Un pò di me e la mia intervista con Maurizio Costanzo e più in giù in nuovi post

martedì 31 maggio 2011

Ha vinto la dignità, la nostra dignità


Ho la sensazione di essere uscita da una guerra. Certo, non una guerra come quella che hanno vissuto i miei genitori, fatta di bombe e fame, deportazioni e morti.
Una guerra di ben altro tipo s’intende, ma non meno distruttiva, non meno pericolosa.
La nostra democrazia se l’è vista brutta, ma proprio brutta brutta!
Vent’anni fa - strana coincidenza temporale - qualcuno ha deciso di conquistare e dominare il nostro territorio e le nostre menti…e c’è riuscito!
Con un disegno progettuale ben congeniato, si è da prima insinuato nei cervelli e poi comodamente insediato al comando della nostra nazione.
Quella di Berlusconi è stata una forma diversamente applicata di occupazione che, disgraziatamente per noi, ha creato una nuova e mostruosa “fisionomia Italia”.
Con lentezza ma costanza il suo modo di pensare e di agire si è diffuso in modo epidemico lungo tutta la penisola, contagiando con l’illusione del successo facile e del “Famo come ce pare”, milioni e milioni di persone.
E’ stato un processo lento, in parte agito in modo sotterraneo e perciò invisibile. E’ stata una malattia subdola che giorno dopo giorno ha debilitato la nostra capacità di analisi, minato la lungimiranza progettuale del nostro futuro riducendoci ad un’invalidante immobilità celebrale che ha reso molti di noi stupidi o pazzi.
Il presente ed il futuro sono una cosa seria, non s’improvvisano. O meglio, non sempre e non in tutto possono essere improvvisati. Ed invece l’obiettivo di Mr. B era quello di convincerci del contrario. Politici azzeccagarbugli, giornalisti servili, una compagnia grottesca di personaggi d’avanspettacolo, molti dei quali senza titoli né capacità, però scrupolosamente selezionati, che servivano a dar corpo all’illusione. Come se il popolo italiano fosse stato catapultato dentro ad un in immenso “The Truman show” è stata iscenata una farsa per convincerci che non serve studiare, è sciocco essere onesti, non bisogna essere. E’ fondamentale invece far credere di essere e possedere, ossessivamente possedere: soldi, fama, copertine, amanti e, aspetto basilare, pur di ottenerli bisogna essere pronti a qualunque bassezza. La vita, per questa gente, sembra racchiusa tutta lì. Ed in molti si sono ritrovati a sbavare davanti a questo malinconico spettacolo. Imbambolati dalla magia del prestigiatore, hanno sperato che la polverina miracolosa si depositasse anche sulle loro teste.
Ma come la favola di Pinocchio insegna, la vita è fatta di ben altro e quello che ci illude spesso ci delude. Ciò che si costruisce con un niente con un niente prima o poi crolla. E ritrovarsi sotto le macerie è stato un bel trauma.
Di nuovo abbiamo dovuto reclinare la testa, umiliati.
Miglia e miglia di disoccupati, milioni di nuovi poveri, milioni di giovani e meno giovani senza futuro, senza possibilità. Una scuola denigrata, infamata, svuotata della propria importanza. La ricerca azzerata, la cultura immobilizzata. L’uguaglianza beffeggiata. Le nostre ingenue speranze deluse e ridicolizzate. Non era per noi quel sogno, noi eravamo lo strumento del suo/ loro sogno.
Ma, nella vita fortunatamente ci sono sempre un sacco di ma, un popolo può rimbecillirsi anche per un tempo che sembra infinito, ma prima o poi si sveglia dall’incantesimo e si ribella. Ecco, credo che ieri l’Italia si sia ribellata urlando il suo basta.
Basta all’arroganza, alla maleducazione, alla sopraffazione, alla volgarità, alla rozzezza, all’imbecillità.
Basta!
Vogliamo tornare a volare. Vogliamo tornare alla limpida nobiltà delle menti eccelse che hanno scritto la nostra costituzione. Vogliamo, sì vogliamo e pretendiamo di riprenderci il nostro futuro. Vogliamo e pretendiamo dei politici seri, preparati, onesti e colti. Sì colti, perché senza cultura rimane l’ignoranza e d’ignoranza si muore. Vogliamo un sogno vero, fatto di possibilità vere perché costruite sulla solidità dello studio, dell’impegno, delle intelligenze, sulla nostra meravigliosa creatività.
Vogliamo tornare ad essere orgogliosi di essere, di essere anche italiani e non vergognarci più.
Ieri è stata davvero una gran bella giornata, perché l’Italia ha capito che c’era un’unica cosa da fare: riprendersi la dignità.
Ed è la dignità ad aver vinto, la nostra dignità.

martedì 24 maggio 2011

Come se...



