Un pò di me e la mia intervista con Maurizio Costanzo e più in giù in nuovi post

mercoledì 30 settembre 2009

L'impossibile possibile

Forse l'impossibile appartiene solo a chi lo crede possibile...

M. Cristina Valeri

lunedì 28 settembre 2009

Gli uomini e la strana patologia di Ulisse



Mio figlio ha 15 anni è un adolescente divertente, dolce e sveglio. Ha molte buone qualità insomma ed io sono orgogliosa di lui. Tuttavia l’essere madre di un uomo in formazione, mi permette di osservare da vicino come si compongono alchenicamente i comportamenti maschili. Cioè, quella strana mistura di genere testosteronica che si forma al di là della mia volontà. Mi spiego meglio. Mio figlio, come qualunque adolescente, protegge il suo mondo dall’invasione adulta ed in questo, come è giusto che sia, è molto fermo ed intransigente. Quando è con gli amici, o sta vedendo, leggendo, ascoltando, disegnando, parlando al cell, in poche parole quando ha da fare le sue cose lui è off -limits. Tutti fuori, lontano e per favore non scocciate.

E fin qui…

Ma il bello arriva però quando la sottoscritta, cioè sua madre, sta vedendo, leggendo, ascoltando, scrivendo o solo pensando, e lui ha un’improvvisa ed irrinunciabile voglia di parlare, di giocare o di essere coccolato. Bene sapete che succede? Che lui non chiede le mia attenzione, la pretende. E se io non sono pronta e disponibile a distogliere la mia attenzione da qualunque cosa stia facendo per dedicarmi a lui, nell’ordine fa quanto segue: si dispiace, si offende e borbottando se ne va rimproverandomi. Ora, è vero che la nostra società ha distorto il ruolo della donna-madre innalzandolo ad un immane e perenne sacrificio, convincendoci, per di più, che la nostra non è una vita ma bensì missione a favore dell’altro. Ma io mi sento responsabile, non solo di mio figlio, ma anche di tutte le donne con cui lui si relazionerà in futuro. E non posso permettere ad un altro uomo, da me educato, di crescere con la inspiegabile convinzione che se lui ha voglia di farsi gli affari suoi la donna del momento ( per ora la madre e poi si vedrà), comprenda e pazientemente e con dolcezza si faccia da parte. Per poi, quando lui ne avrà voglia o bisogno, essere certo che la ritroverà lì diponibile e pronta ad accoglierlo con benevola indulgenza. Quindi mi rifiuto e mi ribello e poi gli spiego che così non va, non funziona e non è giusto. Ma osservare tutto ciò in un adolescente, mi ha svelato il perché esisono uomini adulti, indiscutibilmente adulti, che vivono della stessa presuntuosa convinzione: SONO GENETICAMENTE MODIFICATI! In altre parole nascono così e così continuano a vivere, certi che questa loro piccola, insignificante aspettativa sia ovvia e consequenziale. In parte sarà colpa delle educazione materna, sociale e culturale che li abitua ad una così stramba convinzione. In parte però deve esserci qualcosa di atavico che li riporta a ritenere valide dinamiche che appartengono al tempo che fu. Quando la donna, tra un sospiro ed un punto a crocere, aspettava paziente il ritorno del guerriero.

Degli Ulisse insomma, e noi le loro Penolope…

sabato 26 settembre 2009

Caffè nero bollente

C’è un momento della mattina che per me è irrinunciabile. Una specie di rito che m’introduce a quello che seguirà.
Accendo la macchinetta del caffè, apro la scatola tonda con tutte le cialde colorate e scelgo il mio caffè. Decido la miscela in base all’umore, quasi fosse un vestito da intonare ai sentimenti del momento, o, a quel che mi auguro, quel preciso aroma rispecchierà della mia giornata; quella che sarà, o che vorrei che fosse. Quando la spia verde mi avvisa che tutto è pronto, solo allora prendo la tazziana di porcellana bianca, inserisco la piccola capsula colorata e resto lì a guardare la polvere trasformarsi in una crema profumata. Poi prendo il mio caffè tra le mani, mi avvicino alla finestra aperta, guardo fuori ristorandomi nel verde del mio giardino e saluto il mondo. Poi alzo gli occhi verso il cielo, scruto le nuvole, mi lascio accarezzare dal sole e, portando la tazzina alle labbra, mi auguro che quello che sto per vivere sia un gran bel giorno.
A volte lo è, altre volte no. Ma non importa, l’indomani, se avrò fortuna, sarò di nuovo lì a brindare con un caffè in mano a quello che sto per vivere.

