Un pò di me e la mia intervista con Maurizio Costanzo e più in giù in nuovi post

venerdì 24 dicembre 2010

Un piccolo dono





Qualche giorno fa, tra i vicoli del centro, c’era un uomo statua sopra ad un piccolo palchetto.  Era vestito completamente di bianco. Forse si era stancato di rimanere immobile ed aveva deciso di muoversi verso i passanti, cercando di catturare in altro modo la loro attenzione. Con scarso successo, per lo più veniva ignorato. Quando sono stata io a passargli accanto mi ha dedicato un inchino, protraendosi poi con una mano a porgermi un fiore. Era l’ora di pranzo, Fontana dei Trevi a pochi passi, intorno a noi un gran via vai di gente, la solita confusione di luci e suoni. Eppure,  tra il vociare indistinto di tutti quei corpi, io ho sentito la voce del suo silenzio. Pochi attimi, due, forse tre passi, ma è stato come entrare nella sua bolla di quiete, in un tempo fuggevole ma sospeso. L’assenza delle parole aveva reso potenti i gesti.

Ecco cari amici, in questi gironi pieni di troppo, io vorrei donarvi quest’immagine. Provate a tirare il nastro di questo dono…

martedì 21 dicembre 2010

Io la chiamo libertà



Esiste la libertà?
Volendola immaginare mi viene in mente un luogo non luogo, una condizione sospesa tra il reale e l’inesistente, effimera come un miraggio, sognata come l’isola che non c’è, ma c’è.
Una chimera verrebbe da pensare, ma io non lo penso.
La libertà esiste, però come per la felicità, l’appagamento, la serenità e via discorrendo non è, e probabilmente è impossibile anche solo pensarla, una condizione permanente.
Metà di quello che ci circonda, e forse anche di più, è oltre il nostro controllo e determina molto di quello che saremo costretti a vivere. Non scegliamo dove, come e da chi nascere.
Abbiamo le mani legate dietro la schiena per una moltitudine di azioni e pensieri che riguardano gli altri umani con cui condividiamo questo mondo. Siamo per lo più impossibilitati ad opporci ad eventi naturali e fatalità di vario genere. Siamo obbligati, se decidiamo di vivere nella collettività, ad un insieme di doveri e responsabilità che mangiano gran parte del nostro tempo e delle nostre energie. Siamo insomma, abbastanza castigati e tenuti in un angolo da ciò che siamo abituati a definire “ contesto sociale”. E già solo restringendo il campo a queste poche riflessioni mi viene l’ansia, mi sento ben poco libera ed un certo senso di costrizione mi pervade. Sono nata prigioniera tra mura che non vedo. Mura costruite intorno a me da volontà che frequentemente non mi appartengono, da un’educazione, una religione, un giudizio collettivo che può essere cieco, sordo o muto ai miei bisogni o desideri. Vittima quindi e non artefici del mio destino, o così parrebbe. Ma se esiste la percezione delle mura, esiste anche quella di ciò che oltre quelle mura e che io sono portata a definire libertà.
Ed io posso raggiungere questo luogo usando ciò che è più difficile imprigionare ossia il mio pensiero. E’ l’uso del pensiero a rendermi libera ogni qual volta io lo decida. E non è un caso che sia proprio sul pensiero che si esercitano le più grandi pressioni sociali. Tuttavia io posso oltrepassare qualunque muro, scivolare tra le più strette sbarre, vedere la luce di un magnifico sole nella più buia galera, o provare la sensazione di correre anche quando questo sia impedito al mio corpo. Posso divellere un pregiudizio dalla mia testa, oltrepassare i confini di un luogo comune, scegliere con il cuore un amico, con il buon senso un maestro di vita. Posso ricordare, rivivere, sognare e fantasticare, posso ideare e creare ciò che ancora non esiste ed ognuna di queste possibilità mi spalanca le porte verso ulteriori sensazioni che potranno condurmi ovunque o farmi sentire vicino a chiunque. Forse la libertà non può esistere come noi vorremmo. Sei miliardi di persone sono un po’ troppe per poterci illudere di costruire un mondo dove si possa essere costantemente liberi. Ci sarà sempre una parte di umanità che mi vorrà schiava, così come ce ne sarà una parte che tenterà, e a cui magari riuscirà, di  rendermi più libera da limiti e pericoli. Ma tutto questo appartiene alla volontà altrui e non alla mia. Il mio potere immenso è ciò che invece mi permette di rifugiarmi nell’intimità delle mie riflessioni, o di volare con la forza di un’idea oltre ogni moltitudine umana. La libertà è una condizione interiore ed il viaggio per raggiungerla è sempre e soltanto un viaggio dentro noi stessi. Molti lo sanno, ma quanti sono capaci di passare dal concetto teorico all’applicazione concreta sentendosi liberi anche quando nella percezione comune non lo sono?

