Ma ti rendi conto che la fuori ci sono infinite opportunità?
Che la realtà si sdoppia, triplica, moltiplica?
Ti rendi conto che tra un minuto la vita potrebbe farti vivere qualche cosa d’impensabile?
Oppure arbitrariamente farti incontrare qualcuno di cui ignoravi l’esistenza, o bramavi la conoscenza?
E ti rendi conto che non ti basterà la vita per ascoltare tutta la musica, leggere ogni libro, conoscere i pensieri, i balletti, le opere d’arte, gli spettacoli teatrali, i film, le leggende, le storie, i collegamenti che potrebbero spiegarti l’universo?
Insomma, ti rendi conto che ogni istante potrebbe regalarti un’avventura fantastica in un qualsivoglia ambito della tua vita?
No, a dire il vero non lo penso.
Vivo una vita normale, quasi monotona. Tu dici queste cose, ipotizzi scenari affascinanti, ma le persone comuni non vivono, o non sento di vivere, nelle immagini che descrivi.
Noi viviamo delle nostre quotidianità, delle nostre fatiche, dei nostri dolori e di piccole, piccolissime gioie.
Tu non vedi il mondo come lo vedo io, davanti ai tuoi occhi c’è un orizzonte infinito in cui le nuvole corrono, il sole splende ed il cammino ed i possibili incontri sembrano non avere mai fine.
E’ un altro mondo, un mondo a cui io non ho accesso.
Per molti di noi la giornata è fatta di autobus che non arrivano, di capi che non ti stimano, di piccole case che si affacciano su cortili grigi, di relazioni naufragate in fretta in qualche cosa che non sapremmo definire, ma che non ci piace.
Io vivo così il mio tempo. Non sognavo questo, cosa credi, ma ho la sensazione di non aver avuto scampo. Doveri e sacrifici, la vita me l’hanno spiegata così.
“Cosa credi?” hanno detto anche a me quando la gioventù mi tentava a grandi progetti.
Non ho saputo ribellarmi, è vero, mi sono arreso in fretta ed oggi non so scusarmi. Avrei potuto provare, ma non ne sono state capace, non possiedo abbastanza carattere o forza.
Ribellarsi richiede una dose di energie che il mio dna non prevede. Vedi, anche in questo il fato non mi ha aiutato…ed ora, spenti i sogni, cammino in una società che non mi degna di uno sguardo, che non è interessata alla mia felicità, che non si pone neanche il problema della mia felicità, ma pretende, pretende incessantemente che io contribuisca al suo funzionamento. Che io usi per lei le poche energie che ho. Devo produrre, accettare, contribuire, adempiere e rispettare. La lista dei miei doveri è lunghissima e non trovo più la mappa dei miei piaceri. Non li conosco, non voglio conoscerli. Ritrovarli mi renderebbe triste con un’intensità che non potrei tollerare.
E’ andata così, sono rassegnato.
Non vivo un dramma, io sono il dramma. Lo so. Il tuo orizzonte fantastico per me non esiste e non voglio immaginarlo, mi ferirebbe l’anima e non voglio altre ferite.Ma ti capisco e t’invidio. Senza cattiveria però, sono tra quelli a cui l’alienazione impedisce anche di provare questo sentimento. Sarebbe bello provarlo, sarebbe una scossa di vita.
“ Ma non puoi vivere così, è folle!”
Certo che lo è, ma la follia è nel sistema ed io di questo sistema sono solo forza lavoro, non servo ad altro.
"Ma puoi innamorarti, ascoltare la musica, leggere dei libri, puoi fare tutto ciò di cui io ti ho parlato.”
“ Certo che posso, ma ormai ho paura di ciò che potrei scoprire.”
“E cosa potresti scoprire di così terribile?”
“Che non sono più capace di sognare!”
“Ma è impossibile, tutti hanno questo dono.”
“ Certo, ma quando si arriva al mio stadio la strada è senza ritorno. Bisogna fermarsi prima, imporsi un allenamento, io non l’ho fatto ed ora, a dire il vero, anche solo ipotizzare di voler sognare mi affatica. Sono dentro a questa piega grigia ed il mio animo si è abituato alla mancanza di colori. Forse questo era il mio destino. Forse non sono capace di altro. Forse tutto sommato sto bene così.
“Come puoi dirlo, non hai neanche provato?”
“ Dovrai imparare ad accettare che il tuo mondo fantastico può non essere così fantastico per tutti. Forse esistono persone che, come me, preferiscono i mezzi toni, le strade note, i volti familiari, i percorsi già battuti. Io non so rischiare.”
“ Ma che rischio c’è nell’essere aperti alla vita, non capisco?”
