Un pò di me e la mia intervista con Maurizio Costanzo e più in giù in nuovi post

domenica 30 novembre 2008

La gioia che brucia

Che m’importa di sapere, io, ho l’emozione che mi hai regalato
Le tue parole che volano leggere nella testa
E la gioia che brucia nel corpo mentre fuori il vento alza gocciolanti foglie ingiallite
Può bastare amare l’amore per essere felice?
Assaporare le sensazioni, fantasticarci su.
La città mi corre intorno veloce, fredda, distratta ed io non la sento
Io sento te, solo te
E me
Esiste qualche cosa di più intenso di quello che portiamo dentro di noi?

giovedì 27 novembre 2008

Forse non ne potrete più ma io ve lo ricordo lo stesso

Per chi l'avesse dimenticato oggi, venerdì 28 novembre 2008 ore 19.00, presentazione del mio libro presso la Libreria Gabi di Via Gabi, 30.
Forse voi non ne potrete più, ma io vi aspetto lo setsso con gioia.

http://www.nidodellafenice.it/presentazioni/mcValeri.html

mercoledì 26 novembre 2008

Ieri la mia intervista con Maurizio Costanzo ed oggi le riflessione su questo incredibile momento. Riflessioni che vanno oltre la gioia di essere stata intervista, per il mio libro, da questo notissimo personaggio.
“Volevo condividere la mia gioia con te. Grazie, grazie di cuore.”
“…perdona la lunghissima attesa.”
Questi i frammenti di una conversazione intercorsa tra me ed una persona della segreteria di redazione con la quale, nel corso di un periodo discretamente lungo, si è instaurata una certa simpatia. L’intervista era in programma da diversi mesi, ma per mille motivi veniva di volta in volta spostata ad un’altra data e, soltanto ieri, tutti i pianeti si sono allineati e questo appuntamento tra me ed il re della televisione si è felicemente concluso.
“Ogni cosa ha un suo tempo per realizzarsi ed io ho imparato ad aspettare.” E’stata la mia risposta a delle scuse che non ritenevo necessarie. Io, esordiente pubblicata da un piccolo editore, mi sento già sufficientemente miracolata per essere arrivata a tanto, figuriamoci se posso lamentarmi per qualche mese d’attesa. Ma quella frase l’ho scritta di getto e soltanto in un secondo momento ho ripensato alle mie parole.
Io ed il tempo, io e le attese, io e l’ineluttabilità degli eventi, io e gli strani giochi del destino.
Eppure è proprio vero e non me n’ero resa conto: ho imparato ad aspettare, di meglio, ho imparato ad indugiare piacevolmente nelle attese.
Io, che ero l’impazienza fatta persona, da un po’ mi accomodo tranquillamente nell’attese e lascio la mente libera di sorvolare qualunque sogno. E già, perché senza rendermene conto è questa la dimensione a cui sono giunta: nelle attese, nell’indefinito io mi crogiolo. Tutto può accadere e la mia immaginazione è sconfinata . Ma non è tutto qui, ho scoperto anche l’ineluttabilità a doppio senso di marcia.
Per anni mi sono affannata nel voler imprimere i miei tempi frettolosi alle conclusioni che auspicavo. Oggi mi dico che nella maggior parte dei casi è un’inutile spreco di energie: le cose accadono quando e come debbono accadere. Puoi dargli una spintarella, un colpo di voce, ma poi devi aspettare che il loro corso si evolva. Così come è completamente inutile macchinare contro qualche cosa che il destino ha deciso.
Per il lavoro che svolgo, per le mille conoscenze che ho, avrei potuto essere molto aiutata nella mia scalata editoriale. Alcune persone avrebbero potuto favorirmi in nome di un’amicizia che sbandieravano di qua e di là ed invece non l’hanno fatto, volutamente. Ed io, credetemi, ne ho sorriso. Non perché sono buona, né perché sono saggia, né tanto meno perché credo che comunque ce la farò comunque. Ne ho riso semplicemente perché, come dicevo prima, la vita mi ha insegnato che le cose accadono se devono accadere e non c’è nulla che possa impedirlo. Gli umani possono ostacolare, rallentare, rendere il percorso ostico, ma se quella determinata situazione è destinata a verificarsi così sarà.
Quest’ultima considerazione ha rafforzato quindi la serenità della mia attesa. La vita è fatta d’incontri e dall’incrociarsi di combinazioni. Prima stavo in finestra ed aspettavo, ora sono scesa al portone e cerco di essere pronta a saltar su se passa il mio treno. E come mi disse un giorno un mio amico: “ I treni passano continuamente, bisogna soltanto saperli riconoscere ed essere agili nello scatto.” Lui, il mio amico, è, tra l’altro, la persona che con estrema naturalezza ha porto una mano verso di me in quest’ultima occasione, oltre che in molte altre.
E questo è l’altro aspetto di cui vorrei parlare: aiutare il prossimo.
Per tutti i motivi di cui sopra, ogni qual volta mi viene chiesta una cortesia io mi dico: “ Cosa mi costa?” e se posso aiuto e questo mi fa sentire bene, in pace con me stessa, oltre a ritrovarmi con il cuore colmo della gioia che, minimamente, ho favorito nell’altro. Non capisco, al contrario, chi gioisce nel creare impedimenti, schiavo di un’invidia che ferisce più chi la prova che chi ne è vittima. La felicità è oro che si espande ed avvolge chi ne è partecipe, da protagonista o da spettatore non c'è differenza. Per questo motivo coinvolgo nella mia gioia tutti coloro che mi circondano. Ho memoria dei gesti buoni, di quella mano porta senza tante storie e tante suppliche.
Ed anche questo è un comportamento che ho verificato vincente.
Quando mio padre stava male ed io andavo a trovarlo in ospedale c’erano malati abbandonati a loro stessi, infermi con mille difficoltà che non avevano il coraggio di chiedere aiuto per un tenero pudore. Assisterli senza che mi fosse richiesto mi regalava il loro sorriso e la bellezza di uno sguardo indescrivibile per avere compreso e dato con semplicità. ero io ad aver ricevuto motlo più di quanto non avessi dato.
E poi che dire dell'amore? I suoi mille giochi, le attese, i giri infiniti, le parole non dette, i baci non dati, gli ostacoli, le lontananze. La letteratura racconta, il cinema mostra e tutti noi potremmo narrare almeno una storia che ci ha visto attori principali di un amore che sembrava impossibile. Ma l’amore, forse più di ogni altro sentimento, da forza e coraggio e prima o poi fa diventare impavidi anche i più timidi ed allora, se si sa aspettare, l’alchimia si compie e ti ritrovi a volare fin dove non credevi possibile. Basta saper aspettare ed il momento arriverà e sarà comunque magia. Avete presente " L'amore al tempo del colera" di Gabriel Garcìa Màrquez.