P.S. Questo, mi auguro, spieghi una volta per tutte perché in genere arrivo tardi. Non c’è lancetta che possa spingermi a rinunciare a certi momenti. E se il mondo va di fretta, peggio per lui.

lunedì 14 settembre 2009

Per te



Poche parole e tutto sembra dissolversi e volare via.
Grandi nuvoloni corrono sopra di me, mentre scivolo lontano.
Dove andrà il “nostro” tutto?
Mi sembra di vederlo, volteggia intorno a me, disorientato.
Ma non posso aiutarlo, non saprei cosa dirgli.
Chiudere la porta, attraversare la pioggia e dirmi che non è successo nulla.
E’ già tanto, è già troppo.
Ma perché se era nulla fa così male?
Serrare l’anima dopo averla convinta a lasciarti entrare, sembra quasi follia.
La scelta odiosa di un incantesimo che non capisco.
Non dopo che su di noi aveva fatto scendere la magia dell’improbabile.
Intimi senza intimità, quante volte te l’ho detto…
Ed ora dimenticare i giochi, le frasi, le risate improvvise, le domande inopportune, le risposte timide.
Tornare senza.
Tutto qui.
Ed allora perché è così difficile?

sabato 12 settembre 2009

I desideri



" Poi non è che la vita vada come tu l'immagini. Fa la sua strada. E tu la tua. E non sono la stessa strada. Così...Io non è che volevo essere felice, questo no. Volevo... salvarmi, ecco: salvarmi. Ma ho capito tardi da che parte bisognava andare: dalla parte dei desideri. Uno si aspetta che siano altre cose a salvare la gente: il dovore, l'onestà, essere buoni, essere giusti. No. Sono i desideri che salvano. Sono l'unica cosa vera. Tu stai con loro, e ti salverai. Però troppo tardi l'ho capito. E le dai tempo, alla vita, lei si rigira in un modo strano, inesorabile: e tu ti accorgi che a quel punto non puoi desiderare qualcosa senza farti male. E' lì che salta tutto, non c'è verso di scappare, più ti agiti più si ingarbuglia la rete, più ti ribelli più ti ferisci. Non se ne esce. Quando era troppo tardi, io ho iniziato a desiderare. Con tutta la forza che avevo. Mi sono fatta tanto di quel male che tu non te lo puoinnemmeno immaginare."


Tratto da " Oceano Mare" di Alessandro Barrico

mercoledì 9 settembre 2009

" A carte scoperte

Il mio amico Polle ha pubblicato un post sul suo blog Walk the Plank intitolato " A carte scoperte".
Come spesso accade quando lo leggo, mi è venuta voglia di confrontarmi sullo stesso argomento.
Io e Polle non siamo nuovi a questo tipo di confronto letterario e spesso oltre che un divertimento diviene anche un ottimo esercizio.
Di seguito trovere quindi, il suo post e poi il mio. Un uomo, una donna ed il loro personale modi riflettere sulla strada già fatta e su quella che ancora si apre inesplorata davanti a noi.



" A carte scoperte" di Paul Ncholas Farrell

Le vie, le strade, le direzioni. A volte giuste, spesso sbagliate! Resta l'acre senso di aver perso altro tempo, altri chilometri spesi nel senso errato, condividendo luci, colori e viste che sembravano indicare la porta di casa. Cerco di capire quanto mai sono riuscito a cogliere. Coglione quanto so di essere, meno di quanto in realtà io non sia, perdo tempo, impagabile e non patteggiabile. Riparto da zero nella ricerca di quel vago senso di velato appagamento che solo a volte ho creduto di poter fare mio, riuscendovi di rado.Resto me stesso e con me stesso rimango. Unica vera fondata certezza di un’esistenza forse sbagliata ma unicamente mia, mia e basta.Rimetto piede sul legno e riprendo a solcare il mare


" A carte scoperte" di M'Cristina Valeri

a fatica di percorrere una strada sconosciuta che la nascita mi ha posto davanti. Nessuna certezza su quale sia la direzione giusta per me. Dagli altri solo indicazioni generali, a volte confuse e che comunque troppo spesso scopro non adatte. Ed allora tra le mani solo me stessa, unico riferimento certo di questa imperscrutabile vita. E qui che il cammino si fa doppio e doppie le strade da seguire: dentro -fuori, sopra e sotto. Affondare per riemergere, volare per potermi rituffare. E’ questa è la sfida ed indomita è la voglia di procedere. Sì procedere, anche quando il cuore fa male ed i sentieri si fanno impervi. Anche quando un bivio impone scelte che fanno tremare. Non sempre è facile proseguire ed a volte ho paura. Ma non posso far altro che continuare ad avanzare. Qualcosa spinge da dentro, qualcos’altro tira da fuori ed io riprendo il cammino. I piaceri si fanno impalpabili eppure irrinunciabili.
Sono io è la mia strada e non mi sembra poco.

giovedì 3 settembre 2009

Quello che un uomo vuole


" Allora lui disse una cosa che mi commosse. Incominciava così: " Quello che un uomo vuole ( quello che un uomo vuole!) è credere che una donna possa amarlo tanto, che nessun altro uomo la possa interessare. So che è impossibile. So che ogni gioia si porta appresso la propria tragedia.
" Senti" dissi impacciata, " Quello che un uomo vuole è esattamente quello che ti ho dato finora, in un modo così assoluto che non sei neppure in grado d'immaginare".
Tratto da Henry & June di Anais Nin

mercoledì 2 settembre 2009

Esplorare l'anima



Esplorare l’anima di una persona, di qualcuno diverso da te.
Un’altra vita, un’altra mente ed un cuore che cammina per strade apparentemente lontane dalle tue.
E poi, lentamente, una parola dopo l’altra capire i suoi pensieri, le celate paure, i desideri sognati.
Che meraviglioso viaggio è la conoscenza dell’altro.
Lo sconfinare in un universo sconosciuto e per questo terribilmente affascinante.
Una viaggiatrice viaggia, non ha importanza quale sia la meta.