“ Per volare bisogna avere un’anima forte ed ali allenate, altrimenti ti schianti. Io non ce l’ho e dunque, posso solo camminare rasente ai muri con lo sguardo che evita di sollevarsi troppo spesso al cielo. Ma non credere che mi dispiaccia più di tanto, io servo a questo mondo più di te.
Io non creo problemi, tu sì. I sognatori per la società sono una seccatura, non si adeguano, non smettono di credere nell’impossibile, non abbassano lo sguardo. Pretendo di avere, esattamente come la società che li contiene. Ma lei è grande e molto più forte e per questo riesce quasi sempre a vincere, anche sui voi sognatori. Mentre io per lei sono quasi invisibile, prende quel che posso darle e poi mi lascia in pace ed io sono salvo. E’ con i tipi come te che si accanisce e non smetterà mai di farlo.
“Ma io non potrei vivere come te. Avrei l’impressione di essere già morta ed allora che senso avrebbe il susseguirsi dei giorni?”
“Ecco forse è qui la soluzione dell’enigma: è la presunzione dei sognatori che non ci piace. Voi guardate il mondo dall’alto della vostra immaginazione che corre veloce, che s’intrufola ovunque, che vola e sembra inarrestabile, incontenibile, in imprigionabile. E ci fate sentire degli inetti, dei codardi, degli incapaci.”
“Forse lo siete.”
“E’ quello che sto cercando di dirti dall’inizio di questa stramba conversazione, ma averlo scoperto non rende meno amara la notizia.”
“ Io proprio non capisco, noi sognatori vorremmo portare tutto ciò che vediamo e pensiamo possibile davanti a voi e condividerlo con generosità ed invece tu, voi, ci detestate. Paradossale!”
“Umano, mia cara, miseramente umano.”
“Dunque aveva ragione Schopenhauer quando sosteneva che la società tenderà a non valorizzare le doti, l’intelligenza, il genio, ma anzi cercherà di schiacciarle?”
“ Sì, tendenzialmente è quello che è accaduto, accade ed accadrà.”
“ Ma è assurdo, è dei loro contrari che il mondo non ha bisogno. Cosa ci fa con uno stupido od un inetto?”
“Lo usa e lo gestisce, ad uno stupido puoi raccontare qualunque amenità.”
“Ma non è quello che accade, la storia ci racconta di grandi menti, rivoluzionarie scoperte, fulminati intuizioni quindi…”
Lui rise, rise paternamente.
“ Quindi io non ti ho mai detto di smettere di sognare. La società ogni tanto si distare ed i sogni sono veloci…sogna bambina, sogna…”
Che la realtà si sdoppia, triplica, moltiplica?
Ti rendi conto che tra un minuto la vita potrebbe farti vivere qualche cosa d’impensabile?
Oppure arbitrariamente farti incontrare qualcuno di cui ignoravi l’esistenza, o bramavi la conoscenza?
E ti rendi conto che non ti basterà la vita per ascoltare tutta la musica, leggere ogni libro, conoscere i pensieri, i balletti, le opere d’arte, gli spettacoli teatrali, i film, le leggende, le storie, i collegamenti che potrebbero spiegarti l’universo?
Insomma, ti rendi conto che ogni istante potrebbe regalarti un’avventura fantastica in un qualsivoglia ambito della tua vita?
No, a dire il vero non lo penso.
Vivo una vita normale, quasi monotona. Tu dici queste cose, ipotizzi scenari affascinanti, ma le persone comuni non vivono, o non sento di vivere, nelle immagini che descrivi.
Noi viviamo delle nostre quotidianità, delle nostre fatiche, dei nostri dolori e di piccole, piccolissime gioie.
Tu non vedi il mondo come lo vedo io, davanti ai tuoi occhi c’è un orizzonte infinito in cui le nuvole corrono, il sole splende ed il cammino ed i possibili incontri sembrano non avere mai fine.
E’ un altro mondo, un mondo a cui io non ho accesso.
Per molti di noi la giornata è fatta di autobus che non arrivano, di capi che non ti stimano, di piccole case che si affacciano su cortili grigi, di relazioni naufragate in fretta in qualche cosa che non sapremmo definire, ma che non ci piace.
Io vivo così il mio tempo. Non sognavo questo, cosa credi, ma ho la sensazione di non aver avuto scampo. Doveri e sacrifici, la vita me l’hanno spiegata così.
“Cosa credi?” hanno detto anche a me quando la gioventù mi tentava a grandi progetti.
Non ho saputo ribellarmi, è vero, mi sono arreso in fretta ed oggi non so scusarmi. Avrei potuto provare, ma non ne sono state capace, non possiedo abbastanza carattere o forza.