Se la vostra risposta è sì, sapete di che cosa sto parlando. Se invece è no, consiglio a tutti i romantici di correre in libreria.
" Alla fine ho capito che non è la morte ad essere infinita, ma la vita." Parola di Florentino Areza, protagonista del romanzo. Ed io sottoscrivo.

martedì 25 novembre 2008

Avviso dell'ultima ora: La mia intervista con Maurizio Costanzo

Piccolo avviso ai lettori nottambuli: questa sera, ore 24.00 circa, su Radio Rai Uno andrà in onda la mia intervista con Maurizio Costanzo nel corso del suo programma " L'uomo della notte". A chiunque ce la farà va il mio grazie, a tutti gli altri prometto invece che potranno ascoltarla appena possibile sul blog.
Un abbraccio

domenica 23 novembre 2008

Un invito, una nuova presentazione

Non vorrei tediarevi con il mio libro e le sue innumerevoli presentazioni, ma tra pochi giorni ci sarà un nuovo appuntamento a cui non riesco a non invitarvi.
Proprio una settimana fa io e Marina accettando l'invito di Donnigio per una concerto poetico, abbiamo avuto l'occasione di trascorrere un piacevolissimo pomeriggio avendo oltretutto l'occasione di conoscere finalmente alcuni amici di blog come Paola e Luigi Mariano.
Ecco, diaciamo che è a questa speranza si rivolge più che altro il mio invito, incontrarvi.
Quindi, per stuzzicare il vostro interesse vi dico che oltre me interverrà alla presentazione, leggendo passi del libro, Miranda Martino e la giornalista Marinella Zetti che è anche l'autrice della recensione che trovere nel link qui di seguito.
Sempre attraversi il link potre leggere qualche cos'altro scritto da me su di me.

