La stanza del tè è un luogo fisico ma è anche un luogo mentale. Le persone che si muovono al suo interno escono temporaneamente dal mondo e dal suo affanno per contemplare, durante il rito del tè, il vuoto dove dimenticare la razionalità e raggiungere un approccio totalizzante con le cose e le persone.
Un pò di me e la mia intervista con Maurizio Costanzo e più in giù in nuovi post
domenica 15 gennaio 2012
Discorso semi-serio sulla vita...anche quella nuova.
Questa storia dovrebbe iniziare così…
C’era una volta una bambina che aveva un bosco. E già questo, per una bimba di epoca moderna, era un elemento particolare. Oddio, il bosco non è che fosse proprio suo, ma quel luogo aveva sempre fatto parte della sua vita e quindi…
La bambina che aveva questo bosco, aveva anche un sogno, o meglio, un’intuizione che le era apparsa nitida nella mente proprio una mattina che giocherellava tra la vegetazione amica: da grande sarebbe stata una scrittrice ed una fotografa. Punto.
Sull’argomento non v’erano dubbi. Lei aveva visto se stessa girare per il mondo, sotto un sole splendente con quaderno e macchina fotografica.
E questo è l’inizio della storia.
Quello che intercorre tra quest’inizio e la parte attuale di quella bimba divenuta ora donna possiamo tralasciarlo. In ogni vita un minimo originale, succedono sempre tante cose e non si può mica star qui ad elencarle tutte. Diciamo che i 40 anni intercorsi tra la scoperta del proprio futuro e l’oggi erano stati anni pieni di eventi, di lavoro, di pensieri, di ricerca ed esplorazione. Lei aveva vissuto tutto con molta intensità e senza risparmiarsi. Aveva amato, gioito, riso, sofferto ed era soddisfatta.
Era la donna che sperava di essere ed aveva realizzato molti dei propri sogni fanciulleschi.
Ma giunta al confine dei suoi 45 anni si era trovata ai piedi di un muro. Era ancora una volta una bella mattina assolata e lei si era voltata indietro ed aveva visto tutto il cammino fatto. Poi aveva alzato gli occhi, correndo con lo sguardo sulla superficie del muro, fino ad arrivare al bordo che si accostava al cielo. Cielo e muro la stavano osservando e lei capì cosa le stavano suggerendo: doveva scalarlo, non c’era alternativa.
La salita non fu difficile e giunta in cima, di fornte a lei, si mostrò un territorio inesplorato. Un’onda di felicità le girò veloce, mescolata al sangue, per tutto il suo corpo.
Soddisfatta si sedette, le gambe ciondoloni verso il nuovo orizzonte. Il sole ad est, gli occhi liberi di correre lontano, corpo e mente colmi del momento. Era davanti al nuovo. Non sapeva nulla di quel che sarebbe stato, di chi avrebbe incontrato, dove l’avrebbero condotta i suoi passi.
Era come trovarsi davanti ad un sipario che si riapre per dare inizio al secondo tempo di uno spettacolo teatrale. Pensò a Seneca. Aveva ragione ad affermare che la gioventù ha doni preziosi, ma la maturità ne porta con se altrettanti e, aggiunse lei, ti rende interiormente molto più libero di goderteli.
Il futuro si estendeva davanti al suo sguardo, doveva solo scendere ed iniziare ad esplorare.
Rimase ancora un po’ a bearsi del momento. Dopo tutto il cammino fatto per arrivare fin lì…
E mentre se ne stava seduta al sole, davanti a quel magnifico orizzonte, pensò alle parole chiave della sua vita:
Bosco
Sogni
Magia
Intuito
Amore
Madre
Uomo
Donna
Amicizia
Viaggio
Scrittura
Fotografia
Libri
Musica
Tutto quello che aveva vissuto era frutto d’incontri. La vita è un continuo susseguirsi d’incontri più o meno fortunati.
E tutto quello che ci si augura di vivere è legato a ciò che incontriamo lungo la strada.
Alcuni di questi incontri non li scegliamo, tutti gli altri sembrano capitarci, ma lei credeva che con varianti diverse noi li cerchiamo e selezioniamo. Gli andiamo incontro, inconsciamente ed inesorabilmente.
Per questo, se pensava agli ultimi anni appena vissuti, anni in cui la consapevolezza era cresciuta e si era acuita, poteva facilmente tracciare il disegno che l’aveva condotta su quel muro.
In fondo le parole che racchiudevano le basi della sua vita erano poche, quattordici, come il giorno della sua nascita. La quindicesima “Incontri” era il filo che legava tutte le altre.
C’era ancora un sogno che doveva portare con se oltre quel muro, l’unico che doveva ancora realizzare pienamente, ossia poter scrivere sulla carta d’identità alla voce professione: scrittrice e fotografa.
Sapeva che questo sarebbe successo.
Nuovi incontri, nuovi pensieri, nuove risorse si muovevano dentro ed intorno a lei. La nostra esistenza è legata ad altre vite ed ad un tempo che viaggia attraverso dimensioni spesso invisibili, ma incredibilmente concrete.
Tutto quello che era dietro a quel muro era stato la premessa per poter vivere quello che ora era lì e l’aspettava. Si trattava solo di scendere dal muro e viverlo.
E così aveva fatto- Era scesa ed aveva iniziato a camminare. E subito aveva incontrato un viaggio in una terra antica ed una leggenda a cui aveva creduto. Ed a quella leggenda aveva raccontato i suoi nuovi sogni, quelli di una donna, ed aveva visto delle farfalle volarle vicino e poi delle luci salutarla da lontano ed allora aveva sorriso. L’incredibile capita solo a chi ci crede, la magia dei pensieri realizza sogni, ma solo se sai guardare oltre il visibile.
Era passato pochissimo tempo da quando era scesa dal muro, eppure in pochissimo tempo erano successe già molte cose, aveva incontrato persone e libri e musiche e luoghi che l’avevano sorpresa ed emozionata.
Il nuovo era davvero iniziato.
Stranamente le 14 parole chiave erano ancora assolutamente attuali.
La 15ª “Incontri” sempre indispensabile.
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6 commenti:
Io intravedo una sedicesima parola chiave. Positività. La sua importanza, la sua particolarità, quando fa parte della lista, sta nel fatto che fa da interruttore di accensione a tutte le altre. Specialmente alla voce incontri
Hai ragione, è determinante.
La mia vita ogni tanto la mette alla prova, ma è stata sempre lei ad averla inserita nel mio dna.
Insomma è quasi un anticorpo previsto alla nascita, credo di non avere meriti.
Forse, ma non sono convinto sia solo ... fortuna (in base alle mie esperienze)
Inizio a pensare che tu sia, nei miei confronti, un lettore ed interprete molto buono. Ma ci voglio ragionare su. E' un tema interessante su cui riflettere: se non ti appartiene geneticamente, la positività è acquisibile con il solo ragionamento o con l'esperienza?
Credo che il contesto nel quale si vive (nel senso di come viene percepito individualmente ciò che accade intorno a sé), sia determinante. Infondo è solo una questione di meccanismi mentali; la positività e l’ottimismo sono legati strettamente al valore che ci si attribuisce e quindi all’autostima, alla consapevolezza e alla fiducia in se stessi, qualità che nel corso della vita subiscono molte oscillazioni. Io non escludo che si possa essere “razionalmente” positivi, anche se lo sforzo per rimanerlo è sicuramente più grande, in quanto bisogna ricordarsi di esserlo, mentre chi ha la positività insita nel carattere no.
Hal, sono d'accordo con te.
Riflettendo su me stessa, unico esempio su cui ,forse, posso dire qualche cosa,mi sono resa conto che io sono così da sempre. Probabilmente la base familiare ha influito molto sulla fiducia che ho nel mondo e nella vita, nonchè in quella verso me stessa. La mia positività è una sensazione, una guida istintiva che sale dalla pancia, circola insieme all'ossigeno nel sangue, non so, va da se. Questo nonostante la vita e la società continuino a mettermi a alla prova. A volte a dura prova.
E credo, come te, che doversi ricordare od imporre una positività che non senti, non sia proprio la stessa cosa. Probabilmente,ragionata, non funziona.
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