Un pò di me e la mia intervista con Maurizio Costanzo e più in giù in nuovi post

venerdì 18 aprile 2014

L'Artista

L'artista esprime attraverso la sua arte la profondità del proprio essere. Lo fa volontariamente e, se è un vero artista, senza censure. Non può resistere, la propria creatività lo spinge al di fuori di se, è un bisogno insopprimibile. Ma è anche un atto di grande generosità e di purezza e di coraggio. L'artista dona ciò che più gli appartiene e si mostra superando i propri pudori, le proprie paure. E' leggibile, è limpido, è esposto.
Nei paradossi umani può accadere di cono...scere i pensieri più intimi di uno scrittore, di una pittrice, di un musicista e molto meno quelli di un nostro amore, di un genitore o di un amico.
Sarà per questo che quando scompare un artista possiamo soffrire e sentirne la mancanza, perché anche non conoscendolo, lo conosciamo.

Dedicato a Gabriel García Márquez

Testo di M. Cristina Valeri
Foto: Bernini, Ratto di Proserpina
 
 

giovedì 17 aprile 2014

Gabriel García Márquez

"Gli disse che l'amore era un sentimento contro natura, che dannava due sconosciuti a una dipendenza meschina e insalubre, tanto più effimera - quanto più intensa".

Dell’Amore e di altri demoni

 
 

sabato 5 aprile 2014

Diversità?


Siamo tutti diversi ed allora?
Il problema non è la diversità, anzi nella diversità non c'è nessun problema. Nasciamo esseri unici e come tali vivremo tutta la vita e questa, è la meraviglia che accompagna il continuo progredire dell'essere umano. Senza la diversità non esisterebbe il confronto e quindi l'evoluzione. Ogni scoperta, ogni forma artistica, ogni spinta sociale nasce dal guardare dentro di se e poi fuori di se. L'altro, proprio perché diverso, è il nostro specchio, ma anche colui che ci permette di alzare il nostro sguardo e vedere oltre, esprimendoci e lasciando esprimere.

 
 
 

giovedì 13 marzo 2014

Il nulla è tutto

 
 

La mia vita
le mie strade
i miei affetti
nulla mi appartiene appartenendomi.



martedì 18 febbraio 2014

Cratività


Il punto è che quando la creatività esplode non riesci a fermarla, non puoi dirgli "Ehi, vai piano, rallenta!".

Lei non ti ascolta, è immersa nel suo universo fatto di idee e collegamenti e colori ed immagini che lei sola vede e sa comprendere.

Quando la creatività esplode la gestazione è già avvenuta, il tempo dell’attesa è trascorso, non c’è saggezza che possa fermarla, divieto che possa bloccarla. La creatività è passione urgente ed apparente insensatezza, è fremito ed inquietudine, è la nascita impossibile da trattenere, il vagito che urla imperioso al mondo il suo voler esistere, è il pensiero impaziente che non può aspettare la parola.

 
Il punto è che la creatività ti appartiene senza appartenerti, respira la tua aria, circola adrenalinica nel tuo sangue e richiama su di se ogni attenzione, ma improvvisamente è fuori di te e ti precede incitandoti a seguirla senza domande, disinibita e fiera, lei è nata per offrirsi al mondo.

 

 

martedì 11 febbraio 2014

Lasciarsi amare


 


Si vestiva di petali e si lasciava amare, semplicemente.
Non sempre ciò che arrivava a toccarla era dolce o gentile, a volte il sole bruciava ed il vento la strapazzava fino a piegarla, ma lei conosceva la vita ed aveva scelto di amare anche le sue intemperie.

giovedì 7 novembre 2013

Il punto di R


Prima arriva il malessere,  spiacevole sensazione dai contorni indefiniti che nello stato emotivo indica di non sentirsi a proprio agio in una precisa situazione.
Poi subentra la presa d’atto, brutale momento di verità, o di realtà in cui per un complicato sistema d’incastri la mente, gli eventi, il contesto d’azione mettono in ordine il malessere e lo definiscono. Questa fase può anche avere una cronologia inversa: contesto, eventi, mente, ma il risultato non muta.
La verità/realtà irrompe con tutta la sua potenza e spiazza qualunque melina avevamo messo in atto per resistere al determinate passaggio successivo: la consapevolezza.
Consapevolezza: istante sublime in cui tutti i nostri circuiti celebrali ed emotivi convergono e s’innalzano per condurci fuori, in alto, alla luce. Nonostante la spinta positiva, anche questa fase, come ogni atto che ci conduce ad un’espulsione ha in se una dose di dolore da cui non si può prescindere. Ma ogni espulsione, fisica o mentale che sia, include inevitabilmente anche una parte di piacere: il blocco che ci costringeva, chiudeva, bloccava, tappava è saltato.
Aria. Luce. Vita.
E così un po’ stremati ci ritroviamo in una nuova dimensione, ancora increduli ed un tantino disorientati.
Dobbiamo ricapitolare, riordinare, digerire, insomma metabolizzare la somma di tutto ciò che è stato ed evidentemente non è più. Ma per quanto  possa apparire complicata direi che questa è la fase in cui, anche se storditi, iniziamo a sgranchire il nostro essere di fronte ad un nuovo orizzonte.
Appena riprese le forze iniziamo a guardarci intorno, ci rialziamo, cerchiamo di capire che direzione prendere, o meglio quale di tutte le possibili direzioni è quella che preferiamo, desideriamo prendere. Ma prima di poter decidere dobbiamo ancora compiere un ultimo passaggio: il distacco.

Il distacco è il momento del taglio, della decisione voluta di lasciare dietro di noi ciò che non è più adeguato, giusto, comodo per noi. E’ un punto fondamentale che segna il cambiamento definitivo.
Guardiamo indietro e serenamente/consapevolmente sappiamo, perché sentiamo, che non potrà mai più essere ciò che è stato.
E’ un po’ come liberarsi da un vestito stretto, un legaccio doloroso, un peso che ci rallenta, da una condizione emotiva o psichica in cui non riusciamo né vogliamo stare. Impossibile tornare indietro, anche qualora ci provassimo sarebbe un insuccesso garantito, una pantomima inutile che prima o poi ci riporterebbe a rivivere la stessa scena. Quindi…
Zac!
Liberi, finalmente!
Sì, liberi poiché per quanto doloroso possa essere stato il percorso, per quante parti di noi abbiamo dovuto disincantato da un sogno, da una volontà, da un progetto in cui avevamo fermamente creduto. Per quanto abbiamo dovuto macerarci, lottare, piangere e dolerci, sempre e per fortuna arriva il momento della rinascita.

La rinascita è quell’istante sublime che generosamente si dilata in una spazio temporale imprecisato, in cui tutta la bellezza e la forza del nuovo si distende davanti a noi, si fa terreno ed ali per consentirci di scegliere dove e come vogliamo andare.
E’ il momento impagabile del “Tutto è possibile”. E’ quel lampo interiore che ci fa provare l’indescrivibile sensazione di quanto sia potente la vita, la spinta del vivere. E per quanto gli altri o noi stessi proviamo a maltrattarla, svalutarla, svilirla, lei, come una buona madre, non smette di offrirci infinite possibilità.
Sono lì, sono nostre, possiamo scegliere, possiamo decidere, possiamo…
Non è facile vivere, non lo è per niente, ma è molto più doloroso decidere di arrendersi, di volersi attaccare alle poche gocce di un rubinetto ormai rotto.

Rialzare la testa, pulirsi gli occhi, schiarirsi i pensieri e poi la voce, spolverarsi via la polvere e prepararsi a ricominciare costa tanta fatica e dolore, ma smettere di credere in se stessi e nella generosità del proprio esistere sarebbe… Be, ognuno trovi la propria definizione, per  quanto mi riguarda la definizione è: imperdonabilmente ingiusto.