Ferma contemplo il mare, il mare della vita, i suoi flussi, l’andare e venire che trascina via, porta, a volte restituisce.
Quante bottiglie ho lasciato andare sperando che un giorno tornassero da me con una risposta…
Quanti giorni a sbirciare il mare mentre la vita ti pungola, ti spinge, ti strattona verso e devi muoverti ed agire anche se non sai.
Però come fai a dire alla vita di aspettare? Non puoi, non si può.
Ed allora, anche se non smetti di sbirciare il mare, vivi.
Vivi e scegli ed affidarti al buon senso, a qualche buon consiglio, ma principalmente a te, a ciò che senti salire dalla pancia e divenire voce che ti guida. Anche quando quello che ti dice, dove ti porta sembra assurdo, spesso folle, di certo non sempre consono ed giudizi si fanno taglienti, a volte crudeli, le parole ingiuste perché non ti adegui, non ti omologhi. Perché scegli quel tuo sentire impalpabile che conosci eppure non vedi, che neanche tu vedi.
Ma a chi dai retta? Ad una voce? Al tuo istinto? Pazzia!
La strada è tortuosa, difficile, traballi, inciampi, a volte sbatti, ti fai male, ma la strada è quella e tu lo sai, lo senti, per lo più te lo auguri.
Gli altri parlano, le loro voci a volte ti confondono, però quella sottilissima voce interiore è imperiosa e vince su tutte. Lei sa, forse. Tu no, ti affidi, coraggiosamente le credi e continui ad amare, a camminare, a scegliere per te e poi non più solo per te. E tutto diventa ancora più difficile, le voci si moltiplicano, gli schemi ti risucchiano, ma tu ti aggrappi al tuo invisibile sentire e continui ad amare, a camminare, a scegliere per te e non solo per te e speri, profondamente speri che quella voce non stia sbagliando. Ma non puoi fare a meno di seguirla, quasi fosse un incantesimo. Ed ogni tanto sbirci il mare prima o poi, speri, qualcuno ti risponderà…
Ad aspettare davanti al mare quanti giorni? A volte anni.
Poi arriva un giorno semplice, banale ma lo sappiamo, nessuno giorno lo è. Il mare e quel giorno.
Una bottiglia sbatte addosso ai tuoi piedi, no, due bottiglie, le ha portate un’onda e non l’hai viste arrivare.
Le afferri veloce, non vuoi che la corrente le riporti via.
Le guardi col cuore che batte, batte forte. Delicatamente tiri fuori le risposte, prima una e poi l’altra. Sono risposte a domande antiche, lo capisci dalla carta. Hanno viaggiato per un tempo lungo, molto lungo.
Le leggi, le rileggi, guardi di nuovo il mare, ti siedi e lasci che le lacrime salgano dalla pancia, dal cuore, su su fino alle ciglia e poi oltre e di nuovo giù, libere fin dove vogliono: viso, collo seno, mani, adori quelle lacrime, il loro sapore.
Il corpo si scioglie dalla fatica del cammino, dal peso di tante parole, dal dolore delle inevitabili ferite. Percepisci uno sguardo, sollevi i tuoi occhi, incroci quelli del tuo istinto, quella vista che ha guidato il tuo insicuro incedere.
Aspettano.
Gli sorridi.
Non hai sbagliato…non ha sbagliato.
1 commento:
Ti racconto un paradosso. Poco fa cercavo una immagine di bottiglie nel mare, ho avviato una ricerca su google, e scegliendo l'immagine sono a sono arrivato a questo tuo affascinante post. Quell'immagine addirittura mi serviva per comunicare un particolare incontro di blogger che si terrà a Milano l'otto ottobre. Spero che l'inserimento che farò domani di queste due belle bottiglie non vada ad urtare con diritti riservati di d'immagine. Ti passo l'indirizzo del blog promotore dell'incontro
http://senecamilano.blogspot.com/2011/09/chi-vuol-esserci-ci-sia.html
L'adesione è libera e gradita.
un cordiale saluto
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