Sfoglio le pagine dei miei pensieri e ritrovo me, tante me, intatte.
I miei scritti sono uno scrigno in cui adoro rovistare. Un’ulteriore possibilità per capire e ritrovare ciò che ancora sono o non sono più.
E poi ci sono i ricordi, quelli non scritti, quelli impressi unicamente nella memoria.
Una memoria che vi partecipa con tutti i sensi, riproducendo spezzoni vividi ed immutabili.
I ricordi sono attimi di vita cristallizzata, ma sono magici. In qualunque momento io lo desideri posso spegnere il presente e volarci dentro, rivivendoli con la stessa intensità, con indistinguibile precisione. Posso rientrare in uno specifico istante, in un luogo definito, ritrovando le persone che erano presenti, ferme in una determinata età, contornate dagli stessi oggetti, il tutto illuminato da quella particolare luce.
Tutto può tornare ad essere, come fosse un film che riparte dal preciso istante che decido di scegliere.
Ma cosa vuol dire questo?
Se il passato è un’immagine in cui posso rientrare ogni volta che voglio, vuol dire che quel ricordo è ancora reale, esiste in un luogo non luogo, nella mia mente, od in quella dimensione indefinibile che è l’anima.
E se ogni attimo del passato è ancora lì, pronto ad essere rivissuto, allora in qualche altro luogo non luogo esistono altrettanti attimi, e contesti, e persone ed accadimenti che potrebbero verificarsi e dunque in qualche modo già esistere, sono realtà, anche se non li ho già vissuti.
Sono la potenzialità ancora inespressa di ciò che potrei essere, o che farò, che spero vivrò.
Ed allora come interpretare le immagini che ogni tanto attraversano la mia mente proponendo scenari? Cosa sono quelle parole che penso di poter pronunciare, che a volte immagino di poter ascoltare? Chi sono i volti, in alcuni casi ben definiti, che s’inseriscono nelle mie fantasie?
Cosa può significare, od essere realmente, quello che la mia mente a volte proietta davanti all’interiorità del mio sguardo?
Potrebbe non essere solo “pura fantasia”, ma bensì squarci, spezzoni di un “possibile” ancora inespresso.
In più contesti si sostiene che non esiste una distinzione tra passato, presente e futuro. Tutto potrebbe essere mescolato nel mare cosmico che ci circonda.
Vediamo la luce di una stella che ormai è morta da millenni eppure per noi esiste, è davanti al nostro sguardo, e brilla, vera e splendida.
Come quel tuffo al cuore che sento netto ed immutato ogni qualvolta ripenso al volto di chi ho amato. O il brivido di beatitudine che corre sulla mia pelle quando rivivo le carezze insostituibili di mia madre. Dov’è tutto ciò?
I miei sentimenti rispetto a milioni di attimi sono ancora lì, perfetti ed identici, come se io fossi ancora la persona di allora, nonostante non lo sia più. Posso rivedermi, posso proiettarmi in ciò che potrei essere. E’ come se intorno a me e dentro di me fosse possibile contenere tutto. Come se io fossi una particella capace di riprodurre nell’infinitesimale la grandiosità dell’infinto.
Come se...

