Un pò di me e la mia intervista con Maurizio Costanzo e più in giù in nuovi post

giovedì 7 novembre 2013

Il punto di R


Prima arriva il malessere,  spiacevole sensazione dai contorni indefiniti che nello stato emotivo indica di non sentirsi a proprio agio in una precisa situazione.
Poi subentra la presa d’atto, brutale momento di verità, o di realtà in cui per un complicato sistema d’incastri la mente, gli eventi, il contesto d’azione mettono in ordine il malessere e lo definiscono. Questa fase può anche avere una cronologia inversa: contesto, eventi, mente, ma il risultato non muta.
La verità/realtà irrompe con tutta la sua potenza e spiazza qualunque melina avevamo messo in atto per resistere al determinate passaggio successivo: la consapevolezza.
Consapevolezza: istante sublime in cui tutti i nostri circuiti celebrali ed emotivi convergono e s’innalzano per condurci fuori, in alto, alla luce. Nonostante la spinta positiva, anche questa fase, come ogni atto che ci conduce ad un’espulsione ha in se una dose di dolore da cui non si può prescindere. Ma ogni espulsione, fisica o mentale che sia, include inevitabilmente anche una parte di piacere: il blocco che ci costringeva, chiudeva, bloccava, tappava è saltato.
Aria. Luce. Vita.
E così un po’ stremati ci ritroviamo in una nuova dimensione, ancora increduli ed un tantino disorientati.
Dobbiamo ricapitolare, riordinare, digerire, insomma metabolizzare la somma di tutto ciò che è stato ed evidentemente non è più. Ma per quanto  possa apparire complicata direi che questa è la fase in cui, anche se storditi, iniziamo a sgranchire il nostro essere di fronte ad un nuovo orizzonte.
Appena riprese le forze iniziamo a guardarci intorno, ci rialziamo, cerchiamo di capire che direzione prendere, o meglio quale di tutte le possibili direzioni è quella che preferiamo, desideriamo prendere. Ma prima di poter decidere dobbiamo ancora compiere un ultimo passaggio: il distacco.

Il distacco è il momento del taglio, della decisione voluta di lasciare dietro di noi ciò che non è più adeguato, giusto, comodo per noi. E’ un punto fondamentale che segna il cambiamento definitivo.
Guardiamo indietro e serenamente/consapevolmente sappiamo, perché sentiamo, che non potrà mai più essere ciò che è stato.
E’ un po’ come liberarsi da un vestito stretto, un legaccio doloroso, un peso che ci rallenta, da una condizione emotiva o psichica in cui non riusciamo né vogliamo stare. Impossibile tornare indietro, anche qualora ci provassimo sarebbe un insuccesso garantito, una pantomima inutile che prima o poi ci riporterebbe a rivivere la stessa scena. Quindi…
Zac!
Liberi, finalmente!
Sì, liberi poiché per quanto doloroso possa essere stato il percorso, per quante parti di noi abbiamo dovuto disincantato da un sogno, da una volontà, da un progetto in cui avevamo fermamente creduto. Per quanto abbiamo dovuto macerarci, lottare, piangere e dolerci, sempre e per fortuna arriva il momento della rinascita.

La rinascita è quell’istante sublime che generosamente si dilata in una spazio temporale imprecisato, in cui tutta la bellezza e la forza del nuovo si distende davanti a noi, si fa terreno ed ali per consentirci di scegliere dove e come vogliamo andare.
E’ il momento impagabile del “Tutto è possibile”. E’ quel lampo interiore che ci fa provare l’indescrivibile sensazione di quanto sia potente la vita, la spinta del vivere. E per quanto gli altri o noi stessi proviamo a maltrattarla, svalutarla, svilirla, lei, come una buona madre, non smette di offrirci infinite possibilità.
Sono lì, sono nostre, possiamo scegliere, possiamo decidere, possiamo…
Non è facile vivere, non lo è per niente, ma è molto più doloroso decidere di arrendersi, di volersi attaccare alle poche gocce di un rubinetto ormai rotto.

Rialzare la testa, pulirsi gli occhi, schiarirsi i pensieri e poi la voce, spolverarsi via la polvere e prepararsi a ricominciare costa tanta fatica e dolore, ma smettere di credere in se stessi e nella generosità del proprio esistere sarebbe… Be, ognuno trovi la propria definizione, per  quanto mi riguarda la definizione è: imperdonabilmente ingiusto.