assistiamo a quegli sciagurati avvenimenti in cui giunge tra le nostre mani ciò che desideriamo e noi non siamo in grado di gestirlo, goderlo, in poche parole viverlo.
Non basta desiderare l’amore, bisogna essere pronti e capaci di amare e lasciarsi amare.
Non è sufficiente voler essere un medico, un architetto, un archeologo, bisogno darsi il tempo per imparare ad esserlo. Non basta essere genitore per essere un buon genitore.
Desideriamo, dunque! In modo chiaro e determinato poi però mettiamoci tranquilli e aspettiamo fiduciosi. Il viaggio è appena iniziato e sicuramente da qualche parte ci porterà