Venerdì 28 novembre 2008 ore 19,00 presso la libreria Gabi di via Gabi,30

Vi aspetto!
http://www.nidodellafenice.it/presentazioni/mcValeri.html

mercoledì 19 novembre 2008

Le ombre e le false immagini.

Durante la distruzione di Troia i Greci si erano macchiati di molte colpe: penetrati nel più sacro tempio della città ne avevano trafugato il Palladio che proteggeva i Trioiani: per entrare nelle mure erano ricorsi alla frode; durante il tumulto della strage avevano ucciso Priamo, rifuggiatosi supplichevole presso un altare, e messosi direttamente sotto la protezione degli dei. Questi non potevano permettere che le loro leggi fossero così trascurate dai Greci, i quali dovettero acerbamente pentirsi del male commesso. Tempeste orrende investirono le navi al loro ritorno verso la patria, le separarono, e ne distrussero un gran numero. Anche Menelao con la sua nave, ebbe a sostenere il pericolo dei mari e dei venti, che gli fece perdere la giusta rotta verso la Grecia. E dopo varie traversie approdò in Egitto. Nessuno potrebbe descrivere il suo stupore, quando, sbarcato e recatosi al palazzo del re per chiedere soccorso ed ospitalità, si vide venir incontro Elena che egli credeva di aver lasciato sulla nave, su cui l'aveva condotta per farla ritornare con se in Grecia. Elena gli corse incontro, per abbracciarlo, ma egli cercò di tenerla lontana, non sapendo se vedeva uno spettro o se era ingannato da un falso miraggio.
Finalmente, Elena potè raccontargli le ragioni per cui egli la trovava in Egitto.
Quando era paertita con Paride dal suo palazzo di Sparta, non per sua volontà, ma per obbligo fattogli dagli dei, appena giunta sulla nave che veleggiava verso Troia, gli dei stessi l'avevano condotta dove ora si trovava, e l'avevano sostituita sulla nave di Paride con una falsa immagine fatta soltanto di aria. Ed in Egitto ella aveva atteso con impazienza il momento di rivedere il marito e di tornare in patria. Menelao, stupito e felice, l'abbraccio e la ricondusse sulla sua nave, da cui da quel momento volava via la vana immagine della donna, ed ambedue tornarono insieme in Grecia.
Perchè, dunque, i Greci ed i Troiani avevano così duramente combattuto fra loro per dieci anni? Soltanto per tenere o conquistare una vana immagine? O per un disegno imperscrutabile del destino e degli dei? Diversi sono i motivi di questo inganno, ma è anche vero che gli uomini si combattono e si distruggono fra loro per un vuoto miraggio, per una parvenza irreale. E, dopo i dolori, le sciagure, le morti, le distruzioni, il mondo ritorna ad essere sempre quello di prima, e non sempre gli uomini riconoscono di compiere inutili sforzi, che si risolvono nella conquista di un aereo fantasma pronto a dissolversi non appena si ritenga di averlo raggiunto.

Con questo racconto ne è congiunto un altro, pieno di spirito arguto.
Si narrava, dunque, che un illustre poeta italiano, Stesìcoro di Iméra, avesse un tempo cantato la fuga di Elena, insultandola. Per vendicarsi, gli dei gemelli Càstore e Pollùce (che di Elena erano fratelli) resero cieco il cantore. Questi si rese conto della colpa che aveva commesso, e scrisse un carme, in cui, ricordando Elena e rivolgendosi e la diceva: " Non è vero questo racconto,: tu non partisti per Troia, nè salisti sulla nave fornita di bei banchi per i rematori". Non appena la poesia fu composta, Càstore e Pollùce per la loro virtù divina restituirono la vista a Stesìcoro, che visse molti anni, cantando gli dei e gli eroi, e mostrando con il suo stesso esempio quanto grande sia il potere della poesia, che gli dei stessi inspirano e suggeriscono".

