Ho letto un libro molto bello “ Possiedo la mia anima” la biografia scritta da Nadia Fusini su Virginia Woolf.
E’ un libro scritto con maestria e bellissimo per l’intensità con cui Virginia Woolf si racconta ed è raccontata.
Dei molti passi che mi hanno colpito ce n’è uno però, che più di altri vorrei condividere con voi.
A parlare è una donna vissuta in un epoca diversa, cresciuta e formatasi in un contesto culturale che non sempre può essere accumunato alla nostra realtà italiana di oggi o dello steso periodo storico di Virginia. Tuttavia, la forza dei concetti espressi ha, secondo me, una declinazione che può appartenere a tutte le donne. Per questo motivo vi regalo le sue parole e quelle della sua biografa, certa che saprete apprezzarle riflettendoci su.
Non è in senso assoluto la mia storia, probabilmente neanche la vostra, ma leggete, e poi ditemi se in qualche passo non siete concordi con lei o, non sentite intime alcune sue considerazioni, alcune sue emozioni.
“Chi l’avesse letto, avrebbe capito. Le tre Ghinee era un libro pericoloso. La paura però era bilanciata dal sollievo immenso, dalla tranquillità che “ sputare il rospo”- così disse- le aveva regalato. Non ci sarebbe stato bisogno di ridirlo, ma lo ripeté ancora una volta. Lei era una outsider. Non poteva che andare avanti per la sua strada; avrebbe continuato a modo suo a sperimentare con l’immaginazione. La muta dei critici, degli amici e dei nemici la seguisse pure latrando improperi: lei non si sarebbe lasciata prendere. E anche se quella stessa muta ululante non le avesse prestato attenzione, se l’avessero sbeffeggiata, non importava. Contava il fatto di aver conquistato la libertà di pensare le cose com’erano. Come erano davvero, realmente, al di là del velo dell’illusione, dell’adulazione, della menzogna.
Siamo tutti è vero, creature dell’illusine, abbiamo tutti bisogno che qualcuno si prenda cura di noi, ci dia amore, fiducia. Senza amore, senza fiducia siamo come bambini nella culla. E non c’è fine ai sotterfugi patetici dell’immaginazione umana per procurarsi l’illusione del proprio valore. Ci sono creature, però, su cui nessuno investe né soldi, né immaginazione; né i padri, né le madri, se ne curano, ed è loro la sciagura, perché così non hanno educazione, né libertà”… Sono le donne, denunciò Virginia. La quale però, ragionando come sempre sul filo di rasoio dell’ironia e del paradosso, ribaltò la condanna, e proclamò: “ E’ la loro salvezza”. Basandosi sulla propria esperienza personale, rivendicò di aver conquistato così la libertà di vedere le cose come sono. Uno dei vantaggi dell’esclusione che aveva vissuto era stato la liberazione dal bisogno del possesso, dall’obbligo dell’esercizio del potere, aveva già spiegato nella Stanza tutta per se, erano incompatibili con la libertà di vedere le cose come sono. Il potere era un’immagine, un’illusione. Il potere era il dominio dell’irrealtà.
Da Possiedo la mia anima di Nadia Fusini
2 commenti:
Sicuramente comprerò il libro, Adoro da sempre Virginia wOLF, il suo potere era nell'immaginazine è stata la sua mente a creare ciò che ha scritto, nulla l'ha ispirata ma lei ha creato dei capolavori.
Clelia
Ciao Clelia, questa volta non sono del tutto d'accordo con te: molto di quello che la Woolf ha scritto è la trasposizione degli accadimenti della sua vita, intrioiettati e elaborati nei momenti bui e folli della sua mente e poi ricreati dalla sua fervida immaginazione. Sui capolavori invece, hai perfettamente ragione, almeno alcuni li amo molto.
Dopo che l'hai letto fammi sapere la tua opionione.
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