Pensò a cosa aveva voglia di mangiare. La scelta era tra un pasto od un panino. Pioveva e aveva voglia di calore. Optò per un vero pasto.
Le piaceva mangiare da sola, la propria compagnia le era cara.
La fecero accomodare in un piccolo tavolino, praticamente accanto ad un altro piccolo tavolino vuoto. Lasciò le sue cose e si diresse al buffet. Scelse con accuratezze le cose che più le più le piacevano, in fondo si stava coccolando. Tornò al proprio posto, in quello affianco a lei si erano seduti un uomo ed una donna. Erano francesi.
Iniziò a mangiare. Le voci degli altri commensali la raggiunsero in un miscuglio di suoni indistinti di cui afferrava singole parole. Inglesi, spagnoli ed i vicini francesi: i commensali erano tutti stranieri.
Si guardò intorno: grandi listoni di legno coprivano il pavimento, lampade dal cappello ricurvo proiettavano fasci di luce su tavolini minimamente apparecchiati. Le pareti erano rivestite da piccoli mattoncini bianchi. I camerieri indossavano lunghe scamiciate nere. Poteva essere un ristorante londinese o parigino. Fu questo pensiero a proiettarla in una dimensione strana, parallela.
Era sola, in una città diversa dalla propria, non aveva un uomo fisso ma ne frequentava qualcuno. Faceva un bel lavoro, un lavoro che la portava in giro per il mondo e per questo aveva amici sparsi in ogni continente. Non aveva figli e conduceva una vita nomade. Ogni tanto tornava a casa ma per poco, c’era sempre un nuovo progetto da realizzare, un nuovo viaggio da vivere. Era felice? Si lo era. Forse la sua vita era sentimentalmente un po’ solitaria ma colma di tante altre emozioni e di altri affetti.
Sì, quella poteva essere la sua vita; se non si fosse innamorata di lui.
Vent’anni e la vita prende un corso. Pensi che sia una cotta, un’infatuazione come tante altre che l’hanno preceduta ed invece è un amore, immaturo come te, ma ti invade e ti trascina dove vuole, lontano da quello che avevi sempre creduto di desiderare.
Ripensò a loro due, al sentimento che li aveva uniti quasi contro la loro volontà, opponendosi alla voglia di provare e sperimentare tutto quella che la vita sfacciatamente non smetteva di offrire loro, tentandoli.
Ma non c’era stato nulla da fare, come due pazzi ostinati si erano avvinghiati l’uno all’altra senza lasciarsi mai, neanche per un girono, neanche di fronte al litigio più duro, all’attrazione di un corpo diverso. Insieme, sempre, ogni giorno vicini o lontani che fossero avevano scelto continuamente loro due, rispetto a qualunque altra cosa, a chiunque altro. Quanti anni erano passati? Decine. Erano una famiglia ora. Ed erano ancora insieme. Adulti. Provò tenerezza per se, per lui, per quei due ragazzini che senza saperlo avevano deciso la vita degli adulti che erano.
Non gli era mai capitato di pensare a loro due in quei termini, come fosse spettatrice della sua stessa vita, ma lo trovò un passaggio fondamentale, il riconoscimento consapevole di un’altra storia, quella che stava vivendo, ora.
11 commenti:
mi sono venuti in mente ricordi...
ricordi che riguardano me in situazioni in cui, da solo, cominciavo e pensare sugli argomenti più disparati...
maria cristina, i tuoi post fanno pensare e/o ricordare ;)
GRAZIE!!
Sai mat, se ci pensi, ogni vita può essere simile ad altre vite. Noi esseri umani siamo soggetti agli stessi sentimenti da millenni. Ognuno di noi ha la sua storia ed in parte è unica ma, allo stesso tempo, gli amori, le paure, i disagi o le felicità che l'accompagnano sono quelli e so no uguali per tutti. Credo che sia questo il motivo per cui ci ritroviamo nei racconti altrui. Quando ho scritto il mio primo libro ero convinta che della mia storia o delle miei riflessioni non importasse niente a nessuno. Ed invece, ogni persona, con mia grande sorpresa, si è identificata in un qualche aspetto. E' stata una dimostrazione incredibile che mi ha fatto molto riflettere.