Tratto da " Miti e leggende del mondo greco-romano" di Nicola Terzaghi

martedì 18 novembre 2008

Due piccoli gadget per me e per voi

Cari amici, arriva l'inverno ed io coloro il mio blog con due nuovi gadegt: l'icona per raggiungermi anche sul famigerato Facebook ed il "poster", mi piace chiamarlo così, dei lettori.
L'iconcina del face parla da se: ci si clicca sopra e si arriva dritti dritti nel mio profilo.
Per il "poster" lettori si tratta invece, se vi va, di iscrivervi come miei lettori ed, automaticamente, la foto del vostro profilo comparirà sul la pagina iniziale del mio blog con il nome che si visualizza se il mous ci si passa sopra.
L'idea mi sembra carina: un puzzel colorato formato dai vostri volti e disegni, e la possibilità di essere letti da chi passa da me con estrema facilità.
Per iscriversi basta cliccare sulla scritta "segui questo blog". Un gioco da ragazzi, quindi adatto a tutti noi. Al momento ci sono solo Paola dancer e Marina ma io vi aspetto.
Baci

domenica 16 novembre 2008

E va a finire che sto Facebook...

Ho già espresso in altri due post le miei prime impressioni sul mondo del Facebook, a cui avevo aderito piena zeppa di pregiudizi e con ripetute spallucce snob. Sono trascorsi circa due mesi ed è giusto ed onesto riprendere il discorso e riporre la mia aria di sufficienza e dichiarare altro. E sì perché…perché la vita ti prende in giro, ti smentisce, ti priva e ti restituisce, la vita è indefinibile ed usa tempi e modi che non smetteranno mai di sorprendermi.

Un nome appare dallo schermo ed i tuoi quindici anni riprendono vita.
Un nome ed una richiesta d’amicizia sul Facebook” e ti ritrovi tra le mani la te di allora.
Incredula chiedi conferma se lui è proprio lui, il tuo compagno di banco del liceo. Ed al suo sì rivaluti anche “Carramba che sorpresa” e ti senti come l’ emigrato che riabbraccia il suo passato.
L’incredulità si trasforma in tenerezza e poi in una cascata di argentea allegria.
“ Ma sei proprio tu?”
“ Ebbene sì, dopo ventisette anni sono qui! Non ci posso credere!”
“ Neanche io…”
Ma è vero, e ti guardi sulle foto e ti ritrovi adulto, anche se lui è un gentiluomo e ti dice che è lui a sentirsi imbarazzato perché tu, tu sei sempre uguale.
Ed inizi a parlare, come se anche per te lui fosse sempre lo stesso ragazzino d’allora, il tuo amico, e tu lo conoscessi a mena dito e quell’affinità che te l’aveva fatto scegliere per dividere le tue ore di latino e greco in quella prigione di classe, fosse sempre la stessa.
Eppure sono passati quasi trent’anni e della vostra reciproca vita, dall’allora in poi, non sapete assolutamente nulla se non i volti ritratti nelle foto che vi scambiate. Ma è una cosa strana quella che è successa, perché tu l’hai pensato senza un motivo preciso proprio quella stessa mattina in cui lui, uscendo dalle nebbie della vita, ti ha scritto sul “Face”. Ti era tornato in mente con i suoi jeans, la camicetta bianca ed il gilè di lana blu. Ed allora giù, a scambiarsi teorie sul come e perché questo sia potuto succedere, ed a te torna anche in mente quella frase famosa che diceva: “ E’ la vita ad adeguarsi alla letteratura e non viceversa”. Così come, inizi a pensare, che “Sliding Doors” non è solo una trovata cinematografica e se tu non ti fossi iscritta su quel diamine di “Face” forse, ma non hai più certezze, questo regalo non l’avresti ricevuto.
E sì è un regalo, proprio un dono inaspettato il tuo vecchio amico e le sue parole, il ricordo di te, quello che chissà perché pensi di non poter aver lasciato, non così forte, non così bello.
“ …perché sei stata la sola di quella classe ad avere ogni giorno ogni mattina un sorriso.” E la gola si stringe e vorresti piangere perché è una frase proprio bella e viene da lontano, dal suo ricordo della te di allora, quella libera, quella che lui non lo sa ma tu, con fatica, sei tornata ad essere, da poco.
“Racconta! Racconta!” Quante cose da dire, da chiedere.
Ma come fai a raccontarti una vita con i numeri dei caratteri limitati nell’agorà pubblica di questo assurdo Face? Ed allora pensi di chiedergli il numero di telefono, però non osi e continui a scrivere. Ora hai quarant’anni e per un momento te l’eri quasi dimenticato. Ma è una follia e ci ripensi. Non sei quella di allora?
Ed allora gli scrivi ed il numero arriva: 33……….
“ Massimo?”
“ Sì!”
“ Indovina indovinello…”
“ Non ci posso credere!”
“Neanche io!”
Ma questo è il Facebook! No scusate, questa è la vita ed io dalla sua fantasia non smette d'imparare.

