Chiedo anticipatamente scusa per la lunghezza del post.
Ieri ho scritto un post, l’ho scritto d’istinto, rispondendo ad una sensazione immediata dopo aver letto nel blog di Marina ineziessenziali la sua proposta di pubblicare, come aveva fatto lei, brani o frasi tratti dal libro "Gomorra" scritto da Roberto Savino.
L’iniziativa che lei proponeva è stata promossa dopo che l’autore, da anni sotto scorta, è stato indicato da un pentito come possibile oggetto, insieme alla sua scorta, di un futuro attentato.
Io avevo appena letto la lunga intervista dell’autore su "Repubblica" e nel post la mia posizione era netta e giudicava il grido di dolore di questo giovane uomo con severità e, ora dico, anche con un certo pregiudizio. Analizzavo la sua storia partendo dal mio punto di vista, dalla consapevolezza che pestare i piedi ai poteri forti espone sempre a dei rischi i quali, sostenevo, dovrebbero essere calcolati. Per questo, con un certo disappunto, mi stupivo della sorpresa che credevo di aver colto tra le sue parole. Impossibile, sostenevo, aver scritto e poi pubblicato un libro di denuncia così forte e non aver messo in conto che la tua vita può diventare un inferno e travolgere te, i tuoi familiari e gli amici coinvolti. Il contesto di cui narra gli era noto. E' un uomo che è cresciuto in quelle zone, ne ha respirato le dinamiche e come autore ne ha raccontato usi e costumi e quindi, presupponevo, ne conosce anche le possibili ritorsioni.
Tuttavia, dichiaravo, in un paese libero e democratico il diritto alla parola dovrebbe essere un diritto insindacabile e quindi, un autore che decide di scrive un libro denuncia non dovrebbe essere scaraventato in una vita da fuggiasco o divenire un bersaglio mobile. E questo è un principio talmente ben saldo dentro di me che mi auguro non sia nenanche oggetto di discussione. Era sulla sua ingenuità, sul suo essersi trovato in un vortice che non aveva previsto e di cui involontariamente era rimasto vittima, ecco, era questo ciò mi sembrava difficile da credere e sul quale ombreggiavo, dietro al certo impegno politico, anche una buona dose di ambizione. Non ho cambiato totalmente idea, ma parlando con alcuni amici dei dubbi hanno questa volta ombreggiato la mia posizione.
A sostegno del mio primo scritto e delle ulteriori riflessione devo dire che, l’aver scritto un libro mi ha posto in una posizione forse particolare, la mia esperienza personale mi ha condizionato. Per come lo vivo io, lo scrivere è una dimensione lenta, che richiede molto tempo e lascia molto tempo, tempo per valutare, per pensare. Ma non avevo valutato alcuni aspetti ed avevo proiettato me, le mie considerazioni lungo la composizione del mio piccolo libro; gli scrupoli, le paure che hanno impresso pause alle mie parole. Chi avrei ferito, chi si sarebbe potuto arrabbiare, i giudizi che sarebbero piovuti su persone a me vicine. Ma questa è la mia storia, la storia di una donna di quarant’anni, ed un mio amico mi ha fatto pensare che invece, in questo caso , a scrivere era un giovane uomo che oggi di anni ne ha ventotto. L’idealismo dell’età, il livello di consapevolezza, la valutazione dei possibili rischi forse, mi diceva il mio amico, sono diversi. Tutti abbiamo vissuto l’idea di poter cambiare il mondo ed ognuno ha pensato di farlo a modo suo. Vero, verissimo! All’idealismo non avevo pensato, come non avevo pensato a quello che mi ha detto mio marito ed un’altra amica. Un giovane scrittore, al suo primo libro ( e questo in realtà dovevo saperlo) non consce il potenziale di diffusione della propria opera. La pubblichi e già ti sembra un miracolo, sogni che possa tramutarsi in un best seller, ma non hai alcuna certezza e, se questo avviene, come è accaduto a Roberto Saviano, forse effettivamente non ne hai ipotizzato i reali risvolti. Non immagini cosa significhi divenire un oggetto di discussione o un referente della magistratura. Molti giornalisti parlano di argomenti scottanti, ma fortunatamente pochi di loro finisco sotto scorta. E poi c’è un argomento importante, fondamentale che ha messo in crisi il mio punto di vista: le parole di una mia amica. L’accesa discussione che abbiamo avuto ci ha trovato per la prima volta su posizioni nettamente contrastanti, ma la stimo troppo per non prendere in seria considerazione le sue parole.
“Stai gettando un ombra su una persona senza conoscere a fondo la sua storia. Il concetto di soffrire e tacere è inaccettabile. Il tuo giudizio è netto ma non è chiaro perché rimproveri il suo grido di dolore, la sua ribellione ad uno stato che non gli permette di essere un’artista che esprime il proprio pensiero. Perché ti da fastidio che denunci a gran voce ciò che vive?” Queste sono solo alcune delle sue frasi opposte con forza e convinzione al mio giudizio e, devo ammettere, che mi hanno colpito imponendomi di fermarmi e riflettere.
Questo post non è quindi quello che avevo scritto per risponde a Marina, è diventato un’altra cosa. E’ un'auto denuncia alla fretta del mio giudizio. Io, donna democratica, fautrice dei diritti e delle pari opportunità, della libertà di pensiero sopra ogni altra cosa, mi sono sentita e forse ritrovata dall’altra parte della barricata, quella che ho sempre combattuto. E mi ha fatto male, molto male. Ma devo dire anche bene e sapete perché? Perché mi ha dimostrato come è facile cadere nei giudizi affrettati, anche per me che scrivendo ho tempo di riflettere e, paradossalmente, proprio stamattina avevo pensato di pubblicare un post sui luoghi comuni. Per questo sospendo ogni mio giudizio sull’argomento e torno a riflettere su tutta questa storia. Roberto Savino ed il suo libro denuncia meritano un maggiore approfondimento ed io ho voglia di dedicarglielo. Ma lasciatemi ringraziare i miei interlocutori che con le loro parole mi hanno regalato veramente molto.