Ribellarsi richiede una dose di energie che il mio dna non prevede. Vedi, anche in questo il fato non mi ha aiutato…ed ora, spenti i sogni, cammino in una società che non mi degna di uno sguardo, che non è interessata alla mia felicità, che non si pone neanche il problema della mia felicità, ma pretende, pretende incessantemente che io contribuisca al suo funzionamento. Che io usi per lei le poche energie che ho. Devo produrre, accettare, contribuire, adempiere e rispettare. La lista dei miei doveri è lunghissima e non trovo più la mappa dei miei piaceri. Non li conosco, non voglio conoscerli. Ritrovarli mi renderebbe triste con un’intensità che non potrei tollerare.
E’ andata così, sono rassegnato.
Non vivo un dramma, io sono il dramma. Lo so. Il tuo orizzonte fantastico per me non esiste e non voglio immaginarlo, mi ferirebbe l’anima e non voglio altre ferite.Ma ti capisco e t’invidio. Senza cattiveria però, sono tra quelli a cui l’alienazione impedisce anche di provare questo sentimento. Sarebbe bello provarlo, sarebbe una scossa di vita.
“ Ma non puoi vivere così, è folle!”
Certo che lo è, ma la follia è nel sistema ed io di questo sistema sono solo forza lavoro, non servo ad altro.
"Ma puoi innamorarti, ascoltare la musica, leggere dei libri, puoi fare tutto ciò di cui io ti ho parlato.”
“ Certo che posso, ma ormai ho paura di ciò che potrei scoprire.”
“E cosa potresti scoprire di così terribile?”
“Che non sono più capace di sognare!”
“Ma è impossibile, tutti hanno questo dono.”
“ Certo, ma quando si arriva al mio stadio la strada è senza ritorno. Bisogna fermarsi prima, imporsi un allenamento, io non l’ho fatto ed ora, a dire il vero, anche solo ipotizzare di voler sognare mi affatica. Sono dentro a questa piega grigia ed il mio animo si è abituato alla mancanza di colori. Forse questo era il mio destino. Forse non sono capace di altro. Forse tutto sommato sto bene così.
“Come puoi dirlo, non hai neanche provato?”
“ Dovrai imparare ad accettare che il tuo mondo fantastico può non essere così fantastico per tutti. Forse esistono persone che, come me, preferiscono i mezzi toni, le strade note, i volti familiari, i percorsi già battuti. Io non so rischiare.”
“ Ma che rischio c’è nell’essere aperti alla vita, non capisco?”
“ Per volare bisogna avere un’anima forte ed ali allenate, altrimenti ti schianti. Io non ce l’ho e dunque, posso solo camminare rasente ai muri con lo sguardo che evita di sollevarsi troppo spesso al cielo. Ma non credere che mi dispiaccia più di tanto, io servo a questo mondo più di te.
Io non creo problemi, tu sì. I sognatori per la società sono una seccatura, non si adeguano, non smettono di credere nell’impossibile, non abbassano lo sguardo. Pretendo di avere, esattamente come la società che li contiene. Ma lei è grande e molto più forte e per questo riesce quasi sempre a vincere, anche sui voi sognatori. Mentre io per lei sono quasi invisibile, prende quel che posso darle e poi mi lascia in pace ed io sono salvo. E’ con i tipi come te che si accanisce e non smetterà mai di farlo.
“Ma io non potrei vivere come te. Avrei l’impressione di essere già morta ed allora che senso avrebbe il susseguirsi dei giorni?”
“Ecco forse è qui la soluzione dell’enigma: è la presunzione dei sognatori che non ci piace. Voi guardate il mondo dall’alto della vostra immaginazione che corre veloce, che s’intrufola ovunque, che vola e sembra inarrestabile, incontenibile, in imprigionabile. E ci fate sentire degli inetti, dei codardi, degli incapaci.”
“Forse lo siete.”
“E’ quello che sto cercando di dirti dall’inizio di questa stramba conversazione, ma averlo scoperto non rende meno amara la notizia.”
“ Io proprio non capisco, noi sognatori vorremmo portare tutto ciò che vediamo e pensiamo possibile davanti a voi e condividerlo con generosità ed invece tu, voi, ci detestate. Paradossale!”
“Umano, mia cara, miseramente umano.”
“Dunque aveva ragione Schopenhauer quando sosteneva che la società tenderà a non valorizzare le doti, l’intelligenza, il genio, ma anzi cercherà di schiacciarle?”
“ Sì, tendenzialmente è quello che è accaduto, accade ed accadrà.”
“ Ma è assurdo, è dei loro contrari che il mondo non ha bisogno. Cosa ci fa con uno stupido od un inetto?”
“Lo usa e lo gestisce, ad uno stupido puoi raccontare qualunque amenità.”
“Ma non è quello che accade, la storia ci racconta di grandi menti, rivoluzionarie scoperte, fulminati intuizioni quindi…”
Lui rise, rise paternamente.
“ Quindi io non ti ho mai detto di smettere di sognare. La società ogni tanto si distare ed i sogni sono veloci…sogna bambina, sogna…”
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