Il decreto Gelmini è stato approvato ed io non riesco a tacere.
Un atto di prepotenza inaudita si è compiuto tra i banchi del nostro Parlamento, ed io tremo all’idea di quello che un comportamento di questo tipo possa, davvero, significare.
Senza battere ciglio e con un’impudicizia senza precedenti è stata approvato un decreto che riguarda la vita, l’istruzione ed il futuro del nostro paese senza che il Governo, che dovrebbe rappresentare tutti i cittadini, manifestasse la più piccola volontà di aprirsi ad un confronto.
Ma l’istruzione, il conoscere ed il capire sono argomenti che spaventano ed allora, zitti e mosca e si proceda. I miei genitori mi hanno cresciuto nella la consapevolezza che la cultura è potere e per questo, da sempre, privilegio delle classi ricche e potenti. Il tempo però è passato e, per nostra fortuna, non siamo più nel Medio Evo e la globalizzazione ci obbliga oggi ad una qualità di livello sociale e culturale e di ricerca che non può arrestarsi. Il mondo chiama e noi non siamo in grado di rispondere e ancor peggio di esserci. E non ci siamo perchè volutamente si tagliano le gambe ai settori intelletuali del paese, quelli per interderci capaci di comprendere e riformare.
Eppure un nucleo, inaspettatamente, si è staccato da questa massa malata e mi fa sperare: I GIOVANI! SI', SIGNORI MIEI I GIOVANI SI SONO DESTATI!
Finalmente, e dopo anni in cui i grandi hanno fatto del loro meglio per abbrutire la mente dei ragazzi, loro hanno alzato la testa dagli schermi e ci stanno urlando che ci sono e sanno capire e reagire.
Ho letto, in questi giorni di fermento, i commenti di alcuni intellettuali i quali, con aria intellettualmente snob, continuano a sostenere che i movimenti studenteschi altro non sono che un modo incosciente con cui, inconsapevolmente, combattono una battaglia sbagliata, favorendo unicamente il potere di docenti incapaci e lo spreco delle risorse pubbliche.
Come se non fossero stati gli stessi politici, gli intellettuali ad organizzare scuole ed università. Ed ora tutti a dire che sono i giovani a protestare su aspetti sbagliati.
Tutti, indistintamente, bamboccioni ignoranti e inconsapevoli ecco come vengono definiti i nostri giovani, i nostri figli. Ed io non l’accetto!
Ma ditemi di chi sono figli? di chi sono studenti questi ragazzi? Se la loro capacità culturale e civile fosse davvero così bassa, di chi sarebbe veramente la colpa? La loro? Ma i giovani, scusatemi, non imparano dai grandi, da noi grandi. E se, ripeto se, loro fosssero, e per lo più non lo sono, degli inetti incapaci allora, signori miei, questo sguardo di disprezzo dovremmo rivolgerlo verso noi stessi. La responsabiltà di essere stati dei cattivi maestri è dunque la nostra, e su questo ho molte più certezze. Gli stessi rappresentati che oggi urlano e rivendicano il diritto dovere di riformare la nostra istruzione pubblica, gli stessi dicevo, alcuni mesi fa, alla caduta del Governo Prodi, si sono fatti riprendere dalle televisioni di tutto il mondo mentre, tra mortadelle e vino, brindavano gridando nelle aule del nostro Parlamento. Ripeto, nelle aule del "Nostro Parlamento" come se avessero perso di vista che quel luogo non è la fraschetta dei Castelli Romani dove andare con gli amici a gozzovigliare ma un luogo istituzionale della Repubblica Italiana. Ed i ragazzi ora, dopo un simile spettacolo,dovrebbero ritenerli all'altezza di riformare le basi culturali e civili del loro futuro?
Forse sarebbe giusto migliorare e rivedere aspetti dell’istruzione pubblica, privilegi e sprechi, ma racchiudere un movimento studentesco in pochi dispregiativi aggettivi mi sembra un’ offesa troppo grande, inaccettabile e soprattutto semplicistica.
Ci sarà pure chi approfitta della situazione per bighellonare in giro evitando di studiare, ma il dato essenziale è che la maggioranza di loro è scesa in piazza e partecipa, dopo anni, alla vita pubblica.
Qualche cosa impareranno, qualche cosa in più capiranno e per quanto mi riguarda è sempre meglio vederli riuniti per un ideale alto, piuttosto che imbalsamati e passivi di fronte a programmi televisivi offensivi, quelli sì, per la loro intelligenza ed inutili per il loro futuro.
Ha detto bene Crozza, nel suo intervento a Ballarò, si preferiva vederli partecipare attivamente solo al televoto del Grande Fratello o di Amici. Ed invece, in un guizzo che fa ben sperare, ci stanno gridando che sono in grado di partecipare e volere ben altro. Ed io che li vedo passare sotto le finestre del mio ufficio, li guardo intenerita e speranzosa e non posso che essere solidale e partecipe di questo loro splendido lottare. Mio figlio è al primo anno di liceo e si ritrova a vivere un momento di grande risveglio intellettivo che lo coinvolge, spingendolo oltre i comuni interessi. Si guarda intorno, partecipa e cerca di capire dentro a che cosa questi politici lo stanno catapultando. Le domande corrono ed il passaggio mi sembra notevole e questo, penso, potrebbe già essere un più che valido motivo per non lasciarli soli.
4 commenti:
anche io ho pensato la tua stessa cosa: i giovani si fanno sentire!
marina
Ed è bello sentirli...
che bello mc. vedere tanti ragazzi scendere in piazza, farsi sentire, documentarsi, analizzare le cose.
una bella presa di posizione trasversale...sud, nord, centro e isole. tutte le città.
bene.
mi rassicura molto per il futuro. non riusciranno mai a tarparci le ali e rincoglionirci, a uniformarci al loro pensiero per mancanza di alternative e bombardamento mediatico mirato.
noi siamo più forti. noi sappiamo ancora pensare, ragionare e ora anche mobilitarci.
un abbraccio fiero!
"Un abbraccio fiero" che bella espressione hai usato! rende perfettamente l'idea di quello che sta muovendo i giovani.
Ciao mat, ti abbraccio anche io.
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