mercoledì 18 maggio 2011

Il contatto dell'Anima

Lei gli si avvicinò guardandolo con i suoi grandi occhi.
In silenzio si fermò ad osservarlo.
Il suo sguardo viaggiava in una dimensione che non si curava né del tempo né dello spazio.
Era pura armonia di mente ed anima.
Lui l’osservava senza comprendere.
Gli occhi di lei avanzavano veloci, spostando tutto ciò che appariva loro inutile.
Sembravano attirati da un punto preciso.
Ad un tratto lo sguardo parve arrestarsi, rimanendo immobile davanti a qualcosa d’invisibile.
Lei sorrise quieta.
Con lentezza distese il braccio verso di lui e con la mano toccò la stoffa del suo maglione.
Lui avvertì una spilla di calore nel petto.
La mano di lei ed il suo sorriso ancora immobili su di lui.
La spilla diventò un chiodo e poi il calore divenne sempre più forte ed il chiodo si sciolse scomparendo.
Il cuore iniziò a scaldarsi
Lei era ancora davanti a lui, ferma con il suo sorriso e la mano posato sul suo petto.
Il cuore ora era caldo ed il calore era talmente intenso che avrebbe potuto sciogliersi come il chiodo che l’aveva fissato ad un'innaturale immobilità.
Lui sentì il primo battito, il primo di quello strano battere.
La percezione del calore sempre più intensa e la contrazione di quel primo battito lo stordirono.
Una sensazione di abbandono, poi una perdita di coscienza simile ad un orgasmo.
Un piacere profondo, assoluto, sconosciuto.
Un cuore caldo, incandescente, lui non l’aveva mai avuto.
Si emozionò con l’autenticità di un bambino.
Lacrime pure scivolarono dai suoi occhi.
Esisteva quel che non credeva possibile.
Piegò la testa verso il petto.
Il suo cuore incandescente pulsava.
Indietreggiò frastornato staccandosi dal contatto con gli occhi di lei e della sua mano.
Una scossa gli percorse il corpo e lentamente sentì l’incandescenza diminuire e poi spegnersi.
Si voltò. Lei non c’era più.
Il volto trasfigurato dal dolore.
Lui ora sapeva. Aveva provato. Ricordava l’incantesimo di quella sensazione.
Come un animale affamato, un pazzo preda di una visione, un bambino abbandonato iniziò a girare per il mondo.
Fissò mille e mille occhi. Posò sul petto mille e mille mani. Urlò, sperò, disperatamente cercò di ritrovare quel contatto, la scintilla che aveva prodotto il calore nel suo cuore, la beatitudine di quei brevi istanti. Ma non vi riuscì.
Aveva vagato inutilmente, cercando la cosa sbagliata.
Non era il contatto fisico ma quello dell’anima a creare la magia

domenica 15 maggio 2011

Correnti


Era una questione di correnti!
Un giorno, anzi una mattina – le idee migliori, quelle più potenti arrivavano sempre insieme al sole - le aveva visualizzate. Aveva capito che c’era un infinito movimento di fiumi, scie, strade, flutti che si muoveva costantemente intorno a lei.
Lei viveva, fluttuava , in una marea cosmica dove ogni cosa è possibile; la scoperta era recente, recentissima.
Prima di quella illuminazione era vissuta senza vederle - le correnti, i fiumi, le scie, o quelle meravigliose strade veloci che ti possono condurre dove vuoi con minima fatica - scivolandoci dentro, convinta di arrivare a comprendere solo grazie ad una profondo ragionare.
Ed invece quella mattina insieme al sole, forse grazie al sole, tutte le correnti, le scie, i fiumi, le strade, le onde pur rimanendo immutata evanescenza, si erano materializzate intorno a lei. Un po’ come quando il sole illumina l’aria con un raggio di luce più intenso e magicamente migliaia d’insetti e granelli di polvere diventano visibili: c’erano anche prima, ma era impossibile vederli. Ecco, era successa esattamente la stessa cosa: un raggio di consapevolezza aveva illuminato le sue percezioni ed ora lei sapeva che poteva scivolare in una qualunque di quelle scie viaggiando oltre il normalmente percepito.
Bastava chiudere gli occhi e poi saltare al volo nel fiume colorato del tutto è possibile.
Ed era stato seguendo una di quelle correnti, un vento profumato che l’aveva fatta ondeggiare quando aveva pensato "ovunque” che dopo pochi giorni, lasciandosi trasportare da un’onda piena di musica aveva visto quella danza.
Un’accelerazione violenta del cuore le aveva indicato che quella era una realtà, una realtà che esisteva già in qualche luogo del mare cosmico.
Lei doveva solo continuare a danzare.
Tutto il resto, era solo questione di correnti.

martedì 10 maggio 2011

Mattino presto

Cammino lungo una linea irregolare
seguendo un confine inesistente.

Il sole sale caldo ad est.

Nel blu i pescherecci avanzano lenti

Schiuma bianca li precede
Li segue.

Sabbia e mare si lambiscono
come amanti instancabili.

Cammino verso sud.

Tutto è definito
Tutto si mescola

Ali di mondo intorno a me

Attraversare mi piace!

lunedì 2 maggio 2011

Tu chiamala se vuoi..Fortuna...




