Un pò di me e la mia intervista con Maurizio Costanzo e più in giù in nuovi post

venerdì 22 gennaio 2010

Incontrare l'anima delle donne


Ci sono volte in cui parlare con le mie amiche mi provoca una specie di commozione. Non sempre, ahimè, questa emozione arriva limpida mentre la sto vivendo.
Spesso il nodo in gola e quell’intensa sensazione di calore sopraggiunge il giorno dopo, quando ripenso a ciò che ci siamo dette, al come siamo arrivate a toccarci l’anima senza quasi accorgercene.
Tuttavia, ogni qual volta che si compie questo piccolo miracolo tra donne io sento di essermi riappropriata del mio. Una telefonata, un incontro e le sensazioni che, parola dopo parola, si fanno strumento fino a farci indietreggiare in una dimensione antica che appartiene a noi e di cui noi conosciamo il linguaggio segreto. Che cosa meravigliosa è vedere, o sentire, quelle braccia che si tendono, le mani che prendo le tue mani e ti fanno accomodare vicino al cuore di un’altra donna. Un cuore che da quel momento in poi si prenderà cura di te, per pochi minuti, per qualche ora o per il resto della vita. Ed è in quegli istanti e forse solo in quelli, che riesco ad immaginare le sensazioni che può provare un uomo quando le braccia di una donna si distendono verso di lui e poi dolcemente si aprono ad accoglierlo, pronte ad amarlo. Immagino che per lui possa essere un’emozione inebriante e meravigliosa. Tanto più inebriante e meravigliosa poiché, forse, vissuta nella non totale comprensione del mondo archetipo in cui verrà condotto. Mentre per una donna, almeno per un certo tipo di donna, quel viaggio a ritroso è una dimensione nota, forse in parte dimenticata, ma nella profondità dell’anima più o meno conosciuta. E’, infatti, ritornare e fermarsi in un tempo che aleggia indefinito dentro di noi e nel quale diviene facile recuperare ed attingere ad un’energia ed una forza potente e consolatoria che appartiene alla nostra natura femminile. In quella dimensione sospesa scompaiono confini, si annullano limiti e noi possiamo e riusciamo ad intrecciare i nostri pensieri penetrando nella condizione emotiva dell’altra, strappando via veli, sciogliendo nodi. Quasi quell’anima che finalmente mostriamo senza pudori, ci consenta di aprire con semplicità le porte di dimensioni percettive spesso ignorate, ma di cui, in qualche parte di noi, conserviamo le chiavi. E quando ritroviamo quelle chiavi e sentiamo di volerle usare, tra noi donne avviene una comunione difficile da spiegare. In questi incredibili momenti noi diveniamo madri di noi stesse e dell’altra, accudiamo e ci accudiamo, culliamo e ci lasciamo cullare.
Sono incontri speciali in cui tutto il mondo reale e quotidiano si annulla. Nessun pregiudizio, nessun giudizio, ma solo una piena ed ampia comprensione di ciò che siamo e stiamo provando.
Ed allora che l’energia si sprigiona da ogni nostro poro, si modula nella dolcezza della voce, si acuisce in uno sguardo di nuovo attento che arriva come una carezza amorosa ad illuminare gli angoli oscuri di noi stesse, infondendo un calore capace di cicatrizzare ferite, arrossare gote, fa rinascere sorrisi asciugando le lacrime. E’ impalpabile poesia che ricama pensieri. E’ l’immaginazione della nostra fantasia che ci fa permette di visualizzare immagini, ipotizzare comportamenti infondendo sicurezza ai nostri passi futuri, alle decisioni che saremmo obbligate a prendere. Ma per il tempo sospeso di quegli attimi, tutto questo avverrà come se non esistessero orologi ed incombenze pressanti d’agire.
Tutto è, almeno in quel metaforico abbraccio, tranquillo, luminoso, sereno.