Noi abbiamo perso la voglia e la capacità di raccontarci. Siamo impauriti e preda di mille pudori, per questo funzionano i blog, non ci si guarada mai negli occhi e tutto sembra più facile. Ma se parliamo, scegliendo i giusti interlocutori, ci accorgiamo che quello che pensavamo appartenesse unicamente a noi è capiatato o è stato provato anche dall'altro, in misura diversa, per motivi diversi, ma stai certo che quel tal sentimento l'altro lo conosce e magari lo sta provando nel tuo stesso momento.
Ieri per esempio, parlando con due persone diverse ho scoperto che loro stanno provando il mio stesso senso di disagio per motivazioni apparantemente diverse eppure così simili. Questo è uno dei motivi che mi fanno amare la parola: ridimensiona le nostre paure ed è curativa.
Grazie a te mat e felice di concedere un momento alla vostra interiorità.
...i tuoi post, mi fanno soprattutto ricordare...
Ciao...sai, se abbiamo gli stessi "amici blogger"...ci sarà un motivo, non credi? ;-) Alla fine, che sia rete o strada...ci circondiamo sempre delle persone che ci fanno stare bene. Sarebbe assurdo il contrario. Certo è anche vero che a scuola ci rinchiudevano in celle da 20 e ci condannavano a 5 anni di condivisione forzata. Però riuscivamo comunque a scegliere il compagno di banco che sentivamo più affine alla nostra sensibilità... E' così che gira e sempre girerà.
Alla prossima ;-)
mmmh....d'accordo su tutto, anche sul perchè sono di moda i blog, come le chat.
anche se io personalmente non ho problemi a espormi e non ho un blog per quel motivo capisco che per molti è cosi.
io continuo a preferire di gran lunga un confronto faccia a faccia senza monitor di mezzo ;)
Sono in acqua. Seduto sulla mia tavola aspetto la mia onda. Eccola! La vedo arrivare, è la seconda di una serie di tre. Si avvicina ed io, sdraiato, inizio a servirmi delle mani come se fossero delle pagaie, cercando di stare al suo passo. Alla fine la cresta di questo liquido muro mi solleva trascinandomi verso riva. La sensazione di galleggiare sulla spuma è indescrivibile, io e la tavola siamo con il... e mi ritrovo sott'acqua. Preso a schiaffi dalla centrifuga naturale del punto di rottura, che mi smanaccia quasi fossi un calzino nella lavatrice.
Questo è il tuo post Maria Cristina. Un corto racconto che, come un giro sulle montagne russe, in poche righe stravolge la percezione ed il punto di vista del lettore. B R A V I S S I M A!!!
E del tuo commento cosa vogliamo dire: B E L L I S S I M O!!!
Come sempre, splendido. E commovente. Ed evocatore: Mat e Donnigio hanno ragione.
I tuoi post inducono alla memoria, al ricordo, e forse - qualche volta - anche al rimpianto.
Ma fanno star bene. Rammentare è tornare a quella che eri: che è ancora in te, ma che ti è anche altra.
Grazie, cara...
Sono molto felice del tuo commento e principalmente di quello che così spontaneamente riesco a trasmettere. La scrittura è per me piacere ma anche grazie a questo blog sto scoprendo che ciò che scrivo fa bene anche a voi.
Cosa potrei volere di più?
cara Cri, mi piace questo post come tutti quelli in cui esce la tua vena pensosa.
mi sembra di vederti a quel tavolino con lo sguardo del cuore in un altro tempo...
marina
Oramai che sei brava non te lo dico più. Lo sai di esserlo.
Piuttosto perché non metti la scritta bianca, in modo che la lettura risulti più semplice. Blu su azzurro, alla lunga, appesantisce gli occhi.
Marina e pdbmaster@ grazie dei vostri consigli e pareri, li terro presenti. E per quanto riguarda la mia bravura credo che la sto misurando nel gradimento che voi riservate ai miei post. Per tutto il resto non ho certezze ma molta passione e voglia di scrivere.
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