Nessuno è nato sotto una cattiva stella; ci sono semmai uomini che guardano male il cielo.
Dalai Lama

Cosa vuol dire essere fortunati?
Quasi sempre ci rispondiamo che essere fortunati è una condizione del vivere che è oltrepassa la nostra volontà.
“Fortuna era una divinità antica, forse precedente alla fondazione di Roma” riporta Wikipedia. Una divinità generalmente rappresentata con una benda sugli occhi, anche se oltre a questa descrizione nella storia esistono diverse interpretazioni. Ma rimaniamo nella più comune: la dea bendata. Il solo fatto di averla pensata una divinità induce a pensare che l’essere umano abbia sempre percepito la buona sorte come un evento esterno a sè, superiore a sè e poiché bendata praticamente inconsapevole!

Ma è veramente questa la sola interpretazione?

Noi esseri umani, a volte, abbiamo la necessità di semplificare ciò che non comprendiamo o che non abbiamo voglia di approfondire.
L’idea di una divinità che vaga per il mondo bendata ed inconsapevole ha un suo fascino e ci risolve una moltitudine di problemi, uno tra tutti: se una cosa va male non è colpa mia!
E questo, diciamocelo, è un gran sollievo. Qualcuno o qualcosa di superiore ha deciso per noi.
In pratica, sempre secondo me, per alcuni aspetti della nostra vita continuiamo a ritenerci bambini indifesi e, quel che peggio, un po’ incapaci.
Brutta storia, brutta sensazione. Non abbiamo voce, non abbiamo possibilità, siamo alla mercé di “altro oltre noi”. Brivido!
Ma è davvero così?

 Concerto del primo maggio. Decisione vado o non vado? Supero la pigrizia, la paura degli attentati, l’inevitabile casino che troverò. Vado. Arrivati il clima è festoso, il sole riscalda, la musica è strepitosa. Ballo, gioisco di quel che vivo e penso: “Ogni attimo di felicità è un dono, goditelo”.
Bene, questa è la premessa.
A seguire succederà che: in mezzo a mezzo milione di persone incontrerà mio cugino e la sua famiglia, il quale chiamerà una sua amica che ci dirà di raggiungerla. Lungo la strada troverò una discreta somma di denaro, la nostra amica ci porterà nel backstage del concerto dove gusteremo una simpatica cenetta e vivremo il concerto da vicino. I nostri figli, che ci avevano seguito sbuffando, si ritroveranno in una situazione privilegiata. Grande insegnamento per loro, bel momento di condivisione per tutti noi.
E per finire, tornando verso casa raccoglierò un portafoglio nel quale non ci sono soldi ma tanti documenti. La ragazza a cui li restituirò dopo una piccola ricerca, guarda il caso, è di una piccola località a cui evidentemente la mia vita è indissolubilmente legata…ma questa è un’altra storia e comunque compirò una buona azione che fa sempre bene.
E’ stato un giorno fortunato? Per come la vedo io sì, decisamente.
E se fossi rimasta a casa, tutto questo sarebbe accaduto?

Se davvero la fortuna è bendata e non sa dove si trova, né dove andrà forse, e dico forse, per incontrarla dovremmo essere noi ad uscire dalla porta di casa, alzare il telefono, dire una cosa, non dirla, compiere un’azione accettando disagi, incertezze, pericoli, fatica, delusioni, possibili sconfitte. Ma forse, sempre forse, solo così potremo andarle incontro...se lei non ci vede...
Quando a qualcuno capita qualcosa di buono, o vive una buona vita, siamo pronti a liquidare il tutto con un: “E’ una persona fortunata”.
Facile, conclusivo, superficiale. E vigliacchetto aggiungo io.
Tradotto potremmo leggerlo anche così: se a lui va bene a me non dipende dalle sue capacità e dalle mie incapacità, è oltre lui è oltre me, è solo fortunato.
Bene, io non la penso così e molti studi indicano che non è così. Le cose capitano a chi si mette nelle condizioni di farle capitare. Capitano a chi sorride e prova, a chi sa mettersi in gioco, a chi ha coraggio, a chi non rimanda tutto ad improbabili discese dal cielo, ma muove se stesso e va. Capitano, insomma, a chi va incontro alla vita e poi si vedrà.
Buona fortuna a tutti.

Se non ti aspetti l'imprevisto, non lo incontrerai.
Eraclito