Si verificano a volte delle strane assonanze nella miei giornate. Rime imperfette appunto, ma con delle armonie improbabili che io compongo.
I miei pensieri, in questo momento, danzano ritmi diversi e mi trascinano in un ballo un po’ pazzo che non smette di sorprendermi e divertirmi. Per necessità sono vincolata ai comportamenti umani, per diletto mi rivolgo alla contemplazione della natura. Non fatevi ingannare, in realtà si tratta della stessa materia, è soltanto la modalità che cambia essendo la prima mossa prevalentemente da bisogni emotivi, e l’altra dall’ordine cosmico del quale fa parte. Per concludersi nel medesimo punto: briciole in un macro cosmo che non smettono di agitarsi per ribadire una potenza che in fondo sanno di non possedere.
Il mio lavoro mi mette continuamente di fronte a questa realtà e la contemplazione della natura mi ribadisce quanto ciò sia insulso. In questi giorni di formazione di governi, segreterie e accaparramento di poltrone io ho scelto di allontanarmi. “ Basso profilo Zen” come ormai l’ho definito. Follia forse, i telefoni sono incandescenti e le pressioni, come qualcuno mi ha confermato, sono incredibili. Ognuno cerca il proprio posto e con il capovolgimento delle coalizioni si è scatenato l’inferno. Per chi fa parte di questo mondo è lavoro e quindi sussistenza economica e quindi umana voglia di sopravvivenza ma, è la solita modalità che mi lascia sfinitamente interdetta. Le bassezze umane sono all’ordine del giorno ed è una guerra dell’uno contro tutti. Non parlo dei massimi livelli, scendo alla famosa corte dei miracoli che fluttua in questa mareggiata in ordine sparso. Ho visto e sentito di tutto ma quello che non smette di stupirmi è che prevale ancora una volta un fare distruttivo. Si formano gruppetti, si creano alleanze e principalmente si denigra l’altro per valorizzare se stessi. Non ci si propone per propri meriti ma generalmente sminuendo quelli del vicino.
Ed è a questo punto che, tra i tanti, scelgo di leggere un libro su Rousseau del quale, fin qui, avevo letto ben poco. Sentite che cosa scrive il filosofo nel 1743 quando inizia a frequentare il salotto di M.me Dupin, uno dei più brillanti di Parigi che, infatti, gli permetterà di essere nominato come segretario dell’ambasciatore di Francia a Venezia: “ A Parigi non si ottiene niente se non grazie alle donne. Salotti raffinati, luoghi d’incontro, d’alta cultura e di basso pettegolezzo, dove dame savantes ricevono scienziati e poeti, avventurieri e libertins, dissertando garbatamente, tramando sottili intrighi, creando glorie e distruggendo reputazioni fra un tazza di cioccolata ed una sonata di clavicembalo”.
Cosa è cambiato ad ora? Ben poco, niente clavicembalo ma stessi intrighi e costruzioni di glorie posticce. Solo ed esclusivamente affermazione di potere e prestigio. Nulla più. E le donne, ahimè, continuano a cadere nello stesso ripetitivo tranello. In questi momenti cruciali, alcuni tipo di donna rimangono vittime di una retrocessione all’età infantile che le induce a formare strane coalizioni di psicologico supporto, le quali, si sgretoleranno alla prima occasione ma che, nel breve periodo, sembrano indispensabili. Allora parlottolano sottovoce in ristretti clan, sbirciano qua e là cadendo in silenzi improvvisi, si presumono dive del momento con il potere d’incidere sulla fortuna di qualcuno ma che difficilmente approderanno come aspirerebbero ai veri posti di potere, i quali, peccato per loro, si decideranno su ben altre logiche di genere maschili. Ma tant’è, tutti presenti, tutti schierati. Hai visto mai che capita l’incontro fortunato? “Nessun si muova” sembra la parola taciuta ma percepita e le file sono serrate.
Ed io che faccio? Vado in campagna. Non per senso di superiorità, badate bene, ma per semplice necessità familiare. E dove capito? “In un posto dimenticato dagli uomini” come mi viene descritto dalla proprietaria del luogo stesso. Ed ha ragione sembra un acquarello campestre, proprio uno di quei luoghi tanto amati da Rousseau ed esattamente il posto di cui ho bisogno. Tutto si allontana, sfumando dietro alle colline ed io contemplo la natura che si muove su logiche armoniche, in un equilibro per lo più perfetto. Ripenso allora ai miei simili, chiusi nell’aria rarefatta degli uffici, attaccati alle mille sigarette fumate nella rincorsa ansiosa dell’ultima notizia importante.
Il parallelo ha dell’irreale. Piccoli esseri, affannati in battaglie anomale che allontanati dal potere fornito da altri esseri umani perdono di significato e di grandezza. Io sono una di loro e non posso illudermi di essere poi così diversa ma sto leggendo un altro libro, s’intitola “ Alchimia emotiva” e mi parla degli schemi mentali a cui ognuno di noi è involontariamente assoggettato. L’autrice mi spiega che in fondo ogni nostro comportamento si rifà a quello che sono stati i nostri primi anni di vita ed è sempre lì che torniamo, anche d’adulti. E come ero io in quel tempo lontano? “ Autonoma” mi aveva soprannominato un amico di famiglia e forse aveva colto nel segno. Sono sempre stata nel mezzo. Non sopportavo le vezzosità femminili che si esprimevano in modi e giochi per me noiosi, né ero un vero maschio spinto dal bisogno incessante di misurare la propria forza. Volevo solo divertirmi ed essere libera di esplorare il mondo. Curiosa ed insofferente all’ingiustizie, non tolleravo gruppetti e modelli comportamentali. Eccola là! -mi dico- Sei fritta! Nessuna collocazione sessuale, nessuna collocazione sociale. Svelato il mistero del mio sentirmi ed essere considerata un battitore libero. O my God! Cosa ne sarà di me in questo mondo d’appartenenze? E perché mai proprio ora leggo Rousseau, Bennett-Goleman e mi ritrovo dentro ad un dipinto campestre?
Una danza pazza la mia vita che io compongo in armonie imperfette che non smettono di divertirmi e sorprendermi.
2 commenti:
A parte il fatto che i "salotti" settecenteschi erano bordelli per letterati, di Rousseau mi è sempre piaciuto quel suo parlare di innocenza dell'uomo allo stato brado, così che aveva giustificazione di liberarsi la coscienza dal sistema sociale, trombando come un'antilope e non avendo manco per il c***o l'idea di lavorare.
Una raffinata ipocrisia di corte, la cui lettura mi è sempre stata molto ricreativa.
Mi sembra un po' riduttivo scaricarlo così, tuttavia la tua semplificazione mi ha fatto sorridere: uno passa la vita cercando di portare il proprio contributo( illuminato o meno che sia) ed i posteri( o almeno uno di loro) ti liquidano come uno scansafatica sesso dipendente. Una bella soddisfazione! In tutti i casi, se tu avessi ragione, vista la prima parte della sua vita non proprio serena,io direi che ha fatto anche bene. Come dire, ha rimesso in pari i conti. Chiamalo scemo...
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