venerdì 14 novembre 2008

Antifonte, Antistene, Epicuro, non vi sembra che la mente respiri?


"Ci sono persone che non vivono la vita presente ma si preparano con grande zelo come se dovessero vivere una qualche altra vita e non quella che vivono: e intanto il tempo si consuma e fugge via."

Antifonte


"Osserva i tuoi nemici, perchè essi sono i primi a scoprire i tuoi difetti."

Antistene


" Il divieto non significa necessariamente astensione, ma la pratica sotto forma di trasgressione."

Epicuro


lunedì 10 novembre 2008

Seneca e il tempo


Conversazioni con i grandi spiriti

"Mentono quanti vogliono dare ad intendere che la mole degli impegni è per loro un ostacolo agli studi: simulano le occupazioni e le esagerano e sovraccaricano soprattutto se stessi. Sono libero, Lucilio, sono libero e dovunque mi trovo dispongo pienamente di me stesso. Infatti non mi consegno agli impegni, ma mi do in prestito, e non inseguo pretesti per sperperare il mio tempo. E in qualsiasi luogo abbaia deciso di soggiornare, continuo nelle mie meditazioni ed elaboro nel mio animo qualche verità salutare. Quando pure io mi sia concesso agli amici, non mi sottraggo a me stesso e non mi intrattengo con quelli cui mi ha associato qualche circostanza particolare o una ragione derivante dai miei sociali, ma sto con i migliori. A questi volgo il mio animo, quale che sia stata la loro patria, in qualunque epoca siano vissuti. Mi porto attorno Demetrio, il migliore degli uomini, e lasciando da parte personaggi con abiti di porpora, parlo con lui, seminudo com’è, e lo ammiro. Perché non dovrei ammirarlo? Ho notato che non gli manca nulla. Forse qualcuno può disprezzare tutti, ma nessuno può avere tutto: brevissima è la via che porta alla ricchezza proprio mediante il disprezzo della ricchezza. Del resto, il nostro Demetrio visse non come un uomo che abbia disprezzato tutti i beni, ma come uno che abbia lasciato ad altri il loro possesso".
Tratto da " Lettere di Seneca a Lucilio"

giovedì 6 novembre 2008

Un momento perfetto






Sta arrivando la notte a Santa Monica. La terza strada è un bagliore di vetrine ed alberi addobbati di piccole luci.
Il vento fresco dell’oceano m’imperla gli occhi di lacrime impreviste.
E’ agosto ma sembra Natale. Camminando mi avvolgo nella sciarpa.
La via si sta svuotando. I negozi tra poco chiuderanno ed un mondo diverso si impossesserà di panchine e ripari.
Fuori dai locali i tavoli sono deserti e le tovaglie sembrano voler fuggire nel vento. Di tanto in tanto una porta si apre affidando, alla fredda brezza, gli ultimi clienti che risoluti si affrettano vicini.
Un carrettino solitario vibra nel flessuoso gioco delle sue mille candele, irradiando l'idea di un tiepido calore.
Stancamente, gli artisti di strada ripongono nelle custodie i loro strumenti, lasciando spazio ai tristi homelles che arrivano carichi di fagotti per affrontare la lunga notte.
Nell’operoso silenzio di questo scambio un uomo inizia a cantare; rapita mi fermo a guardare.
Un giovane uomo di colore è seduto su uno sgabello e nella melodia del canto poetizza con la luna, affinché sia buona ed accompagni il sonno di questa povera gente.
Un gilè sbottonato, un Borsalino sulla testa ed amplificata la sua voce morbidamente roca che imita alla perfezione la quella di Ray Charle, diffondendosi per tutta la via come un’onda calda.
Non riesco a muovermi, c’è qualcosa di magico in lui, in questa strada, nella vita sconosciuta di questa strana notte americana. Un’atmosfera sospesa tra sogno e realtà.
Hollywood è proprio alle mie spalle e questa è l’America.