8 commenti:
Molto onesta come sempre e come io ti conosco. Spero di non essere stata troppo dura. se sì, ti chiedo scusa, marina
Ciao Marina, è da ieri che penso a tutta questa storia, non posso farne a meno, dentro agli argomenti di cui stiamo parlando c'è qualche cosa di potente, qualche cosa che mi arriva dentro e mi scuote, scuote aspetti del mio pensiero, della mia filosofia di vita che sento importanti, fondamentali. Si muovono nel mio animo come una mareggiata, ma non riesco a definirli bene, ad afferrarne l'essenza. Sei stata dura, così come io sono stata superficiale basandomi unicamente su delle sensazioni. Ma lo sai, l'onesta del tuo pensiero, la franchezza del tuo parlare è ciò che mi piace ed apprezzo di te. Il confronto è vita ma per scorre la sua linfa deve avere i canali aperti, solo così può correre, senza barriere di voluta compiacenza. Sto riflettendo e quando queste sensazioni avranno trovato una vera chiarezza tornerò sull'argomento che comunque credo sia legato agli ideali ed al cinismo. Sì, credo che questo sia più o meno il punto.
Mi scuso per il commento un po' lungo. Io la penso come la tua amica Marina e ammiro molto il tuo metterti in discussione e riflettere. Devi davvero essere una persona speciale e sicuramente è profondo il legame tra te e Marina perchè l'hai ascoltata sul serio, hai dato peso a ciò che ti ha detto e lei è stata schietta con te. Mi piacciono molto le persone come voi. In questi giorni sto proprio leggendo Gomorra e sto seguendo la "vicenda Saviano" e ciò che vedo è un ragazzo che ha due anni in meno di me, coraggioso ma anche impaurito da ciò che ha scatenato. Ammiro la sua coerenza e vorrei poter bere con lui una birra in un bar e fare due chiacchiere. Io non sono coraggiosa come lui e molti "ragazzi" come me, probabilmente, preferiscono lasciar scorrere certe "cose"...Roberto ha urlato la sua denuncia. E poi...non dimentichiamo che è "solo" uno scrittore!
paola lunga dancer
Grazie Paola del tuo. Come sempre ti fermi a leggere e poi scrivi dando un peso riflessivo alle tue parole. E' vero il confronto co Marina è intimo e intenso, ci parliamo cercando la verità, cercando di non velare le nostre parole con finte ipocrisie e melensi complimenti. Non sempre è facile, ma in questo siamo simili ed a costo di farci anche un pò male preferiamo questo tipo di dialogo. Sono certa che il tuo commento, la farà felice e rimpinguerà la sua speranza nei giovani; ieri, tra l'altro aveva usato esattamente le tue parole:" non dimentichiamo che è "solo" uno scrittore." Marina è una persona particolare, la sua forza, il suo credere fermamente negli ideali buoni, il combattere in più modi per essi la rendono un esempio importante, non sempre facile, ma di cui anche nei contrasti e forse maggiormenti da essi non smetto d'imparare. In conclusione il mio pensiero su Roberto Saviano è sospeso. Sto pensando, ne riparleremo in futuro.
mi affaccio solo per un bacio. Tutti 'sti complimenti mi destabilizzano...
marina
Marina insisto, si tratta solo di spostare un po' il baricentro, si cammina con meno fatica e si sbarella meno.
Baci
Carissima, ho letto con attenzione il tuo post. Devo dire che non mi sembra che tu sia stata offensiva nei confronti di Saviano. Era davvero prevedibile che il suo libro e poi il film e poi tutta la pubblicità che gli hanno fatto intorno scatenasse la rabbia di quelle belve. Forse però non aveva calcolato cosa volesse dire poi viverle davvero. Da giovani ci buttiamo nella mischia, io l'ho fatto. Non certo come Saviano, ma nel mio piccolo ho pestato i piedi a qualcuno e non so ancora adesso chi è perchè stavo tentando di tirar fuori dei ragazz dalla malavita. Ho dovuto andarmene, cambiare casa: una piccola fuga e tanta paura. Ma io davvero non sapevo cosa ci fosse dietro quei ragazzi. Saviano penso che lo sapesse bene. Ripeto forse non sapeva quanto devastante sarebbe stato vivere in clandestinità e oggi ha tutto il mio rispetto se se ne vuole andare. No abbiamo bisogno di eroi... ma di persone vive.
Un abbraccio e un grazie per il tuo pensiero onesto e limpido, per la tua capacità di discutere e dialogare nel vero senso della parola; è yuna virtù davvero rara. Giulia
Giulia, ti ringrazio veramente molto per il tuo commento. Ho pensato molto a come raccontare le mie prime perplessità e le successive riflessioni su questa storia, ma poi ho pensato che questo fosse il modo. Ci sto pensando ancora su, perchè come giustamente mi è stato contestato forse le perplessità parlavano di altro ed io intravedo ora il vero significato. Anche il tuo racconto è la conferma che ogni storia ha un suo percorso e se non se ne conoscono le tappe sarebbe opportuno non cadere in conclusioni inadeguate.
Un abbraccio.
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