domenica 17 gennaio 2010

C'è un tempo



Cerco significati, ipotizzo metafore, m’inerpico in strani giochi interpretativi. A volte è solo un gioco, altre volte è un modalità alternativa con cui cerco di comprendere ciò che mi accade. È insomma una strana mescolanza di logica e stravaganza con cui cerco di vedere o leggere gli eventi oltre l’apparenza dell’evidenza.
Ieri, per esempio, ho gettato un piccolo oggetto a cui ero molto legata. Un oggetto privo di valore economico, ma per me di grande importanza affettiva. Me l’ero ritrovato tra le mani casualmente e questa “casualità” l’avevo interpretata come una metafora a cui prestare attenzione e dare significato.
E l’ho fatto, per più di anno ho conservato questo oggetto con cura. Ma poi alcune settimane fa mi è caduto dalle mani e si rotto. Tuttavia non ero ancora pronta a buttarlo via. Ciò che rappresentava era qualcosa a cui continuavo a dare un significato simbolico e l’ho rimesso insieme, come ho potuto. Ma evidentemente e per quanto lo volessi, quel significato non aveva più senso di esistere ed infatti, per la seconda volta, mi è scivolato dalle mani e questa volta non è stato più possibile ricomporre i pezzi. Farmelo scivolare dalle mani, due volte in poche settimane, difficile pensarlo un caso dopo averlo custodito con tanta cura, eppure…
Ho provato una fitta di dolore. Dovevo arrendermi ed accettare che quello oggetto, così come quello che rappresentava, ha aveva terminato il suo tempo nella mia vita. Quindi l’ho raccolto, ho recuperato le varie parti che lo componevano e lo buttato via.
E questa era solo l’ennesima metafora a cui, secondo me, dovevo prestare attenzione. C’è un tempo per tutto, c’è un tempo fatto di percorsi ed opportunità e poi c’è un tempo in cui è necessario riconoscere che quel tempo, quel cammino, quelle opportunità hanno chiuso il loro ciclo vitale nella nostra esistenza e non si può far altro che adeguarsi.
E questa mattina, dopo essermi svegliata da una serata di festeggiamenti e bagordi, ho piacevolmente rimesso in ordine cose, gettato oggetti, preso tra le mani nuovi regali, creato nuovi angoli visivi e mentre facevo tutto ciò ho provato un delizioso senso di contentezza. Avevo desiderio e bisogno di far spazio al nuovo.
Come un viaggiatore in quest’ultimo anno ho percorso un cammino che mi ha regalato tante emozioni, molte scoperte e fatto esplorare nuovi orizzonti. Questo cammino ha previsto delle soste in cui recuperare energie e nutrirmi. Ma ora è arrivato il momento di riprendere il cammino. Altre emozioni, altre oggetti, altre scoperte mi aspettano lungo la strada ed io ho tanto voglia d’incontrarli e viverli.

mercoledì 13 gennaio 2010

Sognandomi



Non sono umile, è vero.
Non lo sono nei confronti di ciò che provo per me.
Mi voglio bene e molto, ma questo non lo ritengo un difetto. Tutt’altro.
Conoscersi ed amarsi dovrebbe essere uno degli insegnamenti fondamentali della vita.
Pregi e difetti, limiti e debolezze, fragilità e forza. E’ questo che, secondo me, rende liberi, liberi di essere. Ed è per questo che non sopporto la falsa umiltà.
Coloro che dichiarano di non ritenersi molto e poi, contraddicendosi, ambiscono al troppo.
Ecco, io credo, di essere umile nei miei desideri.
Non bramo il potere, i soldi, il lusso sfrenato. Non inseguo ciò che per molti è sinonimo di successo sociale.
I miei sogni sono semplici e possibili.
Una giornata in compagnia del sole e dei miei amori. Il piacere della scrittura, della musica di un buon confronto con un libro, della pioggia sul viso.
L’affetto degli amici, la loro presenza nella mia vita. Saper cogliere uno sguardo, un gesto.
Poter odorare il mare, l’erba appena tagliata, il profumo di un fiore, la pelle di chi amo.
Conservare l’intuito, usare l’istinto, saper volare oltre le barriere dell’apparenza.
Mirare gli orizzonti sperando un giorno di poterci approdare.
Essere capace di dare, di amare, di gioire e fantasticare. Dar voce ogni giorno alla piccola “me” per continuare giocare.
Sogno di poter ridere, di saper ridere. Di saper abbracciare, accarezzare, baciare. Di non aver paura della paura, delle parole, dei sentimenti. Sogno di avere coraggio e di accettare di non averlo. Di essere pronta a cambiare, di non temere un dubbio, un’incertezza. Di saper camminare e sopportare di dovermi fermare. Sogno di saper comprendere, di voler comprendere. Di non smettere mai di avere la curiosità negli occhi e la dolcezza nel cuore.
In fondo sogno e questo mi basta.

giovedì 7 gennaio 2010

Cosa seduce una donna



Cosa seduce una donna?
Niente di quello che in genere gli uomini immaginano o sperano, ahimè…
Le donne sono regine nell’ambito dei sentimenti e su questo non è possibile aprire nessun dibattito: è un assioma.
E quando le donne si riuniscono intorno ad un tavolo e bisbocciano tra te e pasticcini nella luce intima di una candela, i discorsi si fanno immediatamente intimi e meravigliosamente interessanti.
Se gli uomini sapessero come vengono vivisezionati, ne sono certa, sentirebbero scorrere un brivido di terrore lungo la schiena. Nulla sfugge, infatti, gli occhi dell’anima con cui le donne guardano gli uomini che le circondano.
Ed allora almeno per alcuni istanti io, per questi uomini, provo una fugace tenerezza. Fugace, ma la provo.
Loro, i nostri eroi, tutti impegnati a dimostrare al mondo il loro inesauribile vigore fisico e le loro strabilianti carriere, cadono in capitomboli rovinosi su tutt’altre dimensioni nella più completa inconsapevolezza. A dire il vero, non ho ben chiaro chi inganni chi, ma di certo un equivoco di base ci deve essere.
In ogni discorso tra donne, in cui si parla di uomini, si giunge sempre alla stessa conclusione: tra le braccia più che un uomo, in genere, abbiamo la sensazione di tenere un essere inconsapevole e vi assicuro, questa è una sensazione predominante e poco piacevole. Leggendo testi qua là la storia conferma quanto appena detto. Le donne passano la maggior parte del loro tempo nella speranza che l’uomo di turno si renda conto che i luoghi dove misuriamo la loro virilità sono quelli dell’anima, del coraggio del saper essere e vivere, più che tra le lenzuola ed il portafoglio.
Noi possiamo non vedere una pancetta floscia, delle calvizie dispettose, o sorvolare sul grigiore di una carriera non brillante, ma vi assicuro, ogni donna in cuor suo sa la reale grandezza dell’uomo che ha di fronte. Che faccia apparentemente finita di niente è un dettaglio che riguarda la nostra atavica capacità di accogliere il mediocre, rimandando bagliore d’infinita bellezza, ma credetemi, ognuna di noi sa. E se sa, nell’intimità del proprio io, è proprio la mancanza di coraggio che non riesce a tollerare. Non è sulle prestazioni sessuali che una donna focalizza il suo interesse, questa è una convinzione tutta maschile. La donna è sedotta dall’audacia con cui lo sente vivere, dalla consapevolezza di cui lo vede fornito, dell’ardore con cui non esita a gettarsi “anima e core” nel suo sentimento per lei. La seduce chi sa ascoltarla, chi si sforza di comprenderla, chi le pone domande, chi si lascia esplorare e non ha paura di esplorare, insieme a lei, i meandri della vita o di quel mondo fantastico che sono per lei i sentimenti.
La seduce l’eleganza dei pensieri, l’allegria del saperla prendere tra le braccia e farla ballare, non l’aridità impaurita di un cuore sfuggente che traballa e si irrigidisce. Se gli uomini sapessero sciogliersi in spontaneità emotive, in un’ironia leggera che le facesse ridere, le donne, ne sono sicura, saprebbero perdonargli molte cose su cui inutilmente si dannano ed affannano. A volte mi viene un sospetto: ma gli uomini invece di raccontarsi balle tra loro, perché non si raccontano amabilmente alle loro donne? Perché non smettono di voler sedurre le loro compagne pensandole piani aziendali su cui provare e riprovare strategie astruse che su di noi non hanno alcun effetto?
E’ l’uomo che vorremo, vero ed umano e questo ci basterebbe.

Sicuro che siamo noi le complicate?