Ho scritto questo post il giorno in cui tutto il mondo attendeva l’esito del voto americano.
Perché mi sia venuto in mente di raccontare proprio questo ricordo io non saprei dirlo, o forse sì.
“Le libere associazioni” le definiva Freud e sono certa che per uno psicologo ci sarebbe da divertirsi.
Mi capita spesso di scrivere e rendermi poi conto di cosa si celava dietro ad uno specifico pensiero.
Un giovane uomo di colore, una notte fredda tra i viali di una strada di ricchi, gli artisti, gli homeless, una canzone di un tempo lontano e due occhi europei, italiani, che guardano.
All’epoca la malinconica bellezza di quella scena mi era sembrata la scenografia di un film.
Oggi, con Obama Presidente degli Stati Uniti quella scena sconfina oltre l’emozione di un ricordo e si trasforma in altro.

mercoledì 5 novembre 2008

I sogni non son solo desideri



They can... and now we too can





Sperando che l'onda lunga dell'Oceano arrivi fin qui.










lunedì 3 novembre 2008

I falsi miti


"La cultura in cui viviamo ci trasmette quotidianamente valori assurdi e in aperto contrasto con la realtà della nostra anima. Valori per i quali gli unici aspetti che veramente contano sono il dover sorridere sempre e l’essere costantemente belli e giovani. Ciò significa che il tipo di imput che riceviamo è tale per cui non viene lasciato spazio alla nostra interiorità.
E’ ricorrente in tutte le fiabe e le mitologie, l’idea di un viaggio che occorre fare se davvero intendiamo raggiungere una determinata meta. Durante il viaggio dovremmo affrontare percorsi difficili, che ci scaraventeranno sempre verso il basso. Ma ciò è necessario perché se non saremmo stati “sotto” sicuramente non potremmo giungere a vedere la superficie. La Divina Commedia che, non dimentichiamolo, descrive il viaggio più colossale che sia mai stato compiuto, inizia proprio con l’attraversamento del percorso più difficile, del regno più profondo e pericoloso. Anche in questo caso si tratta di un passaggio obbligato, giacché non sarà possibile giungere al Paradiso se prima non si avrà conosciuto ed attraversato l’Inferno. Ma conoscere e vedere l’inferno significa per ognuno di noi dover entrare in contatto con alcuni nostri spazi mentali, psicologici, disvelare la loro conformazione e affrontarli direttamente. Solo in questo modo sarà possibile non esserne sopraffatti. Come abbiamo accennato, però, tutto ciò ci richiede una grande forza, che spesso non abbiamo. Proprio quando sentiamo che le forze necessarie ci mancano, allora ci aggrappiamo a degli elementi futili, che altra funzione non hanno se non quella di distrarci dagli aspetti più difficili e dolorosi e difficili della nostra esistenza. Ma attenzione! Non dobbiamo farci prendere la mano da questi diversivi, perché lo scopo della nostra esistenza è profondamente diverso, o, almeno, dovrebbe esserlo. Non c’è esistenza più arida e squallida di quella di chi non ha un progetto, un obbiettivo da perseguire, un ideale o un sogno in cui credere. Il corso dell’esistenza ci offre una serie di possibilità, ma il senso della vita risiede nella nostra capacità di saperle cogliere e di aprirci ad esse. Ognuno di noi dovrebbe scoprire quello che è il senso più congeniale per la propria vita, senso che può maturare in rapporto alle esperienze vissute, all’età anagrafica ed a un’ampia serie di fattori. Le persone che non hanno un progetto, che non sono orientate verso qualche cosa, sebbene non se ne rendano conto sono già morte."
Tratto da " L'anima delle donne" di Aldo Carotenuto