Questo è un mondo impazzito, anzi un’umanità impazzita, il mondo come contesto naturale non c’entra niente ed è bene sottolinearlo. Le aberrazioni a cui assistiamo sono quasi sempre opera dell’essere umano. Sempre più spesso non ho voglia di parlare, ma sono anche troppo nauseata ed arrabbiata per poter tacere.
I miei contemporanei si definisco moderni e denigrano valori e principi che i miei antenati ritenevano basilari nel rispetto dell’altro. Oggi tutto scivola via, tutto viene assorbito dalle nostre menti, dimenticato dalle nostre coscienze. Siamo diventati moderni per ritrovarci in parte di nuovo preistorici in balia d’istinti e bisogni che non sappiamo, o non vogliamo controllare. Esistono patologie psichiche sulle quali ovviamente non sono in grado di dire nulla. Di contro però, esistono comportamenti sociali condivisi ed in alcuni casi addirittura fomentati, nei confronti dei quali ognuno di noi può fermarsi e riflettere.
La violenza sulle donne non è una novità della nostra epoca, è una devianza che accompagna il cammino del genere umano. Eppure questa violenza ingiustificabile e spietata non ci fa inorridire, non abbastanza secondo me. Ma davvero essere a conoscenza di tanti abusi, di così molteplici sopraffazioni, depravazioni ci fa orrore? Oppure la nostra mente e la nostra coscienza hanno imparato fin troppo bene a ricollocare dove ci fa comodo ciò che ci disturba?
Ci consideriamo culturalmente più preparati, civili, etici, progressisti, tecnologici, ci auto lodiamo ed in alcuni casi glorifichiamo per le conquiste sociali a cui siamo giunti eppure, paradossalmente, non smettiamo di usare una violenza odiosa, a volte subdola, sempre insopportabile nei confronti dei deboli o presunti tali. Deboli che sono resi tali dallo straripare delle violenza stessa, dalla tirannia sociale che ne approfitta, che li usa, che li nega. La violenza è violenza in qualunque forma si presenti, qualunque strumento usi, ogni qual volta prova a piegare una persona ad una volontà che non gli appartiene. Ma è una forma di violenza e di non rispetto anche il modo in cui le donne non smettono di essere rappresentate, considerate, sminuite. Il modo in cui, rendendole oggetti sessuali, si cerca di ridurle ad entità senz’anima. Ma senza anima, privi della reale capacità di provare sentimenti sono coloro che agiscono in questo modo, non chi è vittima di un sopruso.
Non riesco a considerare civile un genere, quello umano, che nel 2010 ha ancora bisogno di stilare, firmare e controfirmare diritti che non dovrebbero neanche essere fonte di discussione. Si nasce e si è persona, punto. Stessi diritti, stessi doveri. Su cosa dovremmo ancora ragionare? Sull’ovvio?
Ed invece non è così. La carta dei diritti dell’infanzia, la costante necessità di dover riaffermare i pari diritti delle donne, dei disabili, degli omosessuali, dei poveri mi confermano che l’ovvio non è stato raggiunto e la voglia di sopraffazione non ha mai abbandonato il genere umano a cui appartengo.
So che è un discorso immenso, so che per completezza si dovrebbero toccare mille aspetti, so che non tutti gli esseri umani sono uguali e che esistono donne ed uomini illuminati che con le loro intelligenze e battaglie permetto i famosi passi avanti dell’umanità. Loro sono la parte bella che rende questo mondo meraviglioso.
Ma oggi è stata uccisa una ragazza di 15 anni colpevole solo di aver scatenato le voglie becere di un essere che non voglio nemmeno definire.
Sono una donna, sono una madre e sono una persona e non smetterò mai di gridare il mio orrore e la mia rabbia di fronte a qualunque tipo di violenza. Io cercherò sempre di combatterla come potrò, scrivendo, parlando, prestando attenzione, educando mio figlio al rispetto dell’altro, non rimando indifferente, non dimenticando mai, neanche per un attimo, che la violenza può colpire chiunque in qualunque momento della propria vita attraverso mille forme. I mostri, come insegnano le favole che non a caso raccontiamo a nostri bambini, possono nascondersi dietro ad ogni volto, anche il più insospettabili.
1 commento:
Credo che non vada dimenticato che l'umanità viva una identità nella contaddizione: ciò che è ed ha acquisito e ciò che diventa e rideve acquisire. Come se la civiltà, in qualche modo, nasca e rinasca sempre, ad ogni generazione. E, quandi, nessuna acquisizone di ieri è certa, se non è confermata nell'impagno di oggi, nella lotta di oggi.
Poi, l'acqusito di ieri rende tutto un pò più facile, ma non scontato!
Mariano
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