C’è aria di tempesta nell’aria mentre la mia macchina corre verso il cuore agitato di un amico caro.
Nuvoloni carichi di pioggia e le montagne marroni avvolte dalla nebbia, eppure, per la prima volta, queste alture avvolte in una misteriosa atmosfera mi sembrano un luogo ospitale. Le guardo immobili, pazienti rispetto al mio moderno sfrecciare. Penso che amino di più questa nebbia, lenta ed opaca che passando le avvolge lieve e silenziosa. L’invidiò un po’ la nebbia, viaggia senza fretta proprio come piacerebbe a me. Se ne va leggera per i boschi e non ha paura, conosce il mondo invisibile di questi luoghi e ne protegge i segreti.
Gli alberi si offrono alle sue gocce umide, mostrando fieri i loro corpi nudi, le cortecce tinte di giallo o ricoperte di un soffice muschio. Le foglie non tremano al suo passaggio, ma si rendono vivide nella moltitudine dei loro colori. La terra è fradicia di pioggia ed i ruscelli gonfi trascinano sostanza vitale.
Oggi non posso fermarmi, sento il cuore del mio amico battere sempre più forte ed ho voglia d’abbracciarlo e dirgli che ci sono, che sono felice ed orgogliosa di dividere con lui la felicità che sta provando.
Ma il bosco mi chiama, vedo il suo mondo invisibile che alza un sguardo benevolo al mio passare frettoloso.
Non mi piace l’inverno, ma questo è un inverno strano dentro di me. E pieno di colore e di un bel po’ di follia. Qualcuno si affaccia tra le foglie e ride: “Non è l’inverno ad essere cambiato né questi luoghi, sei tu!”
Mi giro, ma la velocità mi porta via. Acuisco i miei sensi e continuo a guardare.
La pioggia batte violenta contro i vetri e la musica accompagna come sempre le emozioni.
Ancora questa strada, ancora la magia che sembra non finire. E’ la mia terra questa terra, non c’è niente da fare, gli appartengo. Ripenso al passato, ai viaggi, all’immane dolore ed alla gioia, anch’essa immensa. Ogni passaggio un solco, una traccia del mio cammino, avanti, indietro e sempre qualcosa d’importante da portare con me. Amavo solo il mare io, un mare che sfiorava appena il lembo estremo della sua superficie. Ed ora?
Ora l’amo tutta. Amo il suo freddo ed il suo sole, il cielo azzurro e le sue nuvole, gli alberi e la sabbia, le rughe del mio vecchio bagnino ed sorriso di chi solo io riesco a vedere. Lei amava questa terra era la sua terra ed è da il suo sorriso che sento accarezzarmi. Ma c’è altro ora per me in questa terra, ho ricevuto un dono che agli uomini non saprei spiegare. C’è un altro sguardo che mi osserva tra gli alberi ed io lo conosco, è quello di una vecchia, una giovane vecchia ed è lei che mi regala un sorriso, il più importante, in questa incredibile mattina.
Il cielo è cupo, ma è solo apparenza. Le gocce battono allegre intorno a me. Tra foglie e cespugli occhi vispi proteggono il mio passare. Il giallo e l’arancio e poi il verde ed il marrone si mescolano, dolcemente, contro lo sfondo grigio di questo strano inverno. E l’humus, grasso e ricco, accoglie i miei pensieri. Pensieri che cadono come semi gettati al mio passaggio tra le fessure di questa terra scura, capace di proteggerli fin quando germoglieranno, come sta accadendo oggi.
Appartengo a questa terra? Sì, le appartengo.
7 commenti:
E' appagante e magico il senso di appartenenza ad un luogo e tu l'hai descritto molto bene.
Ciao
Sileno
Ciao Sileno, sono certa che sai di che parlo.
bella pagina. Bella la descrizione della nebbia e bello il senso di appartenenza ad una terra. Conosco questa emozione, sono attaccatissima alla mia isola e la sento respirare. ciao A'
Ciao Anrnicamontana grazie del tuo apprezzamento.
Tantissimi auguri di buone feste...:)
Ciao ebalsemin grazie per gli auguri che contracambio di cuore.
Un abbraccio
bellissimo post, cri!
baci, marina
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