martedì 7 dicembre 2010

Opporsi all'Universo


Sciocchi gli uomini che sono certi di sapere, o ingenui.
Sciocchi noi.
Sciocca la nostra ostinazione, le nostre banali interpretazioni, le limitate percezioni.
Pulviscolo di un immenso universo ci riteniamo il suo centro.
Illusi.
Pianeti indisciplinati gli umani
Ingannati dalle nostre menti, dal nostro credo, dalla nostra infinita superbia.
Sciocchi noi.
Ci scontriamo, deviamo, manchiamo le rotte
E non capiamo
E poi ci ritroviamo
Ritroviamo le nostre orbite
Le tempeste magnetiche cessano
E siamo di nuovo qui, io e te
Occhi negli occhi.
E continuiamo a non capire
A sentirci il centro dell’universo
A scontrarci, a deviare le rotte, a mancarle
Per poi ritrovarci
Pulviscolo dell’universo.
Forse sarebbe meglio arrendersi
Forse sarebbe meglio lasciarsi spiegare.

mercoledì 1 dicembre 2010

E' solo questione di tempo




“Il tempo è galantuomo” afferma un detto popolare e fortunatamente è vero. Se così non fosse molto di quello che viviamo non troverebbe la giusta collocazione nelle nostre vite e spesso nella storia.
Gli umani, tendenzialmente, hanno qualche difficoltà nel comprendere velocemente il valore di ciò che il destino gli offre: la gioventù, il valore della cultura, il significato immenso di un genitore, l’importanza di un’amicizia, la determinatezza di un incontro, la bellezza di un amore. Ed allargando lo sguardo al sociale basti pensare alle menti illuminate che sono state contrastate, perseguitate, uccise. Agli artisti non compresi, agli inventori derisi. Oppure, in senso contrario, ai rapporti sbagliati nei quali ci siamo impantanati, ai comportamenti stupidi che abbiamo condiviso, ai devastanti statisti o dittatori che nel corso dei secoli le folle hanno acclamato. Una miriade di errori e di tempo sprecato che accompagna la nostra esistenza.
I nostri rimpianti nascono per lo più da questo: la mancanza di un’esatta e tempistica valutazione. Potevamo dire, fare, andare, provare, riconoscere, capire e non l’abbiamo fatto. O, al contrario, sarebbe stato saggio non dire, non condividere, evitare, non fidarsi, non sostenere eccetera.
Ovviamente i perché delle nostre azioni sono infiniti e possono giustificarci, ma di certo non spicchiamo per perspicacia e per questo paghiamo pegno, a volte pesantemente. Tuttavia, si diceva, a salvarci arriva il tempo che della vita è compagno e molto di ciò che non fu compreso ed adeguatamente valutato si svela alle nostre menti miopi, trovando l’opportuna valutazione. Quasi questi due maestri (la vita ed il tempo) divenissero faro e benevolmente volgessero la loro luce su di noi. Finalmente riusciamo a vedere, finalmente siamo visti. Finalmente!!!!
Ed è in questi frangenti che si vivono i picchi della nostra consapevolezza. Capiamo e/o siamo capiti, riconosciamo e/o siamo riconosciuti. Istanti di vera e propria illuminazione, interiore od esteriore che sia, di cui possiamo essere artefici e protagonisti. Tutto quello per cui viviamo secondo me è racchiuso in questi due concetti, facce di una stessa medaglia.
Ma il percorso a volte è lungo e non sempre è facile. Però credo che sia un peccato non provare. Vivere è una grande occasione, ma lo è ancor di più se capiamo ciò che stiamo vivendo. E’ la comprensione il valore aggiunto, il fascino irrinunciabile, il reale salto di qualità di un’esistenza. E’ spostare l’asticella dal soddisfacimento dei bisogni primari ( mangiare, dormire, bere, fare sesso) ad un livello più alto che conduce verso le vette della realizzazione di se.
E per arrivare a tutto ciò è necessario essere dentro la propria vita, saperla guardare dritta negli occhi, accoglierla, amarla o per lo meno non l’ostacolarla. E tutto ciò dipende da noi e da nessun altro. Così come, anche se con modalità diverse, siamo protagonisti dello sguardo che il mondo  prima o poi ci riserverà. Non possiamo stabilire né come né quando, ma dobbiamo essere coscienti che la pazienza e la perseveranza con le quali sapremo attendere quel momento sono opera nostra.
A volte l’attesa sarà breve, altre sarà lunga, anche molto lunga, ma prima o poi il tempo scandirà il momento e la luce del faro girerà verso di noi e quel buio che sembrava pesto non esisterà più.
L’impensabile a volte è proprio lì, davanti a noi e